L’Efsa propone limiti più severi per la Salmonella nelle galline ovaiole. I casi di infezione negli esseri umani potrebbero essere dimezzati
L’Efsa propone limiti più severi per la Salmonella nelle galline ovaiole. I casi di infezione negli esseri umani potrebbero essere dimezzati
Beniamino Bonardi 4 Marzo 2019L’Ue dovrebbe fissare limiti più severi per la presenza di Salmonella nella galline ovaiole, con l’obiettivo di dimezzare i casi di infezione di origine alimentare negli esseri umani. Lo sostiene l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) in un nuovo parere, in cui sottolinea come dopo diversi anni di calo dei casi di salmonellosi nell’Ue la tendenza si sia arrestata. Nel 2017 il loro numero è sceso leggermente da 94.425 a 91.662 casi, ma negli ultimi anni la tendenza al ribasso iniziata nel 2008 si è fermata e secondo il direttore scientifico dell’Efsa, Marta Hugas, “occorrono rinnovati sforzi per continuare a far abbassare le cifre”. La salmonellosi è la seconda malattia di origine alimentare più comune nell’Ue dopo la campilobatteriosi
Attualmente i Paesi dell’Ue sono tenuti a ridurre al 2% la proporzione di allevamenti di ovaiole infettati da determinati tipi di Salmonella. Gli esperti dell’Efsa stimano che se questo obiettivo venisse ridotto all’1%, i casi di salmonellosi trasmessi all’uomo tramite le galline ovaiole crollerebbero del 50%.
L’obiettivo dell’1% è attualmente in vigore per le galline da riproduzione, all’inizio della filiera di produzione avicola, solo per cinque tipi di Salmonella, di rilievo per la salute umana. L’Efsa raccomanda di mantenere l’obiettivo attuale per tre di questi tipi – S. Enteritidis, S. Typhimurium (incluse le varianti monofasiche) e S. Infantis – e di sostituire gli altri due – S. Virchow e S. Hadar – con tipi che sono maggiormente di rilievo per la salute pubblica al giorno d’oggi: S. Kentucky o S. Heidelberg, S. Thompson o un sierotipo variabile negli obiettivi di prevalenza nazionale.
Tuttavia, osserva l’Efsa, un obiettivo dell’1% che riguardasse tutti i sierotipi sarebbe più efficace, in quanto i sierotipi più rilevanti negli allevamenti variano tra gli Stati dell’Ue e nel tempo.
Nel loro parere, gli esperti dell’Efsa hanno valutato anche il ruolo svolto dai sistemi di allevamento delle galline ovaiole. Nell’Ue, a partire dal 2012, per motivi di benessere animale l’allevamento in batteria delle galline ovaiole è vietato. Sono consentite solo gabbie “modificate” (più spaziose delle gabbie in batteria, dotate obbligatoriamente di nido e lettiera) e metodi di stabulazione alternativi con sistemi non in gabbia (pollaio, all’aperto e biologico all’aperto). Gli esperti rilevano che l’insorgenza di Salmonella è inferiore nelle galline allevate con sistemi di stabulazione alternativi rispetto alle gabbie, anche se le ragioni di ciò non possono essere ancora del tutto chiarite a causa della mancanza di evidenze scientifiche.
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