La Commissione europea ha incluso le materie plastiche tra i settori prioritari di intervento nel proprio Piano d’azione per l’economia circolare. Per questa ragione, nel 2019, è stata sviluppata la direttiva Sup (dall’acronimo inglese di Single use plastics). Una legge che prevede la messa al bando di alcuni prodotti in plastica monouso: cotton fioc, posate (forchette, coltelli, cucchiai, bacchette), piatti, cannucce, agitatori per bevande, aste per palloncini, ma anche tazze e contenitori per alimenti e bevande realizzati in polistirene espanso. Con la legge di delegazione europea 2019-2020 l’Italia recepisce finalmente, rispettando i termini previsti, tale Direttiva (2019/904 sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente) spingendosi tuttavia oltre rispetto alle misure previste nel testo UE.
Per prima cosa include i bicchieri di plastica tra i prodotti monouso soggetti a una riduzione dell’impiego (secondo l’articolo 4 della Direttiva), che vengono quindi equiparati alle tazze per bevande. Si tratta di una misura aggiuntiva per cui l’associazione Marevivo si era fortemente spesa presentando un emendamento alla precedente proposta di legge, alla luce del fatto che, secondo le stime della stessa, solo in Italia ne consumiamo tra i 16 e i 20 milioni al giorno e la dispersione in ambiente è elevatissima.
La seconda novità riguarda l’apertura all’impiego di articoli monouso in plastica compostabile “certificata conforme allo standard europeo della norma UNI EN 13432 e con percentuali crescenti di materia prima rinnovabile” laddove “non sia possibile l’uso di alternative riutilizzabili ai prodotti di plastica monouso destinati ad entrare in contatto con alimenti”.
Un’apertura non condivisa da Greenpeace Italia che, affidando a un consulente indipendente (Paolo Azzurro, ingegnere e consulente tecnico in materia di rifiuti ed economia circolare) un rapporto volto ad esaminare le prospettive per il recepimento della direttiva comunitaria, la definisce “Una scelta sbagliata, guidata da esigenze di marketing e inadeguata rispetto alla complessità delle sfide ambientali che abbiamo di fronte.” Nel rapporto si sostiene inoltre che “L’approccio adottato dalle norme vigenti in Italia per contrastare la plastica monouso risulta privo di una visione sistemica e fortemente sbilanciato a favore di una sostituzione tout court con alternative monouso in plastica compostabile.”
Vero è che nel testo si evidenzia come soluzioni in plastica compostabile possano essere impiegate solo “ove non sia possibile l’uso di alternative riutilizzabili ai prodotti di plastica monouso”; va tuttavia precisato che numerosi Paesi europei stanno intervenendo per ridurre i rifiuti già alla fonte, sostituendo il monouso in plastica con alternative riutilizzabili.
In Francia dal 1° gennaio 2020 è proibito mettere a disposizione tazze, bicchieri e piatti usa e getta in plastica per il consumo sul posto negli esercizi di somministrazione. A partire dal 1° gennaio 2023, tale divieto sarà esteso a tutte le opzioni monouso (non solo a quelle in plastica), con l’obbligo di utilizzo di alternative riutilizzabili. Misure specifiche vengono previste anche per le bottiglie in Pet per liquidi alimentari. Dal 1° gennaio 2022 gli edifici pubblici saranno tenuti ad avere almeno una fonte di acqua potabile collegata alla rete accessibile al pubblico, e anche le attività di ristorazione e i locali di somministrazione di bevande daranno ai consumatori la possibilità di richiedere acqua potabile gratuita.
In Irlanda è stato esteso il divieto di vendita ad alcuni oggetti non vietati dalla Sup: salviette umidificate, articoli da bagno in plastica monouso per hotel, articoli in plastica monouso utilizzati per il confezionamento di zucchero e condimenti. La Germania invece sta lavorando su misure volte ad introdurre l’obbligo (da gennaio 2023) di mettere a disposizione dei clienti contenitori riutilizzabili per il consumo di alimenti e bevande sia sul posto che da asporto in caffetterie e ristoranti. I Paesi Bassi vogliono ridurre ulteriormente il consumo di prodotti monouso in plastica previsto dalla Sup introducendo il divieto di fornire gratuitamente prodotti usa e getta al cliente e obbligando a mettere a disposizione alternative riutilizzabili. L’Austria vuole istituire il vuoto a rendere per le bottiglie, con percentuali vincolanti per l’uso di contenitori riutilizzabili, introducendo anche il deposito su cauzione e la plastic tax.
L’Italia invece si limita a “incoraggiare” l’uso di prodotti sostenibili e riutilizzabili, alternativi a quelli monouso, attraverso la messa a disposizione del consumatore finale, presso i diversi punti vendita, di prodotti riutilizzabili, in modo da garantire effettivi e molteplici utilizzi.
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Brava l’Austria. Il vuoto a rendere e relativa cauzione esisteva quando si adoperavano le bottiglie di vetro per l’acqua “minerale”, quelle per il latte e a maggior ragione dovrebbe esistere adesso contro lo spreco dei contenitori di plastica.
Sarebbe l’unico modo per ottenere forti risultati antiinquinamento.
Italia brava ultima, tanto per cambiare, e ovviamente con l’adozione dei provvedimenti meno sensati (i compostabili a base di bambù, per dire, stanno venendo ritirati quasi dappertutto perché non sono affatto eco friendly come li reclamizzano e sovente contengono contaminanti) e che non affrontano il problema.
Come dici tu, tornare al vuoto a rendere, (magari non in vetro che è pesante e fragile e inadatto a essere portato in giro, infatti è vietato in tutte le occasioni di folla, negli stadi, nelle piazze…) ma in plastica riciclabile e soprattutto incentivando il riciclo, in tutti i super andrebbero installate obbligatoriamente le macchinette che accettano i vuoti da riciclare e li monetizzano in denaro o in buoni acquisto, sarebbe un “mini-cashback” che adotterebbero in tantissimi.
E come dice Mauro portarsi da casa le stoviglie riutilizzabili non è un gran fastidio, e obbligare chi organizza fiere e sagre a fornirle in loco su cauzione ridurrebbe di brutto la quantità di monouso, che poi vengono anche abbandonati dove capita invece che messi nei bidoni..
“in plastica compostabile (…) laddove non sia possibile l’uso di alternative riutilizzabili ai prodotti di plastica monouso”
Ossia, dove, di grazia?
Forse che fino all’avvento dei bicchierini monouso lappavamo l’acqua nelle vasche delle fontane o bevevamo dal secchio?
Chi organizza polentate, sagre della salamella, grigliate o analoghi non ha che da fornire stoviglie riutilizzabili, dietro una cauzione pari al loro costo, che renderà alla restituzione, occorre solo un minimo di organizzazione e di buona volontà.
Personalmente da anni porto con me in tutte le occasioni conviviali di massa, in un sacchetto di tela, posate in acciaio, tovagliolo di stoffa, piatto in melammina, bicchiere in silicone e borraccia in policarbonato, li riporto a casa, li lavo in cinque minuti e poi li metto nel bagagliaio per la prossima occasione.
Superato il blocco psicologico di “fare la figura del barbone”, usare vere posate e vere stoviglie (le tue, per di più) è molto più piacevole che bicchierini che si ribaltano e forchettine che si spezzano e tovagliolini che si strappano, e l’impatto ambientale è zero.