La Cambpell elimina il BPA dalle lattine delle sue minestre. Siamo sicuri che lo sostituirà con sostanze meno pericolose? Il caso del BPS
La Cambpell elimina il BPA dalle lattine delle sue minestre. Siamo sicuri che lo sostituirà con sostanze meno pericolose? Il caso del BPS
Agnese Codignola 11 Maggio 2016La Campbell, colosso statunitense delle minestre pronte in scatola e dei primi piatti, ha annunciato che entro il 2017 eliminerà il bisfenolo A* (BPA) dai prodotti in lattina, anche se entro dicembre la sostituzione avrà già raggiunto il 75% delle confezioni distribuite in tutto il Nord America. La decisione è il risultato della spinta di un’opinione pubblica sempre più preoccupata per i danni associati al BPA (stando a un’analisi molto recente effettuata dalla endocrine Society statunitense, sono stati ormai documentati in oltre cento lavori scientifici). Ci sono poi iniziative come quelle della California che, per prima, ha aggiunto il BPA nella lista delle sostanze pericolose per la salute, e presto potrebbe rendere obbligatoria l’indicazione in etichetta.
L’iniziativa della Campbell potrebbe essere un’operazione di green washing, dal momento che non si sa quali saranno i sostituti del BPA. Per ora si parla genericamente di materiali acrilici e poliesteri, tra i quali potrebbe celarsi un derivato del BPA, cioè il bisfenolo S o BPS. Il BPS è dotato di caratteristiche praticamente identiche per l’effetto sui materiali plastici, ma fino a poco tempo fa era stato pochissimo indagato per gli effetti sulla salute umana (d’altro canto, i pochi dati disponibili sembrano mostrare che BPA e BPS siano quasi indistinguibili anche da questo punto di vista).
Va in questa direzione anche uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Ottawa, in Canada, che conferma effetti quasi sovrapponibili al BPA sul sistema endocrino e in generale sul metabolismo. Per giungere a queste conclusioni, gli autori hanno ottenuto alcuni campioni di cellule umane femminili pre-adipose (preadipociti) – cioè di cellule ancora poco differenziate, e quindi destinate a risentire in maniera più o meno significativa del contatto con le sostanze chimiche – e le hanno lasciate incubare per due settimane con diverse dosi di BPS da solo o con un antiestrogeno, oppure con un cortisonico, come controllo ( perché questa sostanza induce un effetto specifico sui grassi intracellulari ben noto e misurabile, e sfruttabile perciò come termine di paragone). Si è così visto – e riferito su Endocrinology – che il BPS, soprattutto in dosi elevate oppure molto basse, fa aumentare la concentrazione di grassi all’interno dei pre-adipociti. Questo effetto viene considerato un indice di squilibrio metabolico e, a sua volta, influisce sul metabolismo ormonale. Inoltre i ricercatori hanno dimostrato che bloccando il recettore degli estrogeni, il BPS non riesce più a esercitare la sua azione, a riprova del fatto che la via attraverso la quale avviene l’accumulo di grassi è quella ormonale, cioè che anche il BPS, come il BPA agisce da interferente endocrino.
Del resto, vista la similitudine chimica delle due molecole, la cosa non sorprende, e costituisce anzi uno stimolo affinché la ricerca si muova in altre direzioni, anche perché non è escluso che presto il BPS abbia un destino molto simile a quello del progenitore, e l’opinione pubblica o il legislatore non si accontenti più di diciture BPA-free, ma pretendano prodotti bisfenoli-free.
*Il bisfenolo A si trova nel rivestimento plastico della superficie interna delle lattine
Giornalista scientifica
Ma questi Bisfenoli di cui si parla, sono gli stessi che ricoprono le latte delle conserve, passate e vegetali in scatola che si vendono in Italia?
Grazie
ciò per quanto riguarda il mercato USA, ma in Europa com’è la situazione sul campo, il BPA è ancora presente nei nostri contenitori?