Nella settimana n°6 del 2021 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 81 (7 quelle inviate dal Ministero della salute italiano).
L’elenco dei prodotti distribuiti nel nostro Paese e oggetto di allerta comprende sette casi: sostanza non autorizzata (ossido di etilene) in due lotti di semi di sesamo mondati dall’India; corpo estraneo (pezzi di plastica e metallo) in crema spalmabile a base di semi di canapa dalla Germania (produttore: CHIRON Naturdelikatessen; confezione da 135 grammi); Salmonella in polvere di moringa dai Paesi Bassi (Marca: Zena; tmc: 31-12-2023; Codice a barre: 6044000063713; Peso: 100g); possibile contaminazione con ossido di etilene in semi di sesamo dall’India utilizzati nei grissini dall’Italia; Listeria monocytogenes in salame di cervo italiano; particelle di vetro (1 mm e 1 cm) in bibite analcoliche dall’Italia, confezionate in Svizzera, con bottiglie dalla Slovacchia.
Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: policlorobifenili non diossina-simili in anguille vive provenienti dalla Francia
Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, il nostro Paese segnala: coloranti non dichiarati (E122 – azorubina ed E133 – Brilliant Blue FCF) e uso non autorizzato del colorante E110 – Sunset Yellow FCF in biscotti alla crema di cioccolato dallo Sri Lanka; contenuto troppo elevato di E210 – acido benzoico e uso non autorizzato del colorante E110 – Sunset Yellow FCF e del colorante E129 – Allura Red AC in ketchup dal Pakistan; aflatossine (B1) in due lotti di arachidi sgusciate provenienti dall’Egitto; etichettatura insufficiente (non in italiano) per bevanda energetica in lattina dalla Turchia.
Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato la Danimarca segnala il ritiro dal mercato di grissini contenenti semi di sesamo potenzialmente contaminati da ossido di etilene; la Romania segnala la possibile contaminazione con ossido di etilene in semi di sesamo dall’India utilizzati in grissini; la Francia segnala frammento di metallo nella pizza surgelata; la Romania segnala glutine non dichiarato in pan di spagna al cioccolato con ripieno di latte e cocco; la Norvegia segnala la presenza di arachidi in sacchetti di pinoli provenienti dalla Russia, via Cipro, confezionati in Italia; la Germania segnala ocratossina A in fichi secchi.
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
Crema spalmabile di canapa… no, niente, visto che non è il 32 marzo direi che siamo destinati all’estinzione, ormai riescono a proporci e venderci le cose più bizzarre, a quando la spalmabile di cimici?.
Ma visto che la spalmabile di canapa (confesso, l’ho cercata per capire se esistesse davvero) costa 7-8 euro al barattolino da 125 grammi probabilmente avrà un pubblico di nicchia, una nicchia dorata e imbottita ovviamente, i proletari dovranno continuare a farsi di Nutella.
Gentilissimo, La canapa è una pianta coltivata da millenni, con un gran numero di varietà. Fino agli anni Trenta l’Italia era il secondo Paese nel mondo per produzione di canapa a uso tessile. “La pianta è una risorsa naturale di grande versatilità, che si declina in una vasta gamma di applicazioni e usi. Pianta fonte di fibra, di cellulosa e di olio dai semi, la canapa è ricca di composti dalle importanti proprietà farmacologiche e nutraceutiche e, grazie a queste caratteristiche, costituisce oggi un’alternativa colturale di grande interesse, in linea con gli obiettivi della Politica agricola comunitaria.” Qui l’articolo https://ilfattoalimentare.it/recensione-libro-la-canapa.html
“I semi sono particolarmente ricchi di acidi grassi polinsaturi essenziali, i noti omega-6 e omega-3, che nell’olio di canapa sono presenti in rapporto ottimale, come accade in pochi altri alimenti.” qui l’articolo completo: https://ilfattoalimentare.it/canapa-alimenti-pianta.html
Signora Nardi,
se la coltivazione della canapa è stata abbandonata c’è anche un motivo. La pianta naturale non esiste più in natura. L’uso che ne è stato fatto dagli anni ’30 lo conosciamo tutti e ne subiamo ancora oggi le conseguenze (v. tossicodipendenza/criminalità/morte/degrado). Sarà anche stata una pianta interessante per alcuni aspetti, come ce ne sono migliaia, ma che come migliaia non si prestano alla coltivazione intensiva in quanto hanno un impatto insostenibile sui terreni e le falde acquifere. Che come migliaia sono tossiche e stupefacenti. Che una pianta sia uno stupefacente non può essere deciso a tavolino, in qualsiasi forma, nome o misura la si voglia riproporre, era e rimane uno stupefacente e questo è l’unico uso commerciale a cui è destinata. Come sempre non abbiamo imparato nulla dal passato e perseveriamo negli errori. Il grande fallimento che sta avendo l’industria negli USA, dove la coltivazione è ripartita più di 10 anni fa, dovrebbe far suonare non un campanello ma le sirene d’allarme, invece ci stiamo fiondando nello stesso baratro. Mi inquieta leggere questa propaganda da un sito che si occupa di sicurezza alimentare. Mi auguro sia solo l’opinione personale dell’autrice.
Gentile Para, temo di essere stata fraintesa. Innanzitutto non ho riportato un mio parere, ma alcuni stralci da diversi articoli in cui abbiamo trattato l’argomento, e in nessuno di questi si fa “propaganda” di alcuna sostanza stupefacente. Inoltre “la legge 242 del 2016 autorizza la coltivazione della Cannabis sativa, purché si tratti di semi certificati che producono varietà con tenore di Thc inferiore a 0,2%, con una tollerabilità che arriva a 0,6%, perché la concentrazione di principi attivi dipende anche dalle caratteristiche del suolo e dalle condizioni climatiche (nelle varietà con effetti psicoattivi il Thc varia dal 7 al 27%). Si tratta di “canapa industriale” destinata alla ricerca, alla bonifica dei terreni, ma anche alla produzione di fibre tessili, materiali per la bioedilizia, oli combustibili, alimenti e cosmetici. Nel cibo si usano prevalentemente i semi o i derivati dai semi, che non contengono Thc, se non in tracce, a causa di eventuali contaminazioni con le infiorescenze.” qui per leggere l’intero articolo https://ilfattoalimentare.it/canapa-alimenti-pianta.html
Mi riferisco al primo commento della signora Nardi, riguardo alla fibra e cellulosa mi sento di dire che non ci sia trippa per gatti ora come allora quando io ero bambino e mio zio coltivava la canapa nei suoi campi….per un paio di anni per poi rinunciare precipitosamente perché non c’era mercato, l’acqua dello stagno dove si lavavano i gambi per estrarre la fibra diventava pessima per pesci e anfibi che morivano e puzzolente, si dirà che ” una volta era una favola” ma non vedo ancora le fibre sintetiche in crisi anzi in questi tempi di crisi……….
Tutto il movimento “cannabis” si basa a mio parere su un fraintendimento, ci fanno vedere pregi probabili ma ancora da dimostrare nel tempo di componenti non (o poco ) psicoattivi e così si sdogana un prodotto rischioso difficile da controllare in mani private diffuse, come permesso dalla legalizzazione, e con i traffici via web ancora più difficili da monitorare.
Dopo la insensata sbornia da mortali oppiacei degli anni passati negli USA era indispensabile trovare un succedaneo e la scelta era caduta sulla cannabis, presto però qualcosa non ha funzionato bene, ad altri l’analisi sul perché, e le più grosse aziende che hanno investito nel prodotto sono in fortissime perdite…..il problema è che l’uso medicale dovrebbe essere minimo e strettamente controllato ma ciò che fa vivere il settore è il traffico abbondante, RICREATIVO, libero, senza regole ma con grandi rischi potenziali.
Senza contare che alcuni scienziati italiani giusto l’anno scorso hanno scoperto alcuni componenti finora sconosciuti che hanno effetti 30/40 volte più potenti del THC e CBD e i cui effetti sono ancora in studio, e a detta dei ricercatori altre sorprese sono possibili e attese.
Accetto anticipatamente l’accusa di essere vecchio e retrogrado però se non possiamo più fare a meno di cataste di antidolorifici e integratori questo vorrà pur dire qualcosa di importante, siamo sempre a rattoppare anziché interrogarci sul perché dei problemi.
Ognuno interpreti le cose a modo suo ma a mio parere i giovanissimi saranno a rischio ora come allora., il tutto semplicemente per ampliare la gamma dei prodotti in commercio.