Dopo l’entrata in vigore della norma che obbliga tutti i negozi e i supermercati italiani a usare solo sacchetti biodegradabili e compostabili per frutta e verdura, c’è chi chiede di andare oltre e ha lanciato una petizione, che ha già raccolto più di 207 mila firme, per chiedere ai governi e alle istituzioni di imporre alle aziende la sostituzione di tutte le bottiglie in Pet con contenitori in plastica biodegradabile. Si tratta di un obiettivo ambizioso, se consideriamo che nel mondo si vende più di un milione di bottiglie di plastica al minuto, e che ne viene recuperata meno della metà.
Non si tratta però di un’impresa impossibile. In commercio esistono acque minerali in bottiglie realizzate in PLA, un polimero che si ricava dalla fermentazione dei composti a base di zucchero e amidi delle piante, anche se le bevande non sono tutte uguali. “Non ci sono particolari problemi – precisa Luca Foltran, esperto di packaging e sicurezza dei materiali – quando si impiegano bottiglie biodegradabili e compostabili come contenitori per acqua minerale frizzante o naturale, bibite analcoliche, infusi, succhi filtrati perché si tratta di alimenti con un basso potere estrattivo”.
Diverso è il discorso per sciroppi, bevande non filtrate, bibite analcoliche e mosti con polpa di frutta, cioccolato e latte, che hanno un potere estrattivo maggiore. In questo caso, però, ricorrendo a con qualche accortezza in più da parte dei produttori si può arrivare realisticamente a soluzioni interessanti.
“I vantaggi nell’impiegare il PLA sono diversi – spiega Foltran – si tratta di una sostanza ricavata da una fonte naturale e rinnovabile, non è realizzato con petrolio e derivati e permette un risparmio in termini di emissioni di CO2”. Tuttavia va ricordato che, come per i sacchetti, la biodegradabilità del materiale non giustifica l’abbandono nell’ambiente. Per cui queste bottiglie devono essere smaltite come le altre attraverso la raccolta dei rifiuti organici. La conversione non può realizzarsi in tempi brevi, perché è necessario adeguare gli impianti di compostaggio che dovrebbero essere in grado di lavorare quantitativi decisamente maggiori rispetto a quelli attuali.
Si tratta comunque di un’iniziativa interessante, che potrebbe inserirsi nel piano annunciato dall’Unione europea per combattere l’abuso di plastica nel continente, ridurre i materiali plastici circolante e favorirne riciclo e riuso entro il 2030.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Avendo messo a punto con la collaborazione di un’azienda di impianti di iniezione-soffiaggio i parametri di ottenimento preforme nonché di stiro-soffiaggio delle bottiglie in PLA con il primo polimero (PLA= polilattato) uscito dall’impianto pilota di Minnetonka della Cargill-DOW a cavallo degli anni 2000, ne ho sperimentato anche tutte le proprietà ( chimico fisiche batteriologiche ed organolettiche) in relazione ai prodotti alimentari liquidi per cui le bottiglie, a loro modo compostabili, potessero essere utilizzate in fase commerciale.
Dal punto di vista organolettico , di cessioni chimiche e batteriologico nessun problema. Un limite serio (a parte il costo che allora era circa doppio rispetto al PET nasce dalla elevata permeabilità all’acqua che riduce la vita del prodotto per vita di scaffale ragionevolmente elevata. Si decise pertanto di testare la confezione di latte pastorizzato a conservazione relativamente breve, che fu poi contestata dal marketing per i costi troppo elevati. In seguito una nota azienda di acque minerali intraprese la stessa via per bottiglie di acqua destinata all’infanzia, con ovvio sovradosaggio (di acqua poco costosa): se ne fece un gran battage pubblicitario scambiando “una parte per il tutto”, che poi pare sia stato sconfessato. Mi risulta che pur con riduzioni di prezzo del polimero vergine, che ,senza altre controindicazioni sia ragionevolmente utilizzabile per prodotti ad alto valore aggiunto, il PLA sia ancora utilizzabile in forma di film di copertura e vaschette di basso peso per prodotti a scadenza “breve”.
Mi risulta che il produttore americano stia portando avanti studi interessanti sia per l’aumento delle performances che della riduzione dei costi (ad esempio sfruttando scarti vegetali diversi a basso costo per la produzione di acido lattico). E’ una via comunque estremamente interessante di cui tener conto per eventuali futuri sviluppi.
assolutamente favorevole. petizione firmata e condivisa.
Sull’onda lunga dell’effetto “sacchetti ortofrutta” stiamo lanciando proclami che non sono dissimili da quelli fatti dai politici nella recente campagna elettorale . Si può dire tutto ed il contrario di tutto , tanto a ferragosto le persone si saranno dimenticate ogni promessa fatta .
Il problema è e sarà sempre la capacità di gestire correttamente i rifiuti
Sono spesso in giro per l’Europa ed in nessun paese si trovano rifiuti di vario genere sparsi lungo le strade come in Italia .
Io so che sono tornato a casa in Italia quando vedo ai bordi della strada che percorro rifiuti abbandonati.
So già che qualcuno dirà che è un problema mondiale … è vero in tutti i luoghi dove c’è inciviltà e mafia esiste il problema dei rifiuti . Quindi se diciamo che il problema non è gestibile , certifichiamo la ineluttabilità di inciviltà e mafia …
Ritornando al collega che ha chiarito molto bene la sua esperienza con il PLA , dobbiamo analizzare le applicazioni pratiche .
Esiste , in pratica, un unico produttore di PLA nel mondo con una capacità produttiva limitata e costi molti elevati
Il polimero è sensibile a molti fattori difficilmente controllabili in fase produttiva
L’esperienza della “famosa azienda produttrice di acqua minerale ” è stato un bagno di sangue economico e di immagini perché le bottiglie perdevano nei punti vendita
Dovremmo “accorciare” la vita utile dei prodotti
Ottenere il polimero da scarti di lavorazione , mi risulta ( ma potrei essere smentito non ne ho la certezza ) essere quasi impossibile, quindi il rischio è distogliere materie prime dall’alimentazione umana oppure avere effetti deforestazione modalità olio di palma .
concludendo cerchiamo di essere realisti
PS . personalmente sono passato all’acqua del rubinetto anni fa anche se mi rendo conto che dipende dalla qualità dell’acquedotto locale