Prosegue a Bruxelles il dibattito tra Parlamento, Consiglio e Commissione sul regolamento che propone di escludere dal gruppo dei prodotti dietetici (Parnuts) gli alimenti senza glutine per celiaci. Di fronte alla proposta della Commissione di trattarli alla stregua degli altri, il Parlamento si é opposto.

 

Mentre le istituzioni europee cercano un compromesso, è stato pubblicato uno studio realizzata da VVA Europe (organismo indipendente specializzato in analisi economiche e ricerche di mercato), che conferma le esigenze di tutela dei cibi gluten free, supportando la tesi dell’Associazione Italiana per la Celiachia.

 

Il problema dei celiaci è che devono seguire una dieta rigorosamente priva di glutine e quindi sostituire moltissimi alimenti che tradizionalmente sono a base di farina di frumento (pane, pasta, biscotti) con cibi specificamente formulati per mimarne le stesse caratteristiche di gusto e funzionalità. In questo senso, i prodotti specificamente formulati per celiaci devono rispondere sia alle aspettative dei consumatori celiaci sotto il punto di vista organolettico, sia garantire l’assenza di contaminazioni da glutine, ed entrambe queste caratteristiche richiedono elevata attenzione ed investimenti da parte dell’industria e stringenti controlli da parte delle autorità preposte.

 

I dati raccolti nello studio evidenziano che:

– La prevalenza della celiachia in Europa è in crescita oltre che sottostimata

– Gli alimenti senza glutine che sostituiscono: pane, pasta, prodotti da forno dolci e salati sono essenziali per i pazienti al fine di garantirne la salute e una dieta variegata

– Esiste una crescente domanda di questi prodotti che si differenziano dagli altri perché richiedono considerevoli investimenti in ricerca e sviluppo

–  È indispensabile un’etichettatura appropriata dei prodotti senza glutine per la protezione dei pazienti celiaci

– Lo studio giunge alla conclusione che è indispensabile mantenere una regolamentazione specifica per distinguere i prodotti per i celiaci, occorre utilizzare etichette particolari e incentivare investimenti sulla ricerca e l’innovazione.

 

Dario Dongo

Foto: Photos.com

 

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SB
SB
19 Ottobre 2012 18:51

Considerazioni giustissime. Il "problema" riguarda anche chi soffre di allergie alimentari, dose indipendenti, e quindi in costante e continuo pericolo di shock anafilattico