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Nel 2006, quando l’Efsa ha valutato per l’ultima volta l’esposizione alimentare al BPA, erano disponibili meno informazioni e gli esperti sono stati costretti a formulare varie ipotesi. Oggi, sulla base delle ricerche, si può dire che l’esposizione alimentare è da 4 fino a 15 volte minore rispetto a quella a suo tempo calcolata dall’Efsa, a seconda della fascia di età dei consumatori.

bisfenolo
Lo schema mostra i vari impieghi del bisfenolo A

 

Un’altra nota interessante è che per la prima volta gli esperti di Parma hanno considerato l’esposizione da fonti non alimentari, anche se ancora mancano dati sulla quantità di BPA assorbita dall’organismo attraverso il contatto con la carta termica. Il nuovo parere introduce importanti elementi innovativi dal punto di vista scientifico, ma dovrà essere rivisto fra qualche anno. Un ultimo aspetto importante è la scelta dell’Efsa di lanciare una consultazione pubblica che sul problema che ha raccolto ben 500 commenti da authority nazionali, istituti scientifici (come l’Istituto Superiore di Sanità italiano) e privati.

 

In questa situazione, ci sono Paesi come la Francia che da quest’anno hanno vietato l’impiego del bisfenolo A nel materiale a contatto con gli alimenti in virtù del principio di precauzione. La situazione  è quindi in evoluzione anche se la riduzione di 10 volte la DGT  (da 50 a 4 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno)  lascia intendere che il BPA è una sostanza  pericolosa che in prospettiva dovrà essere essere  sostituita con altre non così critiche.

 

Roberto La Pira

© Riproduzione riservata

Foto: iStockphoto.com

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