Diossina nei mangimi di polli, maiali e bovini: silenzio del ministero sulle analisi. Secondo nostre fonti, notizie confortanti per latte e uova
Diossina nei mangimi di polli, maiali e bovini: silenzio del ministero sulle analisi. Secondo nostre fonti, notizie confortanti per latte e uova
Roberto La Pira 2 Luglio 2014Diossina nei mangimi: sono passati 12 giorni da quando il Ministero della salute ha diffuso un breve comunicato per segnalare l’arrivo in Italia di un carico di mais contaminato proveniente dall’Ucraina. Solo dopo 24 ore, in seguito a indiscrezioni e articoli apparsi sul nostro sito e su alcuni giornali locali, si è scoperto che si trattava di 26 mila tonnellate di granoturco (!) arrivato il 6 marzo scorso, in buona parte distribuito come mangime in 14 Regioni e già consumato da migliaia di animali.
La situazione non è banale visto che solo 5 mila tonnellate di mais invenduto è posto sotto sequestro mentre il resto è già stato distribuito sotto forma di mangime confezionato. Per fare fronte alla situazione il Ministero della salute decide che tutti gli animali macellati, alimentati negli ultimi tre mesi con mangime contaminato in quantità superiore al 32% della razione giornaliera, devono essere sottoposti a vincolo sanitario e quindi non possono essere venduti al dettaglio.
Tutto ciò però avviene in silenzio senza informare i cittadini, anche se stiamo parlando di diossina, un’allerta grave che nell’ipotesi peggiore potrebbe portare all’eliminazione di decine di migliaia di polli, milioni di uova e altrettanti litri di latte. I giorni passano e lunedì 30 giugno molti addetti ai lavori aspettano un secondo comunicato del Ministero che non arriva. Tutto ciò risulta strano perché i primi risultati sui 12 campioni di mais stabiliti il 20 giugno sono già arrivati a Roma. Il silenzio di questi giorni non riguarda solo la Direzione generale della sicurezza degli alimenti, ma anche i grandi produttori di mangimi da noi interpellati non hanno voluto rilasciare dichiarazioni, come pure le 16 associazioni di allevatori, aziende lattiero -casearie e di trasformazione coinvolte nella vicenda. L’altro elemento curioso è la mancanza di un piano nazionale per le 150 analisi su uova, latte, salsicce, carne di maiale, salumi e altri alimenti programmate dal Ministero il 20 giugno, per valutare l’eventuale livello di contaminazione del cibo.
In attesa di notizie che tardano ad arrivare e di fronte all’evidente incapacità di gestire a livello mediatico la situazione, ci siamo attivati per capire a che punto siamo arrivati. Le notizie sono buone. Secondo fonti accreditate le prime analisi condotte in alcune regioni su alimenti e mangimi hanno dato risultati confortanti. In una regione, su otto campioni di uova e latte prelevati da allevamenti che hanno utilizzato per 3-4 settimane mangime contaminato con mais ucraino in quantità superiore al 32%, i livelli di diossina riscontrati risultano al di sotto dei limiti. In un’altra regione le analisi realizzate su una decina di campioni di latte e altrettanti di uova hanno dato un esito analogo. Altre voci accreditate inerenti analisi condotte dai mangimifici su confezioni di prodotto contenente mais ucraino contaminato, confermano che i livelli di diossina trovati rosultano inferiori ai limiti di legge. Da queste anticipazioni sembrerebbe che la situazione di allerta stia rientrando. Speriamo di non sbagliarci. Vi terremo aggiornati.
Per rendersi conto delle evidenti lacune sul piano delle informazioni istituzionali, vi proponiamo una cronistoria della diossina nel mais.
6 marzo 2014 – Al porto di Ravenna arrivano dall’ucraina 26 mila tonnellate di mais destinato a mangimifici che sfuggono al controllo dei PIF
15 maggio 2014 – L’Asl di Ravenna preleva campioni di mangime confezionato con il mais Ucraino e li manda in laboratorio s
11 giugno 2014 – L’Asl di Ravenna riscontra quantità elevate di diossina 3-4 volte superiori ai limiti
e informa il Ministero della salute che invia la comunicazione al sistema di allerta europeo Rasff e subito scatta l’allerta anche in Italia. Le regioni coinvolte sono 14 gli allevamenti migliaia
20 giugno 2014 – Il Ministero della salute pubblica un comunicato di poche righe per informare i cittadini
20 giugno 2014 – Il Ministero diffonde in modo riservato un piano di azione a 16 associazioni di categoria e alle Regioni in cui descrive come intende procedere (12 analisi sul mais e poi 150 analisi sul cibo potenzialmente contaminato)
27 giugno 2014 – In Valle D’Aosta vengono ritirati quattro lotti di mangime per polli del mangimificio Agricenter di Colle Carlo
30 giugno 2014 – A Rovigo vengono ritirati otto lotti di mangime per polli destinati a allevamenti rurali familiari del mangimificio Mignini & Petrini
30 giugno 2014 – Si rincorrono voci su un imminente comunicato del Ministero della salute che non arriva
2 luglio 2014 – Le analisi sul mais sono concluse e vengono inviate al Ministero della salute ma i risultati sono top secret.
Roberto La Pira
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
in teoria il ministero ha prodotto una nota con protocollo 0014129-04/07/2014-DGSAF-DGSAF-P in cui si dice quello che lei dice.
comunque resto dell’avviso che partite di tale dimensioni siano valutate prima dello scarico.Cordialmente Claudio Mattozzi Dirigente Medico Veterinario ASUR MARCHE
Claudio, è vero che il Ministero ha pubblicato quel documento ma solo per addetti ai lavori. Non ha però diffuso un comunicato stampa e questo fa la differenza.
dice il detto “chi predica bene razzola male” nonostante tutti i corsi sulle allerte e simulazioni in quel di Cremona per gli addetti ai lavori…tra gli altri …presenti sia io che lei e i colleghi del Ministero. Comunque nel mio territorio l’allerta riguardava per la maggior parte inclusioni di mais contaminato al di sotto del 32%. Pochissimo mais con concentrazione al di sopra del 32% è stato venduto al “consumatore finale” (polli e suini per autoconsumo)con scontrino e quindi non più rintracciabile ma è stata fatta un azione di richiamo nel punto vendita poiché la ditta produttrice in alcuni casi non ha richiamato niente. Cordiali saluti
mi pare non sia il caso di creare il panico. Sotto il silenzio, le istituzioni lavorano. Anche a livello ASL l’allerta è scattata e la situazione è sotto controllo. Prima di licenziare al consumo derrate di origine animale provenienti da animali alimentati col mangime incriminato il Ministero prescriveràn i controlli analitici necessari.
26 mila Tonn. sbarcate senza alcun controllo e/o certificazioni di analisi all’origine?
Ma dove siamo? Neanche in Cina accadono cose del genere senza l’interessamento della mafia locale.
Comunque come abbiamo già commentato, il tempo trascorso è servito a permettere la diluizione del carico con prodotto buono e portarlo al di sotto dei livelli di contaminazione consentita, nel mille rivoli commerciali.
Con buona pace di tutta la filiera ed il massimo tornaconto dell’importatore, che deve aver pagato pochissimo quella partita di mais.
Se poi il giochino non fosse stato così ben architettato, avremmo sicuramente vinto il premio Nobel dell’inefficienza e della superficialità.