Ragazza con i capelli ricci che tiene una busta della spesa isolata su sfondo verde che ha dei dubbi supermercato donna frutta e verdura diete perplessità

Nel periodo gennaio-marzo 2023 la spesa degli italiani per i prodotti alimentari è aumentata dell’8,6%, rispetto al primo trimestre del 2022. Nello stesso periodo i volumi acquistati si sono ridotti in modo importante in tutte le categorie merceologiche. Lo dicono i dati dell’Osservatorio sui consumi alimentari Ismea-NielsenIQ. Nonostante l’inflazione, dall’inizio del 2023, abbia rallentato, i prezzi dei prodotti alimentari sono ancora elevati e fare la spesa è più difficile rispetto al 2022, in particolare per le famiglie con reddito più basso.

Per i derivati dei cereali, categoria che comprende pane e pasta e prodotti da colazione, e rappresenta il 15,5% del totale dello scontrino, la spesa è aumentata in media del 12,7%. Considerando le diverse tipologie di prodotto si evidenzia in quasi tutti i casi un aumento della spesa a fronte di un calo dei volumi acquistati, particolarmente evidente per il riso che vede una riduzione dei volumi del 15,5% mentre la spesa cresce del 18,4%. Si riducono gli acquisti di farine e pasta secca, mentre tengono le pizze pronte, pane e sostituiti del pane. Quest’ultimo raggruppamento, che da solo rappresenta il 39% della spesa nella categoria, vede aumentare i volumi acquistati del 2,7% a fronte di un aumento di spesa di poco inferiore al 18%.

Composizione dello scontrino medio

Il settore latte e derivati è fra i più colpiti dalla dinamica degli aumenti: con una crescita media del 17,9%, tutte le categorie registrano aumenti di spesa a due cifre – da +15,3% per i formaggi molli a + 26,7% per il latte Uht – a fronte di contrazioni dei volumi che vanno dal –1,5% dei formaggi duri al –5,7% dei formaggi industriali.

Aumento della spesa e riduzione degli acquisti riguardano anche gli alimenti proteici, ma con dinamiche differenti per le diverse categorie. Gli acquisti di uova, la fonte proteica più economica, rimangono pressoché stabili ma a questo corrisponde un aumento di spesa di poco inferiore al 20%.

La spesa media per la carne vede un aumento del 9,6%: calano i volumi di carni bovine (–6%) e suine (–7,7%) mentre aumentano gli acquisti di carni avicole con un +20,4% in valore e + 10% in volume. Si riducono in modo evidente gli acquisti di wurstel, mentre per i salumi si registra, come per la maggior parte delle categorie, un aumento della spesa a fronte di una riduzione dei volumi. Si evidenzia anche uno spostamento dai prodotti preaffettati confezionati verso il prodotto sfuso, acquistato al banco, di solito più conveniente. Dopo un 2022 negativo, tornano a crescere i prodotti ittici, in particolare il pesce fresco. La spesa vede un +6,7% e i volumi acquistati +1,7%. Si ridimensionano invece, nel settore, gli acquisti di surgelati (–10,9%).

Aumento della spesa e riduzione dei volumi anche per i grassi: le spese per olio di oliva extravergine e per oli di semi crescono rispettivamente del 2,5% e del 2,8% mentre i volumi si riducono del 18,7% e del 20,9%.

Per quanto riguarda l’ortofrutta, le dinamiche sono piuttosto variabili: gli ortaggi freschi sono stabili, mentre la IV gamma (verdure pronte al consumo) vede una contrazione di spesa (–3,2%) e una maggiore diminuzione di volumi acquistati (–7%). Cala anche la frutta fresca, sia come acquisti che come spesa. Per i trasformati invece, soprattutto surgelati, prodotti a base di pomodoro e succhi di frutta, la dinamica è diversa: aumenta la spesa (+8-12%) e calano (–9-10%) i volumi acquistati.

La spesa per le bevande cresce del +8,5%, trainata soprattutto dalle bevande analcoliche, mentre i volumi acquistati diminuiscono per tutte le categorie, in particolare la birra.

Per quanto riguarda i canali di vendita, i supermercati, dove si realizzano il 40% degli acquisti, restano predominanti, si riduce il ruolo dei negozi al dettaglio tradizionali (–8%) e del commercio online, dove i volumi vedono un –16,5%. A risentire maggiormente dell’aumento di prezzi e del calo di vendite, in questa fase, sono però le catene di discount, canale in cui di solito si rivolgono le fasce di popolazione che vedono maggiori difficoltà economiche, le più colpite da questa ondata inflattiva. È da notare, infine, che il calo dei volumi venduti interessa in modo particolare le marche leader (–7,7%), mentre i prodotti con il marchio dei supermercati resistono e a fronte di un +16,9% di crescita di fatturato crescono anche i volumi, dello 0,3%.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos, Ismea/NielsenIQ

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