bambini tv televisione pubblicità mediaSe i bambini dell’area del Mediterraneo stanno velocemente raggiungendo i coetanei americani e asiatici per quanto riguarda i poco edificanti record di obesità, la colpa è anche della pubblicità e, in particolare, di quella relativa ai prodotti per la prima colazione. Negli ultimi anni si è assistito al dilagare degli spot che promuovono alimenti ricchi di zuccheri e grassi, con concentrazioni ben superiori a quelle dei prodotti pubblicizzati per gli adulti, e quasi sempre molto lontani dalla tradizione della dieta mediterranea. 

Lo dimostrano due studi dedicati al tema dalla ricercatrice della facoltà di Scienze dell’informazione e della comunicazione dell’Universitat Oberta de Catalunya (Uoc) e dalla collega del dipartimento di Comunicazione della Pompeu Fabra University di Barcellona.

I prodotti per la colazione dei bambini presenti nelle pubblicità hanno il triplo degli zuccheri rispetto a quelli rivolti agli adulti

Nel primo, uscito su Children, sono stati analizzati oltre 330 spot di 117 prodotti lanciati tra il 2015 e il 2019. Il risultato è stato che le pubblicità per gli adulti riguardavano prodotti da colazione contenenti, in media, il 10,25% di zucchero, mentre gli alimenti e le bevande presenti negli spot rivolti ai bambini ne avevano più del 36%. I protagonisti  delle campagne sono: merendine, biscotti (oggetto del 60% di questo tipo di spot), bevande a base di latte al cioccolato o aromatizzate e creme spalmabili (che insieme costituiscono più del 25% delle pubblicità), barrette, cereali e ogni sorta di alimenti ultra-trasformati.

Le tre principali strategie delle imprese sono state: educare un pubblico più facilmente influenzabile ad abitudini che saranno poi difficili da modificare. Il secondo elemento è il  cosiddetto pester power, cioè il fatto che quando i bambini si impuntano per avere un prodotto visto nelle pubblicità, i genitori alla fine cedono e lo acquistano. Il terso fattore è che quando un alimento o una bevanda è presente in casa, pur essendo specificamente rivolto ai bambini, finisce per essere consumato almeno in parte anche dagli adulti. 

La televisione resta il principale mezzo di comunicazione per le pubblicità di prodotti alimentari rivolti ai bambini

Il secondo studio, pubblicato su Nutrients, si concentra sui media più usati per diffondere queste pubblicità e sulle possibili strategie per invertire la tendenza. Come atteso, la televisione resta il mezzo preferito dai pubblicitari, che vi dedicano il 39% degli spot dei prodotti per la prima colazione, seguita dalla radio (28%), da internet (18%), dai quotidiani (6%), dai periodici (5%), dalle pubblicità in strada (2%) e da quelle al cinema (0,56%).

Per contenere tutto ciò, le autrici propongono di introdurre divieti severi e associati all’età, per impedire che bambini e i ragazzi siano influenzati prima che possano aver sviluppato un sufficiente spirito critico. I regolamenti spagnoli, lanciati 15 anni fa nell’ambito della Naos (Nutrition, physical activity and prevention of obesity) Strategy, prevedono già limitazioni di questo tipo, ma solo per prodotti che siano specificamente rivolti ai bambini. È evidente che la maggior parte di quelli pubblicizzati come le merendine o il latte aromatizzato non lo sono, e questo consente loro di aggirare le normative. Infine bisognerebbe aumentare l’Iva o introdurre tasse specifiche e, parallelamente, fare molto di più per educare a un’alimentazione sana fino dall’infanzia bambini, ragazzi e i genitori.

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