Due persone su tre pensano che il cambiamento climatico sia un’emergenza da affrontare subito e con decisione. Eppure solo una persona su tre pensa che si debbano incentivare le diete a base vegetale. È quello che traspare dai risultati di un sondaggio realizzato dal Programma di sviluppo delle Nazioni Unite insieme all’ Università di Oxford, secondo cui solo il 30% degli intervistati ha indicato la promozione di regimi alimentari a base vegetale come misura da sostenere.
Al People’s Climate Vote, che è stato definito il più grande sondaggio al mondo sul cambiamento climatico, hanno partecipato più di un milione e 200 mila persone residenti in 50 Paesi. Per raggiungere i più giovani, la fetta della popolazione che non può ancora votare, ma sarà la più colpita dagli effetti dell’emergenza climatica, il questionario è stato pubblicizzato all’interno di giochi e app per dispositivi mobili. Risultato: tra coloro che hanno risposto al sondaggio, oltre mezzo milione di soggetti ha un’età compresa fra 14 e 18 anni.
In generale, il 64% delle persone riconosce che il cambiamento climatico è un’emergenza, con l’Italia che, insieme al Regno Unito, si distingue positivamente con l’81% dei partecipanti che ha risposto in questo modo. Tra di essi, la maggior parte (59%) ritiene che i governi mondiali debbano fare urgentemente tutto il necessario per rispondere alla crisi. L’educazione sembra essere il fattore che più influenza le opinioni delle persone sul clima: più è alto il livello di istruzione, maggiore è la richiesta di azioni urgenti contro l’emergenza.
Ai partecipanti è stato chiesto anche quali misure, in concreto, si debbano mettere in atto per contrastare il cambiamento climatico. Più della metà delle persone pensa che sia necessario adottare politiche di conservazione delle foreste e dei terreni (54%), sfruttare energie rinnovabili (53%), indirizzare il sistema agricolo verso pratiche più sostenibili (52%) e investire di più in lavori e aziende “verdi” (50%). La lotta allo spreco alimentare, invece, è stata indicata dal 43% dei partecipanti.
La politica che invece ha trovato meno sostegno tra gli intervistati è la promozione di diete a base vegetale, indicata solo dal 30% dei partecipanti al sondaggio. Questo nonostante sia ormai noto il contributo al cambiamento climatico rappresentato dall’allevamento convenzionale, a causa delle emissioni di gas climalteranti e della deforestazione per la creazione di pascoli e campi per colture destinate alla produzione di mangimi.
Secondo il documento che illustra i risultati del sondaggio, il basso livello di supporto alla promozione delle diete a base vegetale potrebbe avere diverse spiegazioni. Per esempio, in alcuni Paesi potrebbero non essere disponibili alternative ai prodotti di origine animale, oppure potrebbe mancare una conoscenza diffusa della loro esistenza. In altri, tuttavia, potrebbe aver giocato un ruolo la convinzione che l’alimentazione sia una scelta personale, su cui governi e istituzioni non devono intervenire. Ma siamo proprio sicuri che diete e stili di vita più sostenibili riusciranno a diffondersi nella popolazione anche senza un’adeguata promozione?
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Se davvero “oltre mezzo milione di soggetti ha un’età compresa fra 14 e 18 anni tra coloro che ha risposto al questionario” e la pensa come nell’articolo in fatto di alimentazione ( non notandone una forte correlazione e peso nell’ impatto generale ecosistemico) allora questi “giovani” millennials sono giá vecchi dentro…
Mi pare una percentuale sensata e logica, l’alimentazione è veramente una scelta personale, persino ricoverati in ospedale ci lamentiamo del pollo lesso e della minestirna (certamente più salutari della pajata e delle lasagne… ma ci vengono imposti), e un’alimentazione equilibrata come la dieta mediterranea è più che sufficiente a contenere l’impatto ambientale, e le continue martellanti campagne che la demonizzano a favore di diete differenti dopo un iniziale successo stanno ora ottenendo esattamente l’effetto opposto.
Soprattutto quando il guru influencer neoecologista di turno trasmette il suo ecologicissimo messaggio in streaming da un cellulare di ultima generazione sgranocchiando un gambo di sedano mentre col suo SUV da tre tonnellate (ma elettrico eh) si reca al megaconcerto da venti fantastilioni di watt per pubblicizzare una marca di monopattini… la gente sarà anche stupida, ma presto o tardi si rende conto.