Oltre alla plastica, materiale la cui legislazione è armonizzata a livello europeo, esiste una grande varietà di materiali sintetici – vernici, carta e cartone, adesivi, inchiostri da stampa e gomma – per i quali non esistono regole.

Questi materiali non sono coperti da una specifica normativa e migliaia di sostanze utilizzate per produrli non sono state valutate in merito alla loro sicurezza.

Proprio su questo punto ha focalizzato l’attenzione dell’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, che sull’argomento ha appena pubblicato un rapporto: negli ultimi anni, infatti, l’ente ha dovuto fornire consulenze urgenti ai gestori del rischio, cioè le autorità di controllo nazionali, in seguito alla scoperta di sostanze migranti dagli imballaggi verso gli alimenti.

Un caso citato nel report: quello del metilbenzofenone, una sostanza che si trova sullo strato stampato degli imballaggi di alcuni cereali per la prima colazione. Altri esempi eclatanti, sono le valutazioni di sicurezza urgenti avvenute in passato per idrocarburi minerali da carta e cartone, Badge e Noge dai rivestimenti di ripo epossidico (sostanze oggi vietate nei rivestimenti di tipo epossidico: il Regolamento 1895/2005 ha messo una pezza, istituendo limiti di migrazione e il divieto di utilizzo, ma prima non c’era legislazione), ammine aromatiche da adesivi, nitrosammine nella gomma e il ITX da inchiostri da stampa (qualche anno fa, c’è stato un noto caso di migrazione nel latte per l’infanzia da contenitori in Tetra Brick).

Con il rapporto l’Efsa ha voluto fornire uno strumento utile per la gestione del rischio, attraverso linee guida per valutare quello associato a una sostanza e il relativo grado di pericolosità. «Questi principi possono essere utili per l’industria per definire quali studi dovrebbero essere intrapresi in via prioritaria. Va però sottolineato che gli approcci indicati non sono progettati per sostituire la valutazione completa dei rischi», l’Autorità ha precisato stessa precisato in un comunicato.

Esco, gruppo di cooperazione scientifica dell’Efsa che include esperti di varie nazionalità, ha raccolto le valutazioni del rischio effettuate dagli Stati e ha creato una lista di sostanze (circa 3mila). Di ognuna è stato valutato  il rischio in relazione alla loro presenza nella alimentazione e sono state create “classi” di tossicità.

Nella valutazione del rischio la soglia di esposizione conta di più della concentrazione della sostanza stessa nell’alimento: in altre parole, alcune sostanze, anche a concentrazioni molto basse, sono più pericolose per il consumatore rispetto ad altre che lo diventano solo in quantità davvero abbondanti. Da qui la definizione in classi (bassa, media, alta tossicità) per la valutazione delle sostanze chimiche contenute in materiali non plastici.

Luca Foltran

foto: Photos.com

 

Il rapporto dell’Efsa si può scaricare qui: http://www.efsa.europa.eu/en/supporting/doc/139e.pdf