piatti carta compostabile usa e getta plastica packaging

piatti carta compostabile usa e getta plastica packagingLa plastica è oggi nell’occhio del ciclone per il suo impatto sull’ambiente e sulla salute dell’uomo. Il bando di alcuni prodotti tra cui posate e piatti di plastica è ormai certo e fissato per il 2021 (grazie a una Direttiva Europea), parallelamente si moltiplicano le ordinanze anti-plastica emesse da comuni, provincie e regioni che decidono di dire addio a questo materiale anzitempo (vedere lista allegata – PLASTICA Bandi in Italia).
Gli interessi in gioco sono tanti, e a testimoniarlo ci sono numerosi riscorsi contro le ordinanze avviati in alcuni comuni siciliani, in Puglia e in Sardegna. Alcuni ricorsi si sono già conclusi con la vittoria dei produttori di stoviglie monouso (con alle spalle la Federazione Gomma Plastica/Unionplast prima promotrice dei ricorsi) e la conseguente sospensione dell’ordinanza, altri invece sono stati respinti.

Inevitabilmente si accendono però anche i riflettori su materiali che potenzialmente sostituiranno la plastica nelle situazioni in cui non potrà più essere impiegata: uno su tutti la carta.

Qualche giorno fa, l’associazione europea dei consumatori Beuc (che riunisce più di 40 associazioni nazionali tra cui Altroconsumo, la norvegese Forbrukerrådet, la danese Forbrugerrådet TÆNK e la spagnola Ocu) ha presentato uno studio mirato ad individuare potenziali criticità sull’impiego di carta da usare per i prodotti che dal 2021 non potranno più essere realizzati in plastica.
Il rapporto denominato “More than a paper tiger” (più di una tigre di carta) , riporta i risultati delle analisi di laboratorio condotte su 76 articoli in carta colorata destinati a entrare in contatto con alimenti. Il gruppo comprende: tazze da caffè, bicchieri, piatti, cannucce, tovaglioli, sacchetti per il pane e imballaggi per alimenti come pasta, cereali e caramelle.

I campioni sono stati analizzati per verificare la presenza di ammine aromatiche primarie (una famiglia di composti, alcuni dei quali cancerogeni, altri sospettati di esserlo, che possono generarsi nei materiali a partire da sostanze autorizzate o sostanze usate per colorare i materiali) e di fotoiniziatori, come il benzofenone, (alcuni sospetti cancerogeni e collegati a proprietà di interferenza endocrina).
Tra i 76 campioni, le ammine aromatiche primarie sono state rilevate nel 17% dei casi (13 campioni) di cui 9 “al di sopra dei limiti”: si è trattato principalmente di prodotti come cannucce e sacchetti per caramelle; valori contenuti, secondo lo studio, in un intervallo variabile tra 5 a 65 microgrammi per litro (ug/L).

Le ammine aromatiche primarie sono state rilevate nel 17% dei casi di cui 9 “al di sopra dei limiti

Sono stati rilevati fotoiniziatori e altre sostanze correlabili all’uso di inchiostri da stampa in quasi tutti i campioni di imballaggi testati; solo cinque campioni sono risultati negativi. Due campioni contenevano benzofenone ad alti livelli e in 50 campioni è stata evidenziata una potenziale migrazione eccedente i limiti dell’ordinanza svizzera che regola gli inchiostri in materiali a contatto (600 microgrammi per chilo di alimento per il benzofenone e 10 microgrammi per ogni chilogrammo di alimento per sostanze non contemplate nella legge svizzera).

Il riferimento a un’ordinanza svizzera e non a leggi di carattere europeo viene fatta perché per la carta (eventualmente stampata) non esiste una legislazione europea armonizzata (ogni Paese può stabilire una normativa propria, diversa da quella di altri Stati membri).
Ad oggi valide legislazioni esistono in Italia, Germania, Francia, Olanda, Belgio ma le disparità sono evidenti. Se nel nostro Paese l’uso di carta riciclata è previsto solo per alimenti solidi secchi (sale, zucchero, riso, pasta secca) in Germania è ammesso l’uso per tutti i tipi di alimenti «previa verifica della conformità».
Il problema è che la maggior parte dei Paesi europei è sprovvista di disposizioni in materia e questo rappresenta una gravissima mancanza.

Nel complesso i risultati sembrerebbero dimostrare che l’impiego di carta e cartone stampato per alimenti, porta con sé il rischio legato alla presenza di sostanze chimiche piuttosto problematiche in grado di migrare negli alimenti e non ancora valutate dall’Efsa.
Le criticità maggiori sarebbero attribuibili, più che alla carta, agli inchiostri da stampa per gli imballi alimentari (miscele chimiche complesse di coloranti, leganti, solventi e additivi in cui possono essere impiegate oltre 5.000 sostanze diverse).
I risultati dello studio di Beuc sono stati rilanciati da PRO.MO(gruppo produttori stoviglie monouso in plastica) sulle pagine del sito che intitola il comunicato “Imballaggi di carta e cartone per alimenti, possibili rischi per la salute”.

cartone cinese takeaway carta
Importante sarebbe invece definire una soglia di sicurezza comune per definire un materiale “privo di rischi per la salute”

Sebbene i risultati ottenuti da Beuc siano pressoché in linea con quelli ottenuti in studi simili (nel 2016 il centro comune di ricerca – JRC – della Commissione europea a Ispra rilasciò una relazione sul contenuto di ammine aromatiche primarie in tovaglioli di carta colorata prelevati dai diversi Paesi europei), va precisato che alcune valutazioni non sono chiare.

Per esempio, per valutare la presenza di ammine aromatiche primarie non è chiaro se sia stata usata la soglia definita dal Regolamento Europeo sulle plastiche (pari a 10 ppb) o quella suggerita dal BfR, l’Istituto di valutazione del rischio tedesco (pari a 2ppb).

Nel rapporto BEUC si legge infatti: “nove campioni contenevano PAA al di sopra del limite stabilito nel regolamento sulla plastica (10ppb) oppure nelle raccomandazioni BfR (2ppb)”

La questione non è di poco conto perché se venisse preso come riferimento “2ppb”, probabilmente anche in molte plastiche si riscontrerebbero migrazioni eccedenti questo valore.
Quante plastiche pur rispettando l’attuale legge Europea supererebbero la soglia di sicurezza richiesta dalla Germania?
Questa è una domanda che oggi non ha risposta e che questo studio certamente non chiarisce: importante sarebbe invece definire una soglia di sicurezza comune usando lo stesso metro di valutazione per definire un materiale “privo di rischi per la salute”, indipendentemente dal fatto che si tratti di carta o di plastica.

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gianni
gianni
27 Agosto 2019 12:56

Difficilissimo da fare , come per tanti altri problemi , ma è il concetto di oggetti quotidiani ” usa una volta e getta” ad essere il problema , che sia carta o plastica o qualsiasi altro materiale è uno spreco folle e insensato.
L’Europa delle regole come spesso succede è in ritardo , ipocrita , incompleta e divisa in mille correnti che non si incontrano mai , un coacervo di interessi che non aiutano a superare i problemi .
Certo esiste buona volontà in tante nazioni ma purtroppo manca la sintesi e una visione chiara di futuro .

Elena
Elena
Reply to  gianni
13 Settembre 2019 14:40

Perfetta conclusione. E il singolo è emblema dell’insieme, si cerca di sensibilizzare chi usa magari i piatti di plastica una volta all’anno e non si guarda l’insieme del consumo di packaging quotidiani. Molte ditte giocano sull’inganno dell’imballaggio… apparentemente sembra carta, poi quando lo devi differenziare scopri, munito di lente d’ingrandimento e negli angolini più remoti, che sono “in fase di miglioramento” ma che va nell’indifferenziata… oppure basta un viaggio in un altro paese della comunità europea per scoprire che sono ancora in uso i sacchetti di plastica. Una presa in giro per chi quotidianamente si sforza di essere attento all’ambiente… vogliamo poi parlare della gestione della raccolta indifferenziata da parte dei Comuni? Ho visto con i miei occhi raccogliere in modo indiscriminato i rifiuti riciclabili e metterli tutti insieme nei camion, questo mi fa pensare che una volta che hanno raggiunto le percentuali ideali poi se ne fregano ( permettetemi il termine). Come sempre non è la ragione o il buon senso a governarci ma il soldo. La sola speranza restano le nuove generazioni che mi auguro lottino per il loro futuro e quello del pianeta che gli abbiamo consegnato.