Scienziato che tiene una capsula di Petri con carne coltivata in laboratorio, carne sintetica

Il Regno Unito punta con decisione verso la carne coltivata. E lo fa con diverse azioni molto concrete finalizzate a sciogliere i nodi che ancora stanno rallentando l’avvio della produzione su larga scala, le autorizzazioni, la distribuzione e la vendita dei prodotti dell’agricoltura cellulare. Una delle iniziative più interessanti è il lancio di una biobanca, che conterrà un gran numero di tessuti adatti alla coltivazione, tutti senza alcuna restrizione d’uso, da fornire a chi ne avesse necessità, garantendone provenienza, qualità e caratteristiche biologiche e molecolari, in modo da standardizzare i processi e dare informazioni utili non solo ai ricercatori e ai produttori, ma anche ai consumatori che volessero conoscere l’origine delle cellule usate. Inoltre, la biobanca è pronta a condividere le informazioni in suo possesso sulle metodologie migliori per coltivare le diverse cellule e a fornire consulenze in corso d’opera.

La ‘library’ è stata creata dall’azienda Extracellular, in collaborazione con la Scuola di veterinaria dell’Università di Bristol, e offre, per ora, cellule di grasso, muscolo e midollo osseo di bovino, maiale e agnello, ma entro i prossimi 12 mesi dovrebbero arrivare anche le cellule di pollo, pesce e molluschi, tessuti che richiedono condizioni specifiche. Chi volesse intraprendere studi sulla carne coltivata, può così trovare campioni a un prezzo che è circa un decimo di quello medio di biobanche, che oltretutto vendono tessuti molto meno controllati e standardizzati per gli stessi scopi, e questo dovrebbe favorire lo sviluppo di nuove realtà. 

Carne coltivata senza siero fetale bovino

Inoltre, Extracellular si avvale della collaborazione di un’altra azienda nata da qualche mese e unica nel suo genere, la Multus Biotechnology di Londra. Il prodotto con il quale è stata lanciata è infatti un mezzo di coltura del tutto privo di siero fetale bovino, ingrediente presente nelle primissime versioni della carne coltivata, come in qualunque coltura cellulare di laboratorio, ma criticato per i costi e per il coinvolgimento degli animali. 

La Multus Biotechnology sta studiando, tramite una piattaforma e con l’ausilio di specifici programmi di intelligenza artificiale, terreni di coltura ottimizzati per le diverse carni e parte da un principio che, con ogni probabilità, è destinato ad affermarsi: non ha senso che ogni start up o azienda metta a punto i propri mezzi di coltura, cioè abbia settori di ricerca e sviluppo dedicati, che richiedono risorse economiche ingenti ed expertise specifiche. È molto meglio che possa acquistare quello più adatto da un’altra azienda specializzata. Anche così l’agricoltura cellulare potrebbe accelerare e tutto il processo essere più standardizzato, come del resto avviene nei laboratori di ricerca, che utilizzano mezzi di coltura definiti nei minimi particolari, forniti da aziende specializzate.

Campione di carne in un piatto di coltura cellulare in plastica monouso aperto in un moderno laboratorio o impianto di produzione. Concetto di carne pulita coltivata in vitro da cellule somatiche animali.
Extracellular ha creato una biobanca che offre cellule di bovino, suino e agnello per la ricerca e la produzione di carne coltivata

Il Regno Unito vuole riscrivere le regole per i novel food

Ma se è vero, come affermano in molti, che a frenare l’agricoltura cellulare in Europa è anche l’incognita sui dossier da fornire all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), il Regno Unito vuole superarla riscrivendo le regole per l’approvazione delle carni coltivate. Lo sostiene la società di consulenza Deloitte, che ha preso visione della bozza elaborata dalla Food standards agency (Fsa).

Senza rinunciare alle buone pratiche né all’assoluta sicurezza per i consumatori, l’agenzia sta cercando una via più rapida rispetto alla controparte europea, in particolare studiando un iter apposito, che non preveda il lungo processo dei novel foods per intero, ma chi si avvalga delle informazioni già disponibili nei Paesi dove la vendita è iniziata, come Singapore, e si allinei a nuovi standard internazionali, collaborando alla loro elaborazione fino a raggiungere protocolli condivisi. Secondo FoodNavigator, questo approccio sarebbe, effettivamente, moderno e funzionale, vista la globalizzazione del cibo e visto che la stragrande maggioranza delle aziende punta a un mercato internazionale fino dai primi lanci.

JBS si lancia nella produzione della carne coltivata

Tra queste vi è senza dubbio il colosso brasiliano della carne JBS, che infatti ha avviato la costruzione del più grande stabilimento di produzione di carne coltivata del mondo a San Sébastian, in Spagna, e sta lavorando a un nuovo centro di ricerca e sviluppo nello stato di Santa Catarina, in Brasile. Sempre secondo FoodNavigator, BioTech Foods, una controllata di JBS dedicata specificamente all’agricoltura cellulare, ha investito 41 milioni di dollari ed entro un anno dovrebbe essere in grado di offrire al mercato più di mille tonnellate all’anno di carne coltivata, che nel giro di qualche anno potrebbero diventare 4mila. I primi mercati target dovrebbero essere Singapore, Europa, Stati Uniti, Brasile, Australia e Giappone.

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos

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cpmlsns
cpmlsns
4 Luglio 2023 09:19

Lo dico da zoonomo e da onnivoro. Questo è il futuro e chi ferma la ricerca rinnega la scienza. Avanti con gli studi. Avanti con i controlli (super accurati) per assicurare tutti sull’assenza di controindicazioni. E avanti pure con gli OGM che, vivaddio, hanno alle spalle 20 anni di evidenze di assenza di problematiche (ce li stiamo indirettamente mangiando volenti o nolenti), altrimenti continuiamo a distinguere tra figli e figliastri…

gianni
gianni
4 Luglio 2023 22:10

Sulla ricerca penso siamo tutti d’accordo ma sulle applicazioni non la pensiamo tutti allo stesso modo, purtroppo o per fortuna.

La presenza/assenza di controindicazioni nelle applicazioni neogenetiche è oggetto degli studi presenti e futuri ma troppo spesso si confondono speranze per certezze, in un campo che dire molto complesso è semplicistico, con interferenze propagandistiche feroci.

Sugli animali molto si è detto e sui similari di laboratorio molto si dirà, al momento volenti o nolenti le certezze scarseggiano.

Sui vegetali invece………….. è la stessa incerta situazione, tra mistificazioni, false rivoluzioni, grandi interessi determinanti in assenza di prove certe e generalizzate.
https://www.today.it/innovazione/rischi-piante-transgeniche-italia.html

Riguardo ai controlli stringenti invocati, diciamocelo chiaramente, il paradigma prevale sulle prove contrastanti, inoltre quando si chiariscono meglio gli argomenti di ricerca, con alterne fortune per i ricercatori ( non dimentichiamolo ) l’attenzione è già rivolta a tutt’altro migliore e più avanzato con il risultato che non si capisce nulla tra utile, inutile e dannoso.

Si andrebbe avanti anche ammettendo che un mucchio di sostanze man-made utilizzate sono dannose e che tanta genetica produce passi avanti in un ambito e passi indietro in un altro, sarebbe comunque progresso di conoscenza.

Luca Bissoli
Luca Bissoli
3 Agosto 2023 12:57

Considerazioni sulla carne coltivata.

Al di là del prodotto che ha tutta una serie di vantaggi ambientali rispetto alla carne “macellata”, non rischiamo che:

– il processo di produzione (ora innovativo e gestito da startup) venga inglobato dagli attuali grossi / enormi produttori “tradizionali” che con le loro mastodontiche risorse si faranno un sol boccone di startup e processi innovativi (ma anche iper-stardardizzati per essere ora economicamente gestibili) quando tutto sarà a posto e disponibile per il mercato? ci fideremo di questi soliti “giganti multinazionali” solo perché ci forniscono una alternativa green?

– ci sia un distacco mentale ancor più netto nelle persone che riusciranno ancor meno a fare un nesso tra quello che acquistano al supermercato e la natura che li circonda?

Son 2 aspetti che in mezzo ai tanti riflessi positivi, non mi lasciano tranquillo rispetto alla carne “coltivata”.