Il settore degli alimenti per gli animali domestici non conosce crisi ed è in continua evoluzione, tanto che anche durante il lockdown tale comparto ha ulteriormente aumentato i profitti. Una lettrice ha però notato delle criticità per i nomi di alcuni di questi prodotti. Pubblichiamo di seguito la segnalazione.
“Trovo confusionario dare nomi simili ai prodotti destinati alle persone anche a quelli pensati per gli animali domestici: come le ”patatine” o i “tortellini” o altri ancora. In un supermercato da noi ci sono pacchi di tortellini per cani in confezioni da 5 chili. Secondo me è triste questa tattica di copiare con semplice scopo parassitario il nome certi biscotti famosi per umani, e applicarlo uguale o minimamente modificato su un cibo per cani, ad esempio dei biscotti resi uguali, impacchettati in modo molto simile sempre per trarne vantaggio commerciale.
Io la vedo reale la confusione che si viene a creare in questo modo… (esempio: pan di stelle/can di stelle… fatti con la carruba, o le patatine per cane fatte di pollo). Non è una questione di qualità o di cosa o come i proprietari trattano o acquistano per il loro cane. Io temo la palese confusione che si è già creata, causata da nomi e forme ma con destinazioni diverse.”
Paola
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Cara Paola,
non sono daccordo con la sua lettera, la trovo alquanto riduttiva, superficiale priva di qualsiasi logica.
In ogni supermercato del Mondo, i prodotti alimentari per animali domestici sono in un punto specifico del Market, in scaffali destinati usualmente a contenere cibo per animali, non si trovano i biscotti per cani vicino al reparto biscotti per colazione destinati all’uso umano.
Inoltre l’alimentazione per animali domestici sta cambiando, come lei stessa accenna è in piena evoluzione e apparte la forma che può assumere un determinato prodotto, anche la scelta degli ingredienti sempre più Humane Grade, come da tempo accade in Paesi più evoluti dell’Italia.
La razionalità potrebbe spingersi a darle ragione, la logica no! Prima di tutto nel supermercato sono divise ma a casa specie se ci sono bambini può crearsi confusione e quindi è non solo giusto ma anche necessario che i prodotti non possano essere confusi!
Se poi lo vedo dal lato istintivo in ciò io vedo addirittura un abbrobrio: una società che ha sostituito con il “suo adorato pet” la cura parentale che si dovrebbe dedicare ad una prole ormai non più prevista!
Sottolineo che sono assolutamente agnostico, questa mia osservazione riguarda l’etica; non riguarda la morale che oggi vede nella cura degli animali domestici un simulacro del contatto che l’uomo ha perso con la natura!