assortimento di cupcake con glasse colarate

Alla fine dello scorso mese di aprile il ministro per la salute del governo degli USA Robert Kennedy jr ha lanciato la sua nuova guerra: quella contro i coloranti sintetici e in generale contro gli additivi. I primi otto coloranti derivati dal petrolio saranno del tutto vietati a partire dal 2026, perché, secondo lui, alla base dell’aumento di patologie croniche ci sono gli additivi e i coloranti. I quali, oltretutto, danneggiano soprattutto i bambini. Nel frattempo, la Food and Drug Administration ne sta approvando di naturali, che le aziende potrebbero utilizzare per sostituire quelli sintetici. E, in effetti, i produttori iniziano a segnalare i primi cambiamenti.

Cereali senza coloranti

Tra i primi ad annunciare la riformulazione delle ricette vi sono il colosso General Mills, che ha appena annunciato che, entro il 2027, rimuoverà tutti i coloranti derivati dal petrolio dai prodotti che vende negli Stati Uniti, e che entro l’estate del 2026 li eliminerà dai Cheerios e dagli altri cereali diretti specificamente ai bambini. L’azienda ha voluto specificare che si tratta, in realtà, di una piccola parte dei suoi cereali per gli under 12, perché già oggi l’85% di quelli in vendita e il 100% di quelli distribuiti nelle mense scolastiche non contiene coloranti di sintesi.

Si tratta, in realtà, di uniformare la produzione, perché già oggi molte delle multinazionali hanno ricette diverse a seconda che si tratti del mercato USA o di altri paesi, che hanno norme più restrittive. Un esempio è la Kellogg’s, che negli USA finora ha utilizzato coloranti nei suoi cereali, ma succo di carote, di anguria e altri estratti vegetali in Canada. Inoltre, in paesi come il Regno Unito, e la Nuova Zelanda, oltre all’Unione Europea, i coloranti derivati dal petrolio sono già stati banditi da alcune categorie di prodotti, oppure è stato introdotto un obbligo di segnalazione.

Via dalle salse

Pochi giorni prima un’altra multinazionale, la Kraft-Heinz, aveva annunciato a sua volta lo stop ai lanci di nuovi prodotti con coloranti sintetici e l’intenzione di voler modificare le ricette di quelli esistenti come le maionesi e le salse ketchup con altri entro la fine del 2027. Anche la Kfraft-Heinz ha tenuto comunque a sottolineare che già oggi il 90% dei suoi prodotti non contiene coloranti artificiali.cucchiai con palline di gelato di diversi colori, coloranti

Le due grandi multinazionali si uniscono così a Kellogg’s, Tyson Food’s e ad altri produttori che stanno procedendo nella stessa direzione, riformulando decine di prodotti. Un caso che rende l’idea della rivoluzione in atto è quello dei supermercati Walmart: nei suoi prodotti Sam’s Club provvederà a eliminare 40 sostanze, compresi dolcificanti come l’aspartame, entro la fine dell’anno.

I dati scientifici

Ma che cosa c’è di fondato in questa guerra dichiarata ai coloranti? Come ha sottolineato alla BBC Marion Nestle, la celebre nutrizionista di New York, alcuni possono causare problemi comportamentali nei bambini. È opportuno però ricordare anche la storia dell’associazione tra coloranti e disturbi del comportamento. Nel 1975 il pediatra americano Benjamin Feingold aveva suggerito un legame con alcuni disturbi dello sviluppo cognitivo dei bambini, e proposto una sua dieta. Le sue affermazioni erano sembrate da subito poco fondate, eppure quella teoria, come accaduto altre volte (per esempio per il legame tra autismo e vaccini, altro cavallo di battaglia di Kennedy), ha avuto un enorme successo.

In seguito il tutto si è ridimensionato, perché altri studi hanno dimostrato solo che una piccola parte di bambini può essere sensibile, e solo a certi coloranti, che favoriscono il rilascio di istamina, una sostanza legata alle allergie e all’asma. Questa, a sua volta, potrebbe avere effetti sul comportamento. Molti altri rientrano invece nella categoria GRAS, o sostanza generalmente riconosciuta come sicura, proposta nel 1958 negli USA per sostanze quali l’aceto o il bicarbonato e su di esse non ci sono molti dati. Probabilmente ve ne sono di sicuri e altri che sarebbe meglio eliminare, come è accaduto negli anni scorsi per il biossido di titanio, usato per decenni prima del bando.

Nestle ha infine ricordato che, nei modelli animali, alcuni coloranti sono stati associati a un rischio oncologico e ad altre malattie, e questo, insieme ai dati sui bambini, è considerato sufficiente per chiederne l’eliminazione. Si tratta infatti di sostanze non necessarie, prive di valore nutritivo e oggi facili da rimpiazzare, e vale dunque la pena di farlo, visto che esistono dubbi sulla sicurezza.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos.com

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luigiR
luigiR
26 Giugno 2025 14:24

chissà che questo ministro per la salute finalmente non faccia qualcosa di buono per la popolazione. a proposito di coloranti assolutamente non necessari e, anzi, pericolosi per la salute: perché non si può organizzare uno sforzo congiunto al fine di obbligare le aziende farmaceutiche ad abbandonare il biossido di titanio (e anche di silicio) dalla composizione dei medicinali?

Erika
Erika
27 Giugno 2025 09:24

La tecnologia alimentare punta sempre più a prodotti perfetti dal punto di vista commerciale: belli, colorati, a lunga conservazione. Ma spesso lo fa a scapito della qualità nutrizionale e della salute.
Forse servirebbe un passo indietro: usare l’innovazione per rendere i cibi freschi e semplici più accessibili, anche per i bambini, invece di continuare a perfezionare snack sempre più irresistibili ma sempre meno sani.

elena posarelli tecnologa alimentare
elena posarelli tecnologa alimentare
Reply to  Erika
8 Luglio 2025 13:34

Il vero problema è l’ignoranza dei consumatori e la naturale propensione dei bambini verso prodotti molto colorati con un aspetto più “divertente”. Il nostro cervello tende a credere che più un alimento è colorato e più è buono e sano. In realtà al giorno d’oggi non è così: un prodotto che deve mantenersi 30-60-100 giorni non può avere l’aspetto di un prodotto appena fatto. Ne è un esempio il colore verde che tende a scurirsi. Molti prodotti genuini assumono una colorazione marrone dopo poco tempo perchè la clorofilla si ossida (a causa della luce, dell’ossigeno, del tempo..), al contrario di altri che mantengono la colorazione grazie a coloranti di sintesi. Eppure il consumatore sceglie sempre il prodotto con un verde più gradevole. Oltre a chiedere alle aziende di adeguarsi forse sarebbe giusto anche educare i più giovani.

Rino
Rino
27 Giugno 2025 15:20

Per una volta, incredibilmente, Kennedy jr. potrebbe farne una giusta. O, perlomeno, non particolarmente dannosa.

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