Sono stato in un ristorante-pizzeria di Milano, in zona Moscova (Denis), e ho trovato sistemazione su un tavolino di metallo grigio abbinato a due sedie con doghe abbastanza scomode. Il coperto comprendeva un tovagliolo di carta, un piatto e due posate. Abbiamo ordinato la pizza e l’acqua minerale. Il prezzo del coperto indicato sul menu era di 2 euro e ha pesato sul conto finale per il 12%. Se considero anche i 3 euro per una bottiglia da mezzo litro di minerale, le due voci incidono sul conto finale per il 30%. In Francia, dove il coperto non si paga e nei ristoranti la tavola è apparecchiata con una brocca di acqua del rubinetto, avrei speso molto di meno.
Non è un caso isolato. A distanza di 200 metri, al Panino Giusto di Corso Garibaldi, il panino costa 9 euro (ma si arriva alche a 15), il coperto 2 e la mezza minerale 2,60. Anche in questo caso sul tavolo trovo una tovaglietta di carta colorata e poi arriva il piatto con il panino, il tovagliolo e il bicchiere per la minerale. Il conto sfiora i 14 euro e il coperto incide per il 14,60%. È lecito chiedersi se sia corretto pagare 2 euro per un piatto, le posate e un tovagliolo di carta. A questo punto risultano giustificati i 3-4 € di un vero ristorante, dove il coperto è composto da tovaglia e tovagliolo di cotone, un calice per il vino e un bicchiere per l’acqua, tre posate di discreta fattura, due piatti di porcellana e, magari, un sottopiatto.
Marzio
La nostra risposta sulla questione del coperto
La lettera di Marzio pone il serio interrogativo sul significato del coperto nei locali dove manca una tovaglia e se questa voce del menu non sia un modo ‘lecito’ per incrementare il conto senza gravare sul prezzo dei singoli piatti. Ma le furbizie dei ristoratori a volte sono più sottili. C’è chi fa pagare il cestino di pane 3,50 € indicando nel menù la voce “Servizio e pane di benvenuto”, chi fa pagare solo il secondo cestino di pane 2 euro, chi indica 5 euro per una San Pellegrino e chi vende l’acqua microfiltrata a 2,50 €.
Anziché inglobare il coperto nel prezzo dei piatti come si fa all’estero, i gestori italiani preferiscono applicare costi stellari per un servizio troppo spesso mediocre. Si inventano balzelli di ogni tipo come il cestino del pane e propongono prezzi esagerati per l’acqua minerale e per quella microfiltrata senza offrire in alternativa l’acqua del rubinetto.
Il risultato per il cliente è un conto appesantito del 12-15%. Volendo fare i conti in tasca ai ristoratori, ipotizzando per un locale 40 clienti al giorno (960 al mese) a fine anno l’incasso correlato alla voce coperto (considerando la fascia 2-4 euro) oscilla da 20 a 40 mila euro. Una cifra importante, anche togliendo le spese.
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giornalista redazione Il Fatto Alimentare
che si fa, si protesta o si va tutti in Francia, la prossima volta?…