Polli broiler all'interno di un allevamento intensivo a terra

Riduzione della produzione del 50%, distanziamento fra le postazioni operative e diminuzione del numero di lavoratori per turno. Sono le decisioni assunte oggi nel corso di un vertice convocato dalla Prefettura di Treviso con organizzazioni sindacali, autorità sanitarie e municipali di Vazzola (Treviso) per affrontare la gestione del focolaio di contagi da coronavirus Sars-CoV-2 fra i dipendenti dello stabilimento agroalimentare Aia.

Focolaio di coronavirus in uno stabilimento Aia

Secondo quanto riferito dall’Ansa nel sito operano 700 addetti fra operatori diretti e maestranze dell’indotto e ad oggi si registrano 182 casi di positività sui 560 test eseguiti (le persone mancanti sono assenti in generale per ferie), tutti asintomatici e in regime di quarantena.

Il coronavirus sembra trovarsi particolarmente a suo agio con le temperature fredde e con l’umidità tipiche condizioni tipiche dei macelli

“La prossima settimana – precisa l’Ansa – sarà eseguito un nuovo screening con l’utilizzo delle nuove procedure rapide, nel frattempo è stata stabilita la prosecuzione della produzione contro una ipotesi di chiusura dello stabilimento che era stata ventilata nelle ultime ore. L’interruzione dell’attività di macellazione comporterebbe l’abbattimento di circa 1,5 milioni di capi di pollame”.

Poco più di un mese fa anche nella provincia di Mantova sono stati individuati diversi focolai di infezione da Sars-CoV-2 tra i lavoratori dei macelli, soprattutto di suini, e dei salumifici. Spesso i lavoratori scoperti sono quasi tutti asintomatici o paucisintomatici. Secondo gli esperti il coronavirus sembra trovarsi particolarmente a suo agio con le temperature fredde e con l’umidità tipiche di questi ambienti, che sono anche assai rumorosi e, per questo, costringono i lavoratori a parlare ad alta voce per comunicare, aumentando il rischio di contagio. Inoltre si tratta spesso di lavoratori stranieri che non sempre possono contare su un’adeguata assistenza sanitaria e che vivono talvolta in condizioni di affollamento, dove evitare il contagio da eventuali infetti è pressoché impossibile.

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Dadan
Dadan
27 Agosto 2020 09:28

chissà com’è questi posti orribili chiamati macelli sono sempre focolai. Tutto parte dai mercati di animali. Smettere di mangiare carne salverebbe il mondo sotto più punti di vista e se i macelli avessero le pareti di vetro non saremmo neanche qui a discutere.

Massimo
Massimo
Reply to  Dadan
27 Agosto 2020 12:57

Una fotografia del nostro egoismo verso gli altri esseri viventi e il pianeta. Animali considerati come prodotti industriali.