Panetti di burro su un foglio di carta oleata sopra un piatto di legno, con coltello; concept: grassi saturi, colesterolo

Panetto di burro tagliato con ciotola di cubetti di burroSugli scaffali dei supermercati, in bella vista tra alimenti che compriamo da una vita, si moltiplicano i prodotti che hanno l’aspetto dell’originale ma non sono quello che sembrano. Leo Bertozzi su Clal News lo scorso 6 luglio racconta il caso del burro e dei prodotti che ne imitano l’aspetto.

Ci sarà capitato a volte di scoprire che i prodotti che abbiamo sempre acquistato con la totale certezza di sapere cosa fossero senza dover andare a verificare le etichette non sono più esattamente ciò che sembrano, ma ‘a base di’. Prendiamo l’esempio del burro: fino a non molto tempo fa si trovava in uno spazio ben definito sugli scaffali con confezioni così caratteristiche da non lasciare spazio a dubbi, in modo da venire identificato al primo colpo d’occhio. Adesso capita invece sempre più spesso di trovare nello scaffale del burro anche dei prodotti con la confezione tipica di un burro, di marche conosciute, ma che riportano in piccolo sull’etichetta scritte del tipo “prodotto spalmabile a base di panna e olio vegetale”. Ovviamente ci si sente ingannati.

Un tempo la margarina era sempre presentata in vaschette, facilmente distinguibili dal burro

Lo stesso per la margarina era così: una volta era confezionata in modo diverso dal burro ed era anche comunicata in modo diverso. Il burro era burro e la margarina era margarina. Oggi, nell’epoca del relativismo e dell’olistico, si tende invece a voler cancellare le differenza e far apparire come tutto sia pressoché uguale, quindi sovrapponibile e sostituibile cioè indifferente.

Come sappiamo bene, la margarina non è certo migliore del burro e le bevande vegetali non sono migliori del latte. La normativa invece lascia spesso ampio spazio per far apparire che qualcosa è ciò che invece non è: “prodotto a base di…”, “condimento a base di…”. Esiste una gamma sempre più ampia di alimenti ‘simili’, che possono variare dal punto di vista compositivo, nutrizionale, funzionale, rispetto ai loro sosia originali, per cui bisognerebbe prestare attenzione non tanto alla presentazione ma alle etichette, che non sono ornamenti, ma strumenti di informazione sul prodotto. L’acquisto è una scelta, che può essere più o meno consigliabile, ma deve essere fatta in modo responsabile. Non si tratta tanto di sicurezza alimentare, dato che tutti i prodotti immessi sul mercato debbono rispettare le norme sanitarie in vigore, ma di politiche commerciali e di marketing per conquistare spazi di mercato e nuove tipologie di consumatori. Sempre più nuovi prodotti vengono immessi in vendita; non sono peggiori, ma diversi da quelli cui eravamo abituati e con cui comunque competono.

Coscienti di vivere in tempi in cui sempre più si tende ad asserire che non ci sono differenze fra l’essere ed essere percepito, occorre più che mai leggere attentamente le etichette, soprattutto la lista degli ingredienti. Di certo un prodotto originale non potrà mai essere uguale al suo similare. PS: con una certezza per le DOP, perché ottenute in base a disciplinari che sono pubblici, verificati e verificabili

Leo Bertozzi – Clal News

© Riproduzione riservata – Clal News Foto: Depositphotos, Fotolia, iStock

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Carmelo
Carmelo
9 Agosto 2022 09:52

E’ colpa dei tantissimi immigrati dell’est Europa e Asia che ormai ci sono in Italia, sono loro i principali consumatori di margarina…e ovviamente i negozi le propongono.
Ce ne eravamo praticamente liberati decenni fa delle margarine (tranne nelle peggiori pasticcerie), adesso invece il nuovo “progresso” ce le sta riproponendo in massa. Il peggior grasso mai ideato sul pianeta terra.
Nell’est Europa è decisamente il grasso che va per la maggiore, se entrate in un supermercato rumeno, ungherese, ecc. vedrete frigoriferi pieni zeppi di margarina, e il burro relegato in un angolino…

Theresio
Theresio
Reply to  Carmelo
16 Agosto 2022 15:08

Ah certo. La colpa è senz’altro loro. Non delle aziende che giocano sulle ambiguità. No no. Colpa degli immigrati…. Ma per favore…

Giova
Giova
Reply to  Carmelo
30 Agosto 2022 18:57

“(tranne nelle peggiori pasticcerie)” peggiori, ma numerose, visto che per il costo sono tante quelle che non usano il burro, senza preavvertire il consumatore, il quale se ne accorge durante la digestione.
Comunque concordo con con Theresio: aziende che giocano sulle ambiguità.

Francesco
Francesco
26 Agosto 2022 21:33

Ma davvero nessuno tiene in considerazio e che sempre meno persone vogliono nutrirsi di alimenti di origine animale?
Personalmente in famiglia abbiamo precedenti di colesterolo e di diabete. Figurioci quanto stiamo attenti. Non siamo vegani ne vegetariania sempre più persone, così come noi, cercano di nutrirsi senza nuocere a se stessi ne ad altri esseri viventi. Quindi altro che essere ed essere percepito. La gente sa benissimo oggi come viene prodotto il latte e piuttosto che alimentare un’industria immorale che produce tra l’altro ad alto tasso di colesterolo, sceglie latti vegetali che per carità non sono certo buoni come il latte ma ti assicurano arterie e coscienza pulite!

Samantha Tedesco
Samantha Tedesco
31 Agosto 2022 08:37

Non capisco il senso dell’articolo… Devo sentirmi in colpa perché non tollero il lattosio e compro gli alternativi al latte o devo spaventarmi perché il latte di mandorla può essere confezionato in modo simile a quello vaccino?
In ogni caso, non mi sembra un problema insormontabile: invece di mettere nel carrello prodotti a caso, guardate quello che prendete dallo scaffale.