Nel rumoroso silenzio sulla tragedia in atto nel Corno d’Africa – 12 milioni di esseri umani in preda alla fame tra Somalia, Etiopia, Gibuti, Kenya – si alza una voce fuori del coro: «Droughts do not happen overnight». Le siccità non accadono dalla sera alla mattina, denuncia Luc Gnacadja, segretario esecutivo della Convenzione ONU per combattere la desertificazione (UNCCD).
Gnacadja, nel sollecitare la comunità internazionale a rispondere subito alla crisi dell’Africa orientale, evidenzia il bisogno di «efficaci soluzioni di lungo termine per affrontare le vere cause della carestia nelle regioni soggette alla siccità»: introdurre efficaci sistemi di gestione della carenza idrica, oltre a misure in grado di ostacolare una desertificazione in crescita a causa della grave degradazione dei terreni aridi.
La desertificazione, il degrado delle terre e la siccità sono innescati dalle attività umane. Bisogna perciò andare oltre il pregiudizio secondo cui le terre aride sono inutilizzabili e poco importanti, per la loro scarsa produttività. Al contrario, investimenti razionali su queste terre possono consentire buoni risultati, ha affermato Gnacadja al Forum sulla “Human Security” il 15 luglio.
L’aridità colpisce un terzo delle terre emerse e della popolazione mondiale, il 44% della produzione alimentare globale e il 50% degli animali a essa destinati. La biodiversità è strettamente legata a quella delle foreste ora inaridite.
«Siamo la specie che crea più deserto sulla terra, ha aggiunto Gnacadja. Noi siamo la malattia della superficie del pianeta»: milioni di esseri umani che abitano terre inaridite sono ora costretti, in assenza di sostegno, a cercare rifugio in terre più produttive. E ciò costituisce una causa primaria di conflitti: otto guerre su dieci sono attualmente localizzate nelle “drylands”.
Le pratiche agricole hanno condotto alla fame 925 milioni di esseri umani, l’80% dei quali vive in aree rurali: agricoltori su scala familiare e poveri senza terra. Nutrire i 3 miliardi di persone in più che nel 2050 affolleranno il pianeta richiede un incremento della produzione alimentare del 70%. Ma di questo passo, nei prossimi 25 anni il degrado delle terre ridurrà i raccolti sino al 12%, e i listini alimentari globali saliranno del 30% (secondo stime dello International Food Policy Research Institute, Usa).
La ricetta per spezzare il circolo vizioso è semplice, almeno in teoria:
1. Le terre aride sono cruciali per produrre derrate alimentari
2. Affrontare la desertificazione, la degradazione delle terre e la siccità contribuisce alla sicurezza e alla stabilità politica.
3. L’adattamento al cambiamento climatico e la mitigazione dei suoi effetti implica inevitabilmente una gestione sostenibile dei terreni.
4. È impossibile proteggere il pianeta dalla perdita di biodiversità senza affrontare la desertificazione, la degradazione delle terre e la siccità.
5. Non possiamo proteggere le nostre foreste senza affrontare il principale movente della deforestazione: la desertificazione, la degradazione delle terre e la siccità.
6. Sarà impossibile realizzare gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG’s, “Millennium Development Goals” senza salvare “il miliardo dimenticato”, i più poveri che vivono nelle più misere condizioni nelle terre aride.
Il 20 settembre a New York l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite focalizzerà lo “High Level Meeting” sul tema “Affrontare la desertificazione, la degradazione delle terre e la siccità (DLDD) nel contesto dell’eradicazione della povertà e dello sviluppo sostenibile”. La “Conference of the Parties” (COP 10) – organo politico supremo della Convenzione sulla Diversità Biologica (adottata nel 1992 alla Conferenza di Rio, UNCED) – a sua volta discuterà questi stessi problemi il 17-21 ottobre in Corea del Sud. E ancora, la desertificazione sarà in agenda della Conferenza stessa (Rio+20) a Rio de Janeiro, il 4-6 giugno 2012.
Dario Dongo
foto: Photos.com; Ramesh Jaura; Mustafa Abdi AFP Getty; Contributor IRIN
Per maggiori informazioni:
Droughts Do Not Happen Overnight
‘We are the desert-making species on earth,’ says UN expert
10 milion people at risk of starvation in East Africa
International Caux Conferences 2011
Una buona novella, dal film “The man who stopped the desert”