Si chiama Green Consumption Pledge Initiative, ed è il nuovo impegno per un consumo ecosostenibile varato dalla Commissione europea alla fine di gennaio 2021. Un’iniziativa che si inserisce nel più ampio patto europeo per il clima con l’obiettivo di spingere le aziende a impegnarsi volontariamente nella transizione verde (uno dei punti cardine della nuova agenda dei consumatori e della strategia europea per una ripresa economica sostenibile dopo la crisi innescata dalla pandemia di Covid-19).
L’impegno per il consumo verde si basa su cinque pilastri fondamentali che girano intorno alla carbon footprint, l’impronta di carbonio dell’impresa e dei suoi prodotti o servizi. Per poter aderire all’iniziativa, le aziende devono mettere in campo misure volontarie e concrete per ridurre l’ impatto ambientale in almeno tre dei cinque ambiti oggetto dell’impegno. Oltre a ciò devono dimostrare i progressi fatti mettendo pubblicamente a disposizione i dati e collaborando in maniera trasparente con la Commissione europea. I cinque punti su cui intervenire sono:
- Calcolare l’impronta di carbonio dell’azienda. Il calcolo deve comprendere anche la catena di approvvigionamento e deve essere fatto utilizzando la metodologia o il sistema di gestione ambientale messi a punto dalla Commissione. Le imprese devono inoltre adottare misure per ridurre la propria impronta in linea con gli obiettivi dell’accordo di Parigi.
- Calcolare l’impronta di carbonio di determinati prodotti di punta. Anche in questo caso deve essere utilizzata la metodologia approvata dalla Commissione. L’impronta deve poi essere ridotta, rendendo pubblici i dati dei progressi ottenuti.
- Aumentare la quota dei prodotti o servizi sostenibili nelle vendite totali dell’impresa o del comparto aziendale selezionato.
- Assegnare una parte della spesa destinata alle relazioni pubbliche dell’impresa alla promozione di pratiche sostenibili.
- Assicurare che le informazioni sull’impronta di carbonio dell’azienda e dei prodotti fornite ai consumatori siano facilmente accessibili, precise, chiare e aggiornate.
L’iniziativa parte con un progetto pilota a cui partecipano cinque imprese che operano in settori molto diversi tra loro: la catena francese di negozi sportivi Decathlon, il gruppo danese Lego, il colosso francese dei cosmetici L’Oréal, l’azienda olandese specializzata in dispositivi elettronici ricondizionati Renewd e la catena belga di supermercati Colruyt.
A proprosito di Colruyt, l’unica tra le cinque imprese pilota a operare nel settore alimentare, il gruppo ha deciso di impegnarsi sui punti 1, 3 e 5 dell’iniziativa, e cioè sul calcolo della carbon footprint, sulla promozione di pratiche sostenibili tra i clienti, sulla trasparenza. In particolare, la catena di supermercati si impegna a elaborare la propria impronta di carbonio ogni due anni a partire dall’anno in corso e, entro il 2030, a ridurre del 40% le proprie emissioni di CO2 equivalenti dirette e indirette per l’approvvigionamento energetico. I punti vendita costruiti a partire dal 2018 e quelli ristrutturati utilizzeranno sistemi di recupero del calore e di condizionamento con refrigeranti naturali, e impiegheranno solo energia verde. In totale, entro il 2030, Colruyt si impegna a usare il 60% dell’energia, compresa quella necessaria per i trasporti, proveniente da fonti non fossili.
Il progetto pilota si concluderà nel gennaio 2022, quando saranno valutati i risultati conseguiti dalle aziende partecipanti, insieme alle organizzazioni dei consumatori e ad altri soggetti portatori di interesse. Intanto le imprese dei settori non alimentari e i venditori al dettaglio di prodotti alimentari e di altre tipologie non interessate ad aderire all’iniziativa possono contattare la Commissione europea entro la fine di marzo 2021.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.