Fin da marzo, l’Istituto tedesco per la valutazione del rischio (BfR) sta effettuando un monitoraggio settimanale delle opinioni, delle percezioni e dei comportamenti di un campione di circa mille persone in merito alla pandemia da coronavirus per verificare quanto la popolazione recepisce le raccomandazioni delle autorità sanitarie e politiche. Ora è disponibile un resoconto del Corona-Monitor dal quale emergono alcuni fatti non del tutto scontati.
Il dato più recente, che accomuna tutti i gruppi di età, è l’acquisizione dell’abitudine ad arieggiare gli ambienti, cresciuta per più dell’80% del campione. Si tratta di una percentuale confortante perché, soprattutto nei mesi invernali, il cambio d’aria degli ambienti è una delle misure preventive più efficaci.
Per quanto riguarda invece le principali preoccupazioni dei cittadini, in cima ai timori dei tedeschi c’è la situazione economica, che angustia il 60% degli intervistati, ma subito dopo ci sono le conseguenze psicologiche, temute dal 58% e quelle sulla salute (54%).
L’informazione esce promossa: quasi un tedesco su due si sente ben informato, e un altro 32% abbastanza informato; analogamente, per quasi sette su dieci il livello della copertura mediatica è appropriato. Radio e televisione restano i principali mezzi di informazione: sono seguiti giornalmente dal 66% e dal 54% degli intervistati, mentre i social media sono consultati ogni giorno dal 19%, e internet in generale dal 30%.
I tedeschi, poi, hanno accettato le misure preventive. Lo dimostra il fatto che l’uso dei dispositivi di protezione, il distanziamento sociale e l’annullamento delle situazioni di assembramento sono ritenuti congrui da percentuali altissime di persone, mentre l’approvazione è minima per il coprifuoco, apprezzato solo da una persona su due, e per la chiusura dei negozi. Quasi il 70% è favorevole alla chiusura delle scuole.
Non del tutto prevedibile la percezione che gli intervistati hanno della probabilità di infezione da coronavirus. Se per tre quarti dei tedeschi quella più alta è data dal contatto con altre persone, al secondo posto si trovano le maniglie delle porte, indicate dal 47% del campione. Tuttavia, le prove del contagio attraverso gli oggetti sono alquanto contraddittorie e generalmente non si ritiene che sia una delle vie principali di trasmissione. Seguono denaro e giocattoli, mentre il cibo è ritenuto pericoloso solo dal 13% degli intervistati.
Se si analizza l’andamento nel tempo, poi, si vede che non ci sono state grandi variazioni, a parte per gli eventi e la socialità in generale, per i quali solo di recente è scattata una considerazione diversa, e un’accettazione più ampia alla rinuncia e ai divieti, tra i quali la chiusura di bar e ristoranti e il coprifuoco serale e notturno. Specularmente, è cresciuta la preoccupazione per le relazioni sociali e per la salute mentale, che sono considerate a rischio da un numero sempre crescente di persone. Sempre in questi mesi i media tradizionali hanno guadagnato terreno a scapito della rete.
Quando si considerano le abitudini personali, si vede che è aumentato leggermente il numero di chi ricorre al delivery, passati dal 9% di giugno al 12%, e quello di chi fa scorte più grandi rispetto a prima, che era del 19% in estate, e ora è del 23%. I tedeschi, inoltre, stanno più a casa e usano più spesso di prima i disinfettanti.
In definitiva, l’azione informativa del governo e dei media sembra piuttosto efficace nell’aver veicolato messaggi corretti come quello che scagiona il cibo. Anche negli ambiti dove il consenso era meno evidente come la chiusura degli esercizi pubblici, il persistere dell’infezione sembra aver fatto cambiare idea a molte persone. Sarà interessante verificare cosa succede e se ci saranno ulteriori cambiamenti via via che procede la campagna di vaccinazione.
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Giornalista scientifica