Cartoni per pizza: preoccupazione per la migrazione di inchiostri e colle. Il parere dell’Agenzia per la sicurezza alimentare francese
Cartoni per pizza: preoccupazione per la migrazione di inchiostri e colle. Il parere dell’Agenzia per la sicurezza alimentare francese
Agnese Codignola 12 Maggio 2017L’Agence de la sécurité alimentaire (Anses) francese è preoccupata per la migrazione di inchiostri e colle dagli imballaggi alimentari. Il problema riguarda soprattutto i cartoni per pizza ottenuti da cellulosa riciclata ma non solo. Si tratta di una questione solevata dall’Efsa nel 2012, e ribadita da una direttiva della Commissione Europea dello scorso mese di febbraio, che invitava a monitorare la situazione. L’Anses nel dossier evidenzia la quasi totale assenza di studi ben condotti sull’argomento.
L’agenzia d’oltralpe era stata chiamata a esprimersi sul tema da una Ong che aveva trovato tracce di contaminanti in alcune partite di legumi secchi. Il risultato di cinque anni di indagini ha prodotto 37 pagine di argomentazioni non molto diverse da quelle raggiunte dall’Agenzia europea (Efsa): la situazione è preoccupante perché gli inchiostri utilizzati nell’industria degli imballaggi sono miscele alquanto misteriose, e risalire ai singoli componenti è impossibile. In più, quando la materia prima è riciclata, come accade spesso, sono presenti anche colle e altre sostanze la cui identità risulta sconosciuta. Il problema è che questi componenti possono migrare nel cibo, soprattutto quando si tratta di conservazioni di lungo periodo come accade per con il riso, la pasta, le farine, i cereali da colazione, i biscotti e altri prodotti.
A migrare, come dimostra uno studio svizzero del 2009, sono soprattutto due grandi famiglie di composti: i MOAH (idrocarburi aromatici derivati da oli minerali), conosciuti per il loro effetto genotossico e cancerogeno, e i MOSH (idrocarburi saturi di origine minerale), epatotossici. Rilevarne la presenza negli alimenti non è facile, sia per le quantità minime, sia perché si tratta di miscele. Inoltre i metodi di analisi utilizzati nei diversi paesi non sono standardizzati, e questo complica ulteriormente le cose e spiega perché i dati a disposizione siano così pochi.
Gli esperti dell’Anses auspicano l’avvio di studi accurati come quelli dell’Efsa. Nel frattempo sarebbe saggio, e in linea con il principio di precauzione, introdurre alcune limitazioni come il divieto di un contatto diretto tra cartone e alimento (per esempio obbligando all’uso di imballi di plastica che però comportano altri rischi) o norme chiare per gli inchiostri da usare in ambito alimentare, riducendo l’impiego di quelli di origine minerale
Il consumatore, dal canto suo, può evitare di tenere in casa per troppo tempo alimenti in cui il cartone sia a contatto con il contenuto e utilizzare prodotti conservati in imballi di materiali biodegradabili come quelli derivati dal mais.
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Giornalista scientifica
Sbaglio o in italia i cartoni della pizza devono essere per forza non riciclati?
Devono avere lo strato a contatto con il cibo di cellulosa vergine
Hai petfettamente ragione. La normativa italiana che è più severa di quella europea prevede che la carta debba essere vegetale al 100%. Il legislatore ha voluto prevedere la tutela del consumatore prima di tutto.
Quindi qui in Italia possiamo stare tranquilli o no suvquesto argomento ? Grazie
Diciamo che le regole ci sono , da un’inchiesta che avevamo fatto qualche anno fa non era proprio tutto a posto .
e non parliamo degli inchiostri UV …..attualmente non esiste inchiostro UV inkjet adatto al contatto seppure indiretto con alimenti.
il problema è esteso soprattutto agli imballi con film
In Italia il problema dei cartoni per pizza è stato affrontato ai massimi livelli, volontari e ufficiali, da molto tempo e in anticipo con adeguata regolamentazione, come peraltro asserito anche da La Pira, Non ricordo se la regolamentazione italiana sia anche stata portata in Europa: basta sentire il laboratorio che all’ISS si occupa di Packaging e che partecipa attivamente, in prevenzione, alla stesura dei regolamenti CE sul packaging . Non vorrei che le preoccupazioni dei francesi, che mi paiono un po’ in ritardo, siano volte a creare dubbi sul mercato della pizza da asporto.
per quanto riguarda la stampa inkjet con inchiostri base olio, da qualche anno sono in distribuzione inchiostri MOF ( mineral oil free) a base esteri vegetali, perfettamente biodegradabili questi hanno soppiantato quelli a base minerale, ma la stampa inkjet non rappresenta che lo 0.1/1000 del totale della raccolta del riciclato.
il problema dei cartoni riciclati viene per lo più dagli inchiostri a basso costo utlizzati nella stampa offset dei quotidiani, credo.
Da tenere sott’occhio quelli UV per via del ITX e NVC tutt’ora presenti
Comunque se lo strato di ondulato interno è per legge di fibra vergine, non c’è problema,
Quanto agli inchiostri UV, quelli utilizzati attualmente sono legati al polimero con quasi nessun problema di migrazione, e questo da subito dopo il problema di controstampa degli imballaggi flessibili in bobina.
Relativamente alla stampa offset dei quotidiani, avete mai provato a vedere cosa vi resta sulle dita anche solo sfogliando il giornale? Sarebbe interessante sapere cosa ci resta in mano e di che entità.
Ciao Costante,
io mi occupoi di stampa inkjet da sempre su imballi secondari e ti assicuro che da sempre ho avuto il divieto da parte dei fabbricanti di inchiostri UV di ustilizzarli per contatto anche inbdiretto con aliemnti, il rischio di migrazione specie per ITX ed NVC c’è sempre.
Gli inchiosri più sicuri sono quelli approvati da da “swiss ordinance” e “nestlè” , EUPIA più restrittive rispetto a EUPIA per limitazioni all’uso di determinati ingredienti
Sto discutendo con EPAL in Germania ( pallett) l’uso di inchiostri sullo zoccolo …. e finora non hanno omologato nessun inchiostro, manco si trasportasse di cibo appoggiato sui pallett.
Sta diventando effettivamente una ossessione.
Noi in effetti facciamo prove di migrazione sugli imballi che stampiamo ( sia pollistirolo che legno) e non ci risulta migrazione, ma tant’è.
saluti