
Oggi, 19 marzo, a Parma si è svolta una grande manifestazione di Coldiretti sotto la sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) per chiedere che vengano fatti studi medici clinici e preclinici, prima di approvare i prodotti da agricoltura cellulare e fermentazione di precisione. In poche parole, si chiede di applicare alla carne coltivata le stesse procedure utilizzate nell’iter di sperimentazione e approvazione dei farmaci. Nel corteo di 20mila associati di Coldiretti spiccavano cartelli con slogan come “Cibo dalle campagne non dai laboratori”, “Più ricerca medica”, “I cittadini europei non sono cavie”.
La protesta è stata accolta da molti, soprattutto nel mondo scientifico, come una forma di intimidazione nei confronti di EFSA, che per la sicurezza dei suoi dipendenti è stata costretta a chiudere la sede nella giornata della manifestazione. Di seguito pubblichiamo la dichiarazione firmata da 16 ricercatori ed esperti italiani, in risposta alla manifestazione organizzata da Coldiretti, che nella sua battaglia contro la carne coltivata, che chiama ‘carne sintetica’, non ha esitato a diffondere informazione false e manipolate.
Carne coltivata come farmaci: la comunità scientifica risponde a Coldiretti
La manifestazione di Coldiretti a Parma, davanti alla sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), con la richiesta di regolamentare la carne coltivata come un farmaco anziché come un alimento rappresenta un tentativo preoccupante di delegittimare il lavoro della comunità scientifica indipendente e il quadro normativo europeo sui nuovi alimenti, tra i più rigorosi al mondo.
Dimenticando che EFSA è già un ente tecnico e indipendente, Coldiretti invoca “più scienza libera e indipendente” e sostiene la necessità di studi clinici e preclinici per la carne coltivata, come avviene per i farmaci. Questa richiesta fa eco alle conclusioni di un Tavolo tecnico interministeriale dei Ministeri di Salute e Agricoltura, dove però dettagli sui metodi adottati, le argomentazioni e gli studi a sostegno di tale necessità, non risultano inclusi nel documento ufficiale (*).
Alla luce della letteratura scientifica esistente e delle ricerche che abbiamo già condotto, sentiamo di poter affermare che il quadro regolatorio attuale non presenta delle criticità e che la richiesta di studi clinici e preclinici non ha alcuna base scientifica. Farmaci e alimenti seguono processi di approvazione distinti perché rispondono a esigenze radicalmente diverse. Paradossalmente, la regolamentazione alimentare è improntata a maggiore sicurezza. Basti pensare che un farmaco può essere autorizzato anche in presenza di effetti collaterali noti, mentre EFSA può approvare solo in assenza di rischi per la salute.
Come ricercatrici e ricercatori impegnati nello studio della carne coltivata in Italia e in Europa, chiediamo che il lavoro della comunità scientifica e delle istituzioni competenti venga riconosciuto e tutelato. Desideriamo contribuire al dibattito anche nel nostro Paese, e pertanto chiediamo ai Ministri Lollobrigida e Schillaci la possibilità di partecipare al confronto. L’interesse comune è garantire la possibilità di lavorare affinché le decisioni e le valutazioni istituzionali a tutela della popolazione si basino sempre e solo sulle più solide evidenze scientifiche.
I firmatari
- Alessandro Bertero, Professore Associato in Biologia Applicata, Università di Torino
- Diana Massai, Professoressa Associata in Bioingegneria, Politecnico di Torino
- Daniele Marchisio, Professore Ordinario in Ingegneria Chimica, Politecnico di Torino
- Laura Cavallarin, Dirigente di Ricerca, Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari, CNR
- Nike Schiavo, Presidente di Agricoltura Cellulare Italia APS
- Stefano A.M. Biressi, Professore Associato di Biologia Molecolare, Università di Trento
- Luca Lo Sapio, Professore Associato di Filosofia morale, Università di Torino
- Bruna Anzà, Dottoranda in Ingegneria Chimica, Politecnico di Torino
- Stefano Lattanzi, CEO della Bruno Cell Srl
- Cesare Gargioli, Professore Associato in Biologia Applicata, Università di Roma Tor Vergata
- Simona Stano, Professoressa Associata di Semiotica, Università di Torino
- Luciano Conti, Professore Associato in Biologia Applicata, Università di Trento
- Barbara Loera, Professoressa Associata di Psicometria, Università di Torino
- Francesca Tiziana Cannizzo, Professoressa Ordinaria di Patologia generale, Università di Torino
- Bartolomeo Biolatti, Professore Ordinario di Patologia generale e anatomia patologica veterinaria
- Michele Antonio Fino, Professore Ordinario di Diritto Romano e Fondamenti del Diritto Europeo, Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo
(*) Nota:
Il Tavolo tecnico interministeriale sarebbe composto da dieci membri, cinque di nomina tecnico-politica, e cinque membri della Fondazione Aletheia. Si tratta di “un think-thank che ha l’obiettivo di fare chiarezza sull’indissolubile legame che oggi unisce cibo e salute”. La Fondazione ha sede allo stesso indirizzo di Coldiretti, a Roma, ed è diretta da Riccardo Fargione, direttore del centro studi Divulga, affiliato a Coldiretti.
© Riproduzione riservata Foto: Coldiretti
Siamo un sito di giornalisti indipendenti senza un editore e senza conflitti di interesse. Da 13 anni ci occupiamo di alimenti, etichette, nutrizione, prezzi, allerte e sicurezza. L'accesso al sito è gratuito. Non accettiamo pubblicità di junk food, acqua minerale, bibite zuccherate, integratori, diete. Sostienici anche tu, basta un minuto.
Dona ora
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Vox clamantis in deserto
Coldiretti fa il suo interesse. Non lo capisco ma non riesco a condannarlo. Però mi sembra di essere tornato ai tempi del COVID. Ricordo una parlamentare rivolgersi ad uno scienziato con…e chi lo dice. La risposta, bellissima, fu…uno scienziato. Comunque non ho ancora visto nessuno al mondo con la pistola che obbligava qualcuno a mangiare carne coltivata.
Avete analizzato la mancanza di conflitto di interessi degli pseudoscienziati firmatari? la coldiretti con EFSA e pappa e ciccia e con gli OGM nuovi e vecchi ha interessi molto chiari per tanti agricoltori e tanti consumatori. Anche questa manovra serve solo a far garantire ad un mondo ben pagato che possiamo dare polvere di grilli, cibo ogn e cibo sintetico ai nostri figli senza nulla temere. So che non pubblicherete per la vergogna che ancora vi potrebbe caratterizzare
“Il Tavolo tecnico interministeriale sarebbe composto da dieci membri, cinque di nomina tecnico-politica, e cinque membri della Fondazione Aletheia. Si tratta di “un think-thank che ha l’obiettivo di fare chiarezza sull’indissolubile legame che oggi unisce cibo e salute”. La Fondazione ha sede allo stesso indirizzo di Coldiretti, a Roma, ed è diretta da Riccardo Fargione, direttore del centro studi Divulga, affiliato a Coldiretti.” Il conflitto di interessi è un concetto che in Italia non si riesce ad afferrare, ovvero è elastico come “la pelle dei ………”.
Chiedo che siano testati per effetti collaterali a breve, medio e lungo termine per stabilirne la dose massima di assunzione: Nutella, Pandistelle, Teneroni, succhi nei “pouch” per bambini, Fruttolo, purea di frutta in ciotoline di plastica, Snickers, Mars, Mulino Bianco, Sofficini
Io sinceramente sono sempre di più basito, la coalizione coldiretti ministro (sul quale non mi esprimo) lobby industria alimentare è non solo vergognosamente vicina all’osceno, ma solo chi non vuole aprire la mente ed il proprio orizzonte non la vede. Tanto il conto purtroppo il nostro bellissimo pianeta lo sta già presentando, io non ci sarò più faccio ciò che posso, i miei nipoti sono per fortuna (ed educazione sociale) molto attenti alla loro alimentazione e si informano molto, rispettano i piccoli produttori ma non sicuramente COLDIRETTI, che a come unico scopo disinformare e controllare.
Davvero da vergognarsi di certe manifestazioni medioevali, da caccia alle streghe.
Purtroppo è una delle tante manifestazioni in cui si tenta di coniugare una cultura <> e di supremazia con il supporto di altisonanti Centri Studi e Fondazioni che sono emanazioni degli stessi attori.
probabilmente sarebbe il caso di porre sotto esame le varie forme di allevamento e di produzione anche in serra dato che non vengono verificate con regolarita’ .queste manifestazioni hanno un chiaro sapore di parte
Non ho ben capito se la pseudo, non la chiamo carne, è sicura o no. Comunque io non la mangerei; e…..Voi?
Io si!
Io si. Subito !
Il testo dei 16 ricercatori a favore della carne sintetica non è tra virgolette e non si sa dove inizia e dove finisce.
Poi sul merito la condirettore sta proteggendo i suoi produttori di carne non sintetica. Diciamo così. Quella che cresce sui corpi degli animali e non nei laboratori. È come x il cibo di grilli e altri animaletti del genere. C’è la possibilità di scegliere cosa acquistare. Io mangio carne fresca di vitellone o pesce o altro di vivente. Però ci deve essere scelta x il consumatore. Certo il ns Paese ha una storia e una tradizione agricola importante e di qualità e vederla insidiata da cibo di laboratorio è uno smacco sotto molti punti di vista. E va compreso la ribellione. Rispettosa di altre possibilità. Che poi abbiano, la coldiretti, espresso delle argomentazioni o delle falsità fan bene a confrontarsi con i ricercatori. Ricercatori che forse anche loro hanno degli interessi di bottega anche se possono dire il vero. Inoltre l’ente europeo Efsa non è così pura e vergine dal punto di vista del proprio operato. Ad esempio sul glifosato: negli usa è stato bandito come cancerogeno mentre l’efsa dice che non è pericoloso e ne ha concesso altri 10 anni di vendita in Europa. Ma la montato americana che lo produce/va ora è della bayer tedesca: sarà solo un caso che l’efsa l’abbia autorizzato ancora in Europa? Io ritengo che il glifosato è un veleno che avvelena non solo le colture, ma i terreni e le falde acquifere e qui fi tutti noi. Ma per l’efsa va bene così. È questa l’ dell’efsa? E questo è solo un macroesempio, chissà quanti altri casi l’efsa lascia passare, autorizza, grazie alla pressione delle lobby di settore commerciale? Quale è il motivo perché il glifosato non è cancerogeno e per gli Usa sì? Gli scienziati e ricercatori non si servono della stessa scienza x capire se una sostanza è dannosa o meno x il corpo umano americano ed europeo?! Grazie
Il glifosate non è affatto stato bandito negli USA in quanto cancerogeno, anzi, in alcuni stati rappresenta oltre metà di tutti i pesticidi utilizzati; solo il Colorado ne ha bandito l’uso nei parchi pubblici, mentre alcune cittadine del Connecticut lo hanno ristretto nei giardini delle scuole elementari e nelle aree confinanti.
A oggi la sostanza è vietata solo in Vietnam, Colombia e El Salvador.
In Francia, Olanda e Belgio è vietata per uso privato, ma del tutto autorizzata per uso professionale; in Germania e Italia è vietato l’uso in parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili di scuole e ospedali, ma è del tutto utilizzabile per uso agricolo e hobbistico.
Il brevetto di Monsanto (ora Bayer) è scaduto nel 2002, il che fa sì che il glifosate sia prodotto liberamente da numerose aziende chimiche in tutto il mondo.
I principali produttori sono Adama Agricultural Solutions Ltd (gruppo Syngenta, Svizzera, ma di proprietà cinese), BASF SE (Germania), Bayer Cropscience AG (Germania), UPL Limited (India), Syngenta International (Svizzera, proprietà cinese), FMC Corporation (USA), Zhejiang Xinan Chemical Industrial Group Company Ltd (Cina), Nufarm Limited (Australia), DuPont (USA), Corteva Agriscience (USA).
In Italia se ne consumano circa 4.000 tonnellate l’anno (circa 70 grammi per abitante).
Poche testate hanno denunciato il livello ormai intollerabile di mistificazione della Coldiretti:
https://www.cibotoday.it/blog/coldiretti-manifestazione-parma-contro-efsa.html
https://www.ilfoglio.it/scienza/2025/03/18/news/la-protesta-ipocrita-e-antiscientifica-della-coldiretti-contro-l-efsa-a-parma-7525433/
Il blitz della Coldiretti contro l’importazione di olio d’oliva con tanto di arrembaggi aveva già mostrato come si camuffino gli interessi di una lobby attraverso false notizie e allarmismo. Ora l’attacco ad un Ente tecnico e indipendente è veramente inquietante.
Personalmente non sono mai stato granché d’accordo con la politica di Coldiretti che dimentica sempre di dire, quando fa le manifestazioni contro le importazioni di materie prime sia dalla Comunità europea che dal resto del mondo, che non siamo autosufficienti per molte di queste che vengono impiegate dall’industria alimentare anche per coprire i fabbisogni interni di alimenti trasformati:
Tuttavia trovo ridondante la esplicita scrittura che “la protesta è stata accolta da molti, soprattutto nel mondo scientifico, come una forma di intimidazione nei confronti di EFSA, CHE PER LA SICUREZZA DEI SUOI DIPENDENTI è stata costretta a chiudere la sede nella giornata della manifestazione”.
Siamo in Italia, non in un paese del terzo mondo che ogni protesta sfocia “nell’occupazione” di un ambasciata o in disordini da black bloc.
Suvvia, Coldiretti non si è mai spinta oltre i limiti di una protesta chiassosa sì ma pacifica!
Le proteste di Coldiretti hanno la stessa origine di quelle sollevate per i limiti e le procedure Ue sulle auto elettriche, cioè che fine faranno coloro che oggi producono carne, se la carne coltivata costerà meno di quella delle carcasse degli animali? In effetti il problema esiste e coinvolge persone e famiglie non animali. Occorrerebbe accettare il cambiamento e dare una mano a chi ci potrà rimettere la pelle. Non come ha fatto la Ue con le sanzioni sulle auto che hanno arricchito solo Musk, ma lasciando che il cambiamento avvenga senza ridimensionarlo o rallentarlo e dare vera assistenza alle migliaia di disoccupati che produrrà con nuove opportunità e denaro per fare la spesa e pagare le bollette. Non credo si siano altre soluzioni per evitare lunghi conflitti che porterebbero solo a scelte sbagliate come quelle per l’auto. Per inciso: la carne coltivata è un alimento deve essere venduta con l’etichetta corretta, il consumatore ne deve conoscere l’apporto nutritivo e poi scegliere anche se dovesse leggere che è più grassa o meno proteica di una bistecca di manzo. Certo per i produttori di carne coltivata sarà molto facile produrre carne con il 50% di proteine e l’1% di grassi che per un allevatore di Chianina, ma sarà molto difficile che possa anche solo imitare, figurarci eguagliare, il sapore della Chianina o del Kobe.
Bene allora si dica chiaramente che e’ una lotta per un (futurissimo) problema occupazionale non di salute pubblica come insiste a sostenere da anni questa associazione.
La categoria a cui appartengo (telecomunicazioni) e’ passata in meno di 30 anni da 60000 occupati diretti in Italia a meno di 5000 con tutte le conseguenze sociali che lei paventa per il settore agricolo ma nessuno si e’ mai sognato di mascherare questo processo da qualcosa di diverso come invece fanno sistematicamente questi signori!
Premessa: non sono vegana.
Mi fanno molto ridere le persone che non vogliono mangiare la carne coltivata perché “non sanno cosa mangiano” o “non sanno se sia sicura”.
Come se la carne acquistata al supermercato e proveniente da allevamenti intensivi fosse davvero sicura. Come se gli animali malati non venissero macellati al pari di quelli sani.
Avete già dimenticato il morbo della mucca pazza? E i casi di aviaria che obbligano a uccidere milioni di volatili? Ma secondo voi, la carne di un pollo selezionato per crescere in modo anormale è davvero sicura?
Come sempre, ci sono in ballo solo interessi economici e non la salute delle persone.
Secondo me, i veri e unici problemi della carne coltivata sono due:
1. un problema etico: se la carne è fatta in un laboratorio, allora entrano in gioco i brevetti e ne viene limitata la diffusione (al pari dei medicinali)
2. un problema energetico: la produzione della carne coltivata richiede molta energia, che va prodotta in qualche modo.
La carne coltivata non salverà il mondo e non debellerà la fame, ma un modo diverso di allevare e mangiare forse sì o, per lo meno, potrebbe aiutare…
Guardi non so dove lei si documenta ma, mi creda, cambi enciclopedia perché quello che lei afferma non è assolutamente vero!
La carne venduta in Italia è sicura, senza se e senza “fosse” al di là che sia allevata in allevamenti intensivi (che tra l’altro è il sistema più efficiente per il nostro paese che non ha estensioni di pascolo e oltretutto incide meno sulle emissioni di gas serra, rispetto all’allevamento brado, perché anche le deiezioni possono essere impiegate per produrre biogas). Il controllo del servizio veterinario è ineccepibile.
Oltremodo non si possono macellare animali malati e quelli che seguono una profilassi antibiotica (come capita a noi umani per curare un’influenza e il raffreddore) sono isolati e devono rispettare un periodo di asciutta prima di essere macellati.
Gli animali malati come quelli che furono affetti da morbo di mucca pazza non possono essere in alcun modo macellati, devono essere abbattuti e distrutti. L’aviaria che colpisce i volatili e la peste suina africana che colpisce i suini, sono virus propri di queste specie: l’abbattimento dei capi infetti si rende necessario per eradicare queste malattie ed in nessun modo le carni di questi animali arrivano sulle nostre tavole.
Se lei avesse riscontri oggettivi di malasanità veterinaria, denunci. In caso contrario è meglio che si astenga da commenti forzati.
Quanto alla carne coltivata, personalmente non mi pongo il problema: di certo non sostituirà la carne d’allevamento perché i costi di produzione rimarranno sempre elevati e come scrive lei – la sola cosa corretta – richiede un’elevata energia che le sole fonti rinnovabili non sarebbe sufficienti. Sarà un business, perché molti ci hanno investito e vorranno rientrare dei loro capitali: rimarrà una nicchia utile per i paesi ricchi come il nostro ma di certo non contribuirà a debellare la fame nel mondo.
In ogni caso il problema ad oggi non si pone perché ancora nessuno ha avanzato richiesta in UE di registrare questo cibo come novel food.
è evidente come per lei il benessere animale non conti un fico secco, se afferma che il metodo di allevamento intensivo da noi in uso sia quello migliore. contento lei…
Gli animali malati non vengono macellati. I polli sono allevati in modo disastroso ma la carne sicura igienicamente .
Appare evidente come Coldiretti giochi su tematiche che in tempi di crisi trovano nella pancia di imprese e cittadini terreno fertile.
A nulla vale evidenziare che le tecnologie adottate non sono implementabili oggi su larga scala e troveranno attuazione in tempi compatibili con una ipotetica riconversione aziendale.
A nulla vale evidenziare che accanirsi contro la ricerca scientifica rappresenta un’autogol per i produttori agricoli che da tale attività hanno ricavato e ricaveranno grandi benefici.
A nulla vale evidenziare che la diffusa disinformazione è la madre dei disastri naturali e della discutibile qualità ambientale.
La psicopatologia diffusa trova in queste visioni della produzione agricola terreno fertile per alimentare nei cittadini una percezione approssimativa rispetto al consumo di prodotti.
Purtroppo l’ignoranza dei consumatori è molto più diffusa di quanto si pensi e la visione critica è patrimonio di poche coraggiose e intraprendenti persone che si cimentano nell’approfondire le tematiche alimentari.
Eccessi di consumo, fitofarmaci in deroga, inquinamento delle falde, allevamenti sempre più discutibili, etc.
Per chi pensa che le istanze del mondo produttivo siano da circoscrivere agli aspetti reddituali e non abbiano valenza socio-sanitaria ed etica, va evidenziata che ogni deroga in campo ambientale e alimentare si traduce in potenziali problemi per i consumatori, dall’obesità all’inquinamento delle falde, dalla salubrità degli alimenti al “malessere” animale.
Sempre più necessaria l’informazione per educare i consumatori e “il Fatto alimentare” rappresenta un presidio con i suoi articoli.
La coldiretti non ha mai capito che, nell’interesse dei suoi associati, che e’ anche la sua mission, che quando si alza il vento del cambiamento proposto dalla scienza e’ meglio costruire mulini a vento e non muri.
Ma i test applicati agli “alimenti naturali”
sono almeno comparabili a quelli effettuati sugli “alimenti da laboratorio” ?
Mi paiono evidenti le motivazioni di Coldiretti e del ministro volte a tutelare una parte della popolazione.
Più che altro è una protesta priva di senso. EFSA valuta la carne coltivata nell’ambito del quadro normativo sui Novel Foods (su cui EFSA ha recentemente aggiornato i criteri scientifici di valutazione). Se si vuole spostare la carne coltivata nell’ambito regolatorio normativo, allora occorre rivolgersi alla Commissione Europea; in tal caso i prodotti dovrebbe avere un obiettivo terapeutico (quale?) e andrebbero valutati dall’Agenzia per i Farmaci – EMA. Credo che questo cambiamento sia del tutto fuori dal mondo. Mi dispiace per la tante brave persone male informate e peggio guidate che hanno partecipato alla manifestazione. P.S. Se ci sono dati sugli esseri umani EFSA li valuta sempre anzi dà loro la priorità
La manifestazione di Parma, come ho commentato in Linkedin, fa parte di una manovra per sfruttare il legittimo disagio dei coltivatori diretti a fini politici. Le attività agricolo-zootecniche attuali sono basate su metodi che danneggiano l’ambiente, la salute animale e dell’uomo. Gli effetti sull’ambiente sono palesi, quelli sull’uomo un pò meno, perchè non c’è interesse a parlarne. Quanto agli animali, meglio sorvolare. Adottare su larga scale l’agricoltura rigenerativa è un processo lungo e costoso, allora più conveniente inventarsi nemici immaginari. La carne coltivata sarà una realtà commerciale significativa forse tra 20 anni, i prodotti lattiero caseari con ingredienti da fermentazione di precisione tra diversi anni, dunque siamo alla distrazione di massa.