La continua propaganda cinese e, soprattutto, la dichiarazione della missione Oms andata in Cina per indagare sull’origine del salto di specie e per approfondire le possibili responsabilità del cibo nella pandemia di Covid-19, hanno spinto due agenzie europee per la sicurezza alimentare, quella tedesca (il BfR) e quella francese (Anses), a esprimersi di nuovo sul tema, con iniziative molto diverse.
Il Bfr ha pubblicato una lista di FAQ mirata soprattutto a rispondere ai dubbi dei consumatori, mentre l’Anses ha lanciato un progetto di ricerca specifico. Ecco una sintesi delle domande e delle relative risposte del BfR:
È possibile infettarsi attraverso gli oggetti o il cibo? Al momento non c’è nessuna prova di questo, anche se non si può escludere a priori.
Ci si può infettare toccando oggetti o imballaggi di alimenti contaminati? Il coronavirus può depositarsi sugli oggetti quando una persona infetta emette droplets o aerosol, ma resta vitale solo per breve tempo. Non ci sono prove che sia mai avvenuto un contagio attraverso questa via. Restano valide le generali misure igieniche preventive.
Il coronavirus rimane infettivo sulle superfici solide, secche, al di fuori di organismi umani o animali? La stabilità di questi virus dipende da molti fattori quali l’umidità e la temperatura dell’aria, il tipo di superficie e così via. Di solito non sono molto stabili al di fuori degli organismi, e possono rimanere tali per un periodo di tempo che va da qualche ora a un paio di giorni al massimo. In base a uno studio americano può restare vivo fino a tre ore se in aerosol, fino a quattro sul rame, fino a 24 sul cartone e fino a 2-3 giorni su plastica o acciaio, se c’è stata una contaminazione molto estesa. Secondo un altro studio, questa volta australiano, se la temperatura è mantenuta a 20°C il virus resiste fino a 28 giorni su vetro, plastica, acciaio e carta. Infine, dati non pubblicati indicano che possa continuare a essere infettivo, se mantenuto a 30°C, per diversi giorni, ma anche che perda tale capacità entro un’ora, se l’umidità scende.
Tutto ciò suggerisce che questo virus sia molto meno stabile di altri patogeni e sensibile alle variazioni ambientali; questi dati sono stati ottenuti in laboratorio, in condizioni ideali piuttosto lontane dalla realtà, e hanno mostrato una forte suscettibilità alle variazioni dei fattori ambientali.
I prodotti importati dalle zone dove c’è una grande circolazione del virus sono pericolosi? In base agli attuali metodi di indagine, è estremamente improbabile. I prodotti confezionati in condizioni igieniche discutibili possono recare tracce del virus, ma non è mai stata dimostrata un’infezione originata in questo modo.
I lavoratori della filiera, compresi i magazzinieri, possono infettarsi? È molto improbabile, proprio per la scarsa stabilità del virus.
Il Sars-CoV-2 può essere trasmesso attraverso le stoviglie (piatti, posate, bicchieri e così via) dei ristoranti e degli altri locali pubblici? Le stoviglie possono essere contaminate se una persona malata, per esempio con un colpo di tosse, emette droplets o aerosol che vi si depositano sopra. Finora, però, non è mai dimostrato un contagio di questo tipo.
Il Sars-CoV-2 è inattivato dal lavaggio a mano o in lavastoviglie? Non ci sono studi specifici, ma i detergenti – soprattutto, ma non solo, se usati a 60°C e più – disgregano l’involucro esterno del virus, costituito da grassi. È quindi molto probabile che lo distruggano.
Il Sars-CoV 2 può essere trasmesso attraverso i prodotti da forno, la frutta e la verdura, la carne, il latte o i prodotti surgelati? Non è mai stato dimostrato che possa accadere. Anche se si deposita, Sars-CoV-2 ha bisogno di un organismo vivente per potersi riprodurre. Quindi, l’unica possibilità di contaminazione si determina quando una persona tocca l’oggetto immediatamente dopo che vi si è depositato il virus, e subito si tocca gli occhi, il naso o la bocca. Finora, non c’è alcuna prova di infezioni avvenute attraverso la catena alimentare.
L’Anses, invece, ha presentato il progetto chiamato SACADA (Transmission de SARS-CoV-2 dans les ateliers préparant des denrées alimentaires – focus sur les ateliers de transformation des viandes), volto a rispondere in modo chiaro ad alcune di domande. In particolare, l’attenzione è concentrata sul comparto delle carni, visto che temperatura, persistenza in luoghi chiusi, ricorso a manodopera illegale e altre caratteristiche del settore hanno fatto sì che scoppiassero numerosi focolai di Covid-19 in macelli e stabilimenti di lavorazione in vari Paesi. È a questi episodi che le autorità cinesi fanno riferimento per attribuire le responsabilità principali dell’origine della pandemia.
SACADA sarà condotto in collaborazione con l’istituto Pasteur e con l’Agenzia nazionale delle ricerche, l’Inra, Santé publique France, le Scuole di veterinaria di Alfort e Nantes. Una parte degli studi dovrà dimostrare se e come avviene la trasmissione dalle superfici, con tutti i dettagli del caso, con test in proprio e tenendo conto di quanto già stato pubblicato sull’argomento. Un’altra parte dovrà servire a realizzare modelli dinamici da impiegare nella progettazione di spazi di lavoro a prova di Covid-19, che tengano conto tanto della sicurezza alimentare quanto di quella dei lavoratori.
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Giornalista scientifica