Se la lingua italiana non ha cambiato significato, la dicitura “allevato a terra” sull’etichetta di una confezione di carne di coniglio, dovrebbe indicare animali allevati al coperto con la possibilità di correre, saltare e muoversi su un terreno annesso. Una struttura di questo tipo si trova in Toscana nell’agriturismo Badiola dove piccoli gruppi di animali sono alloggiati in capanni con l’accesso libero a uno spazio sul terreno (vedi foto sopra). Anche la Fattoria Paternesi propone conigli bio, che per legge devono essere allevati in recinti a terra annessi a un ricovero coperto dove gli animali riposano.
Conigli “allevati a terra”?
Al supermercato, però, si trovano conigli “allevati a terra” proposti dall’azienda Aia (facilmente riconoscibili dalla grande scritta sull’etichetta vedi foto sotto) che non hanno mai toccato terra in vita loro. Gli animali crescono in gabbie benessere, chiamate anche ‘recinti’ o ‘park’ (vedi foto sotto), situate all’interno di capannoni che ne ospitano centinaia. Questi alloggi sono molto più ampi rispetto alle gabbie tradizionali, non hanno una copertura e assicurano agli animali un miglioramento della qualità di vita. I conigli possono fare piccoli salti, stare eretti sulle zampe posteriori, avere a disposizione materiale da rosicchiare, oltre a un piattaforma per nascondersi. Anche la densità di animali è minore rispetto alle gabbie tradizionali, che attualmente sono utilizzate dalla stragrande maggioranza degli allevamenti italiani.
Il problema è che i recinti sono disposti a un metro di altezza e non permettono alcun accesso al terreno, come invece viene spontaneo credere leggendo la scritta sull’etichetta “allevato a terra”. Anche se questi conigli nel corso della loro esistenza non calpestano mai un prato erboso, la dicitura è riconosciuta dal Ministero dello sviluppo economico. La scritta è avallata anche dall’associazione animalista Compassion in World Farming, (CIWF) (*) e, secondo Aia, anche da un’associazione di consumatori che probabilmente non ha valutato con attenzione il problema dell’ingannevolezza per l’acquirente.
L’etichetta è ingannevole?
Una domanda sorge spontanea, se i conigli Aia cresciuti in gabbie-recinto vengono classificati come “allevati a terra”, quelli dell’azienda agricola Badiola allevati sul terreno come dovrebbero essere classificati? E quelli biologici che per legge devono crescere su un prato?
Prima di scrivere questa nota, mi sono chiesto quali sono le motivazioni che possono avere convinto un Ministero ad approvare una simile scritta, senza trovare risposte logiche. Ho posto la domanda ai conigli che vivono nelle gabbie benessere e ai pochi cresciuti sul terreno, ma anche loro non hanno capito. Alla fine ho deciso di inviare una richiesta di censura all’Antitrust, spiegando che questa confusione può trarre in inganno il consumatore e che è necessario intervenire al più presto. Voi che cosa ne pensate?
(*) In una nota stampa del dicembre 2017 CIWF ha chiesto al Ministro della salute di esprimersi a favore della dicitura “a terra” per i conigli allevati in gabbie benessere sopraelevate chiamate anche recinti (park), perché non ritiene fuorviante per i consumatori etichettare tali prodotti come “a terra”.
© Riproduzione riservata
[sostieni]
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Concordo che l’indicazione fasulla “allevato a terra” quando si utilizzano queste gabbie “benessere?” sia un vero inganno e l’Antitrust dovrebbe intervenire per sanzionarlo in modo adeguato e proporzionale alla bufala spacciata in etichetta ai consumatori.
Ma se la norma prevede questa falsa dicitura, temo che l’inganno proseguirà senza sanzioni ne correzioni imposte ed i conigli continueranno a godere del benessere delle gabbie sospese.
A noi consumatori scegliere gli animali allevati con vero rispetto, ma anche e soprattutto gli amministratori adeguati.
In realtà non c’è una norma sull’argomento, ma solo un parere del Ministero dello sviluppo economico. La legge però prevede censure e sanzioni contro le diciture ingannevoli sulle etichette, per questo abbiamo fatto ricorso all’Antitrust
Cioè CIWF è a favore?
CIWF auspica giustamente ’impiego generalizzato di nuove gabbie benessere per i conigli, ma non rileva che la presenza di una scritta come “allevato a terra” usata per questi allevamenti inganna i consumatori
Tutto regolare ,effettivamente ancora e ‘ PIANETA TERRA.(ironico)
Meglio queste gabbie benessere di quelle orrende generalmente usate. Almeno i conigli avranno vissuto un po’ meglio, prima di essere mangiati. Incoraggiamo questo tipo di allevamento. Personalmente, non mangio carne altrui da 16 anni e si potrebbe farne a meno ma se proprio si vuole seguire la tradizione onnivora, così è meglio
Ma sarà così anche per i POLLI ?
No
Tutte le norme di questo mondo dovrebbero avere come primo articolo il “buon senso”. Quando ciò non accade (spessissimo), la domanda che ci dobbiamo porre è sempre la stessa !qui prodest!. Vi apparirà un elenco lunghissimo di società e/o persone che traggono vantaggio da queste situazioni.
L’onestà è ormai un valore residuale di questa società.
Nel nostro piccolo possiamo cominciare ad evitare il consumo di prodotti che si fregiano di slogan equivoci.
non mangiare la carne di coniglio è la migliore risposta a tutte le forme di allevamento.
Anche per le uova la dicitura a terra è un inganno perché il consumatore associa a terra “allesterno” invece a terra vuol dire al chiuso.
Per le uova e scritto quando le galline sono allevate all’aperto
Per le uova e scritto sull’etichetta quando le galline sono allevate all’aperto
Bisogna continuare a informare i cittadini su come che c’è una grande differenza tra l’allevamnto Intensivo ed invece quello a terra che permette il movimento e benessere che si traduce per chi mangia carne in un miglior prodotto, se poi vogliamo fare un passo ulteriore potremmo smettere di mangiarli così da avere un pianeta più pulito e animali felici ☺️
BRAVO ROBERTO
Sembra che i nostri givernanti non abbiamo una conoscenza chiara della lingua italiana o, meglio, fanno finta di aver capito che l’allevamento a terra e l’allevamento in gabbie sono la stessa cosa; è come dire che è vietato rubare, ma è permesso sottrarre … Sembra che si voglia non toccare gli interessi delle aziende, a svantaggio dei cittadini. Concordo appieno con l’azione di Roberto La Pira e spero che abbia il meritato successo
DUE COSE:
in realtà il CIWF indica il sistema oggetto di discussione come “Allevato a terra” e ne caldeggia la diffusione.
Altra cosa: il coniglio biologico non è normato dal regolamento comunitario, ma vi è una norma nazionale, in corso di revisione: “Si definisce recinto una struttura in rete di “adeguate” dimensioni priva di copertura superiore, anche sollevata da terra, con fondo che non sia di rete metallica, anche appoggiata su superficie cementificata per agevolare le operazioni della pulizia sottostante.
È tutta una tristezza!!!!