Biologico, nel 2019 frutta tropicale, in guscio e spezie bio in testa per importazioni. Calano i cereali. La relazione della Commissione europea
Biologico, nel 2019 frutta tropicale, in guscio e spezie bio in testa per importazioni. Calano i cereali. La relazione della Commissione europea
Giulia Crepaldi 30 Giugno 2020Restano sostanzialmente stabili le importazioni in Unione europea di prodotti agroalimentari biologici da paesi terzi. Nel 2019 gli stati membri hanno importato 3,24 milioni di tonnellate di materie prime e alimenti bio, con un aumento minimo (+0,4%) rispetto all’anno precedente. È questo il primo dato che emerge da una relazione da poco pubblicata dalla Commissione europea (scaricabile qui in inglese).
Più della metà (54%) dei prodotti agroalimentari biologici importati lo scorso anno è rappresentata dalle cosiddette commodities, cioè le materie prime come cereali e oli vegetali, pari al 38% del valore delle importazioni, a causa del loro basso prezzo unitario. Segue poi la categoria degli “altri prodotti primari”, di cui fanno parte ad esempio frutta e verdura, che costituiscono il 38% delle importazioni in volume e il 43% in valore.
Circa un terzo dei prodotti importati nel 2019 è entrata in Europa dai Paesi Bassi (32%). Al secondo posto, distanziata di quasi 20 punti, c’è la Germania (13%), seguita dal Regno Unito (12%) e dal Belgio (11%). Dal punto di vista dell’origine, la top ten dei paesi che esportano prodotti biologici in Unione europea comprende Cina, Ucraina, Repubblica Dominicana, Ecuador, Peru, Turchia, India, Colombia, Kazakistan e Brasile. Il 70% dell’agoalimentare bio importato in Europa proviene da questi 10 paesi.
Analizzando nel dettaglio i prodotti che sono stati importati da questi paesi, si può notare come dalla Cina provengano per lo più panelli (sottoprodotti della produzione degli oli vegetali utilizzati in zootecnica per l’alimentazione degli animali da allevamento), che rappresentano il 75% delle importazioni di biologico dal gigante asiatico. Da Repubblica Dominicana, Ecuador e Peru sono arrivati soprattutto frutti tropicali (banane), frutta secca e spezie, mentre Ucraina, Turchia e Kazakistan hanno esportato in Europa soprattutto cereali, in particolare frumento. Lo zucchero biologico è arrivato invece da Brasile, Colombia e India (più il Paraguay). Tutti i paesi, in percentuali differenti, hanno esportato verso l’Unione anche oli vegetali.
In generale, la categoria di prodotti più importati nel 2019 è quella della frutta tropicale, frutta secca e spezie (27% dell’import in volume), con una crescita del 13% rispetto all’anno precedente e l’85% dei frutti tropicali rappresentato dalle banane. Seguono i panelli, che costituiscono il 12% delle importazioni del 2019 e lo zucchero, al 7%. Sempre al 7% si trovano anche i cereali (esclusi frumento e mais), in calo dell’8% rispetto all’anno precedente. A proposito di frumento e riso, anche le importazioni di questi cereali sono in diminuzione, rispettivamente del 15,7% e addirittura del 67,4%!
La crescita delle importazioni di frutta tropicale traina l’intera categoria di frutta e verdura, che globalmente registra un +8%, anche se con tendenze altalenanti: la frutta è in calo dell’8,5%, con le mele e le pere che registrano un crollo di oltre il 36% delle importazioni, mentre la verdura cresce del 7,9%, con patate in calo (-16,1%) e cipolle, scalogni e aglio che raddoppiano i propri numeri (+115%). Crescono anche le importazioni di caffè, tè e mate (+11%), ma, quasi per compensare, il cacao registra un calo di pari entità (-11%).
Restano ancora bassi i volumi di prodotti di origine animale biologici importati in Europa (circa 18,8 mila tonnellate sui 3,24 milioni totali), rappresentati quasi esclusivamente da miele (17,9 tonnellate). Per quanto riguarda la carne, nel 2019 sono diminuite le importazioni sia per quella bovina (-27%) che per quella ovina e caprina (-46%).
In generale, il biologico costituisce il 2% del totale delle importazioni di prodotti agroalimentari. Ma alcune categorie fanno eccezione: secondo alcune stime, quasi il 20% dell’olio di oliva importato è biologico, mentre per farine, frutta tropicale, frutta secca, spezie, uova, miele e zucchero la quota di prodotto bio è compresa tra il 5 e il 10%.
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Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.