Alimenti tipici della dieta mediterranea

Il cibo è o non è una medicina? La risposta a questa domanda dipende da che cosa si intende per medicina. Certamente, ne abbiamo parlato spesso sul Fatto Alimentare, le correlazioni tra le scelte alimentari e la salute sono molte e non mancano le evidenze scientifiche in merito.

In occasione di una recente conferenza, però, Francesco Visioli, farmacologo e docente di Fisiopatologia e Micronutrienti presso il dipartimento di Medicina molecolare dell’università di Padova, è intervenuto nel dibattito con una riflessione provocatoria.

Il cibo è una medicina? La tesi dell’esperto

La tesi sostenuta da Visioli è che il cibo non vada inteso come medicina. Secondo la sua analisi, questo fraintendimento, a dire il vero piuttosto comune, si deve alla grande diffusione dei risultati di studi epidemiologici che indicano una correlazione tra il consumo di determinati alimenti e i benefici sulla salute che ne deriverebbero (vedi per esempio l’articolo sugli effetti protettivi del latte sul cuore). “Tale tipo di studi però – sottolinea Visioli – non ha la stessa evidenza degli studi clinici”, non è cioè sottoposto a verifica che sgombri il campo da altri fattori che possano interferire sui risultati attesi.

“In pratica – spiega – la correlazione può essere casuale”, si tratta di contemporaneità. Mentre si consuma un determinato alimento si riscontrano dei benefici per la salute, ma è difficilissimo provare che sia proprio l’alimento in questione a determinare questi benefici. Molti sono i fattori che potrebbero aver interferito con i risultati dello studio. “Se il cibo fosse medicina, inoltre, – sottolinea il docente portando il paragone all’estremo – avrebbe effetti collaterali da studiare con metodi specifici, andrebbe prescritto da un medico e si venderebbe in farmacia”.

Persona versa olio extravergine di oliva in una pentola in cucina
Secondo Francesco Visioli, l’unico alimento che forse può essere considerato “medicina” è l’olio extravergine di oliva

Il caso dell’olio extravergine

Come uscire quindi dall’impasse e verificare scientificamente i benefici degli alimenti sulla salute? “È difficile studiare il cibo e i suoi componenti ed è comunque solo dalla ricerca di base che possiamo ottenere dati certi. Questo tipo di ricerca – sostiene Visioli – è stata effettivamente condotta solo su un alimento: l’olio extravergine d’oliva”. Il farmacologo cita a questo proposito numerosi studi realizzati nel corso degli ultimi 30 anni sull’argomento. Il primo, per esempio, pubblicato sul New England Journal of Medicine nel 2018, mirava a valutare l’impatto della Dieta Mediterranea (con olio extravergine d’oliva o frutta secca) nella prevenzione primaria dei disturbi cardiovascolari in persone sane. Il più recente studio randomizzato e controllato, pubblicato su The Lancet nel 2022, considera invece la prevenzione secondaria e lungo termine dei disturbi cardiovascolari.

In quest’ultimo, i ricercatori hanno seguito 1.002 pazienti tra i 20 e i 75 anni, con patologie cardiovascolari, che hanno ricevuto due diverse tipologie di dieta. Un gruppo ha seguito una dieta classica a ridotto contenuto di grassi (meno del 30% delle calorie derivate da grassi). L’altro ha seguito una Dieta Mediterranea con olio extravergine d’oliva nella quale più del 35% delle calorie assunte sono derivate dai grassi. Dal follow up, effettuato dopo 7 anni, emerge come i pazienti che hanno consumato l’olio extravergine abbiano mostrato un’incidenza di ulteriori fenomeni cardiovascolari inferiore del 26%.

L’extravergine è un cibo medicina?

In estrema sintesi: gli studi citati dimostrano i benefici determinati dal consumo di olio extravergine d’oliva sia nella prevenzione primaria che in quella secondaria delle malattie cardiovascolari. Benefici che si sono dimostrati anche superiori rispetto a quelli di una dieta a basso contenuto di grassi, generalmente prescritta a chi soffre di patologie dell’apparato cardiovascolare. Questo, semplificando, significa che chi consuma abitualmente olio extravergine d’oliva, non solo ha meno probabilità di ammalarsi ma, se anche è già ammalato, ha una minore incidenza di ulteriori episodi critici e di mortalità dovuta a queste patologie. “Non ci sono ancora – conclude però Visioli – evidenze sufficienti riguardo ad altre malattie, come i tumori o le malattie neurodegenerative. Per ottenere risposte affidabili un questo campo il percorso è ancora più lungo e complesso e ci vorrà del tempo, ma ci stiamo lavorando”.

© Riproduzione riservata Foto: AdobeStock, Depositphotos

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Gianni
Gianni
17 Gennaio 2024 18:18

Dopo un dibattito sull’argomento con il dr. Franco Berrino potrò credervi. Vi rammento cosa disse Ippocrate. Non capisco il vostro intento e perché chiedete denaro

Valeria Nardi
Reply to  Gianni
18 Gennaio 2024 10:15

Gentilissimo,
L’articolo si concentra sugli alimenti singoli. Fino ad ora gli studi scientifici non individuano nessun alimento come miracoloso, anche se spesso sentiamo parlare di super food…. Siamo invece d’accordo che una dieta sana e bilanciata sia uno degli strumenti che abbiamo a disposizione per stare in salute. Questa rivista è gratuita in tutte le sue parti e non prevede abbonamenti e sottoscrizioni per poter leggere gli articoli. Ma il nostro lavoro non è gratis. Per questo chiediamo ai lettori che desiderano e possono, una donazione per sostenere Il Fatto Alimentare.

gianni
gianni
17 Gennaio 2024 21:16

Penso ci siano ragionamenti al limite dell’assurdo.
È dimostrato o no che se non si respira per qualche minuto si muore? e respirare a pieni polmoni in un bosco, di giorno, è meglio che respirare in mezzo al traffico cittadino, o in una zona industriale a qualsiasi ora?
Se sì, bene questo è sempre stato valido ben prima che gli scienziati spiegassero come la cosa si verifica e continuerebbe ad esserlo anche se a nessuno fosse venuto in mente di indagare.
È stata fortuna degli ignoranti voler evitare o favorire simili evenienze?
E dove invece sarebbe necessaria e urgente l’indagine scientifica disinteressata, riguardo alle diavolerie chimiche e genetiche, le prove incontrovertibili latitano parecchio, si arranca, si nasconde, si nega.
E con gli studi riduzionistici cosa si ottiene in termini di salute reale in un organismo composto da miliardi di componenti sincroni, interdipendenti e con funzionamenti non identici tra un individuo e un altro?
Al momento si ottengono un mucchio di dati spesso in contrasto tra loro, che dicono poco sul quadro generale.
Un singolo studio potrebbe con precisione stabilire qualcosa che appare ma già due studi richiedono una interpretazione, più studi da raggruppare richiedono sempre maggiore fatica di raggruppamento e sintesi……..auguri e buon lavoro, perchè di strada mi sembra ce ne sia molta da fare per eliminare dalle enciclopedie mediche tutte le cause non (ancora ) comprese, malattia X a parte.
Di effetti collaterali è pieno il mondo, il cibo sia vecchio che nuovo ne è pieno, anche le benedette medicine così scientifiche e controllate non fanno eccezione, alla faccia del giuramento di Ippocrate, già cestinato e corretto.
Per avere la dimensione dell’assurdo basti pensare che per stabilire il pericolo si usa ancora una regola medioevale basata sull’analisi di singole sostanze………….
Per rispondere seccamente alla domanda : si il cibo è la migliore delle medicine perchè può prevenire moltissime malattie, e le medicine relative autorizzate più che guarire curano, che assai spesso non è la stessa cosa, ma questo non risulta vero a chi vuole il bollino scientifico su ogni parola.

Giulio
Giulio
5 Febbraio 2024 08:40

Dire che un alimento è “protettivo” non significa affermare che sia un medicinale. Ormai è pacifico (basta leggersi qualche opinion dell’EFSA) che il cibo, come del resto è ovvio, ha dei rapporti di causa-effetto con numerosi fenomeni fisiologici, ed è una falsità che questo sia particolarmente difficile o impossibile da dimostrare (ribadisco, basta leggersi qualche opinion dell’EFSA).
La differenza con un medicinale è che gli effetti fisiologici degli alimenti non implicano la proprietà di curare, trattare on prevenire (in senso stretto) una malattia, ma invece sono utili nel mantenimento dell’omeostasi (cfr. Committee of Experts on Nutrition, Food Safety and Consumer Health – Homeostasis, a model to distinguish between foods and medicinal products), ovvero nel mantenere l’organismo nel suo stato di salute normale. Questo avviene sia fornendo nutrienti essenziali, magari in un momento di aumentato fabbisogno, sia aiutando a ridurre certi fattori di rischio. Non è quindi sbagliato in linea di principio affermare che un alimento possa essere “protettivo” per alcune cose, a patto che ci siano a sostenerlo studi di nutraceutica ed evidenze epidemiologiche, e questo non lo rende automaticamente un medicinale.

Cosimo
Cosimo
8 Febbraio 2024 09:22

provocatoria o in cerca di visibilità? la fitoterapia ed in questa branca ci metto gli alimenti vegetali allora non vale un fico secco (ahahah! ficus carica 593 risultati https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?term=ficus+carica )
es cardo mariano https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?term=carduus+marianus 1248 risultati, da cui è anche estratta la silimarina dal fitocomplesso;
ananas https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?term=ananas 1619 risultati da cui e estratta la bromelina ecc l’elenco è infinito !! sono d’accordo che la Complessità dell’assunzione degli alimenti ha una molteplicità di fattori che ne determinano l’azione: orario di assunzione , coltivazione e presenza di fitofarmaci ecc ma a dire che non ci sia un’azione farmacologica , questo no !
PS : e la papaya ? 2412 risultati https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?term=carica+papaya
…e mi fermo qui !