bibite bevanda bottiglie vetro

Sono i numeri a smascherare i produttori americani e le multinazionali di bibite gassate e zuccherate che negli ultimi anni hanno cercato di fare varie operazioni di green washing salutistico. In particolare, quando sostengono di impegnarsi nella tutela della salute dei più indifesi, bambini e adolescenti, e di avere perciò diminuito pubblicità e campagne dirette ai più piccoli.

Tutte bugie: lo dimostra l’impietoso rapporto del Rudd Center for Food Policy & Obesity dell’Università di Yale. Negli ultimi due anni, anzi, la pubblicità mirata a bambini e ragazzi è di fatto raddoppiata.

I ricercatori hanno verificato tutte le possibili fonti di trasmissione dei messaggi pubblicitari, compresi Twitter, Facebook, siti di varia natura, eventi sportivi, promozioni, applicazioni per smartphone, oltre ai media più tradizionali e hanno così dimostrato, oltre al raddoppio degli ultimi 24 mesi, che nel 2010 gli adolescenti hanno visto il 18% di spot televisivi e ascoltato il 46% di pubblicità radiofoniche sugli energy drink in più rispetto agli adulti, con una crescita globale del 20% dal 2008. E questo nonostamte tutte le associazioni dei pediatri americani abbiano più volte ribadito che le bevande contenenti caffeina non dovrebbero entrare a far parte della dieta di bambini e ragazzi.

La tendenza al bombardamento mediatico, sostenuta innanzitutto dalla Coca-Cola (la Pepsi ha diminuito le pubblicità del 22% nell’ultimo biennio) sembra inarrestabile, nonostante le dichiarazioni di intenti, e prende di mira i più fragili, ossia gli afroamericani e gli ispanici. Il risultato è che i ragazzi delle comunità ispaniche, che guardano molti canali satellitari in lingua spagnola, vedono tra l’80 e il 90% di pubblicità di bevande in più rispetto ai bianchi, e qualcosa di simile vale anche per gli afroamericani.

Impressionanti, poi, i numeri della rete: per esempio, analizzando YouTube gli autori si sono accorti che ci sono ben 21 bevande zuccherate che hanno canali dedicati e che, nel 2010, questi ultimi hanno ricevuto 229 miloni di contatti. Anche in questo caso la parte del leone l’ha fatta il colosso Coca-Cola, con 30 milioni di contatti.

Il rapporto non si è fermato alle pubblicità, ma cerca di far capire con i numeri perché è indispensabile mettere in atto al più presto rimedi realmente efficaci per ridurre il consumo di queste bevande tra i ragazzi. Analizzando oltre 600 prodotti di 14 aziende, i ricercatori di Yale hanno dimostrato che una normale lattina di drink alla frutta fornisce 110 calorie e 7 cucchiaini di zucchero, e che lo stesso accade per la stragrande maggioranza delle bevande gassate e per gli energy drink, i tè freddi, le acque aromatizzate e così via.

Lo zucchero fornito da una sola lattina è quindi molto alto, quanto basta per un’intera giornata, secondo le indicazioni di pediatri e nutrizionisti. Poiché però tutti i bambini e i ragazzi assumono zucchero anche da altre fonti quali merendine, dolci e altre bevande, è molto facile che essi si ritrovino in una situazione di eccesso calorico e si avviino così verso il sovrappeso e l’obesità.

Inoltre il 40% delle bevande per bambini alla frutta contiene dolcificanti artificiali, sulla cui innocuità molto si discute, e circa un prodotto su due tende a trasmettere messaggi falsamente rassicuranti in etichetta, con affermazioni quali “tutto naturale” o “Ingredienti reali” o “basso sodio”.

La reazione dell’American Beverage Association, la potente associazione dei produttori, non si è fatta attendere. In un comunicato firmato dalla presidente Susan Nelly si legge: «Il rapporto è un’attacco agli sforzi che stiamo facendo e vuol far passare il messaggio secondo cui l’obesità infantile è legata a un solo tipo di prodotto, mentre la realtà, come dimostrano molti studi, è assai più complicata. Le nostre aziende sono da tempo impegnate a limitare le pubblicità rivolte ai bambini con meno di 12 anni alle bevande a base di acqua, latte e frutta. Inoltre, come dimostra uno studio dei Georgetown Economic Services (società di consulenza privata, ndr), tra il 2004 e il 2010 le pubblicità di soft drink sono scese del 96%, mentre quelle dei succhi di frutta sono aumentate del 199%».

Alla Nelly ha risposto – senza fare sconti – uno degli autori del rapporto, Marlene Schwartz, dichiarando a sugarydrinkfacts.org: «Le aziende del settore devono rivedere tutti i loro prodotti rivolti a bambini e ragazzi, abbassare il contenuto di zucchero, eliminare i dolcificanti artificiali, abolire le pubblicità di energy drink e rivedere le etichette nutrizionali, inserendo in primo luogo la caffeina, oggi non obbligatoria. Più in generale, i nostri dati dimostrano con chiarezza che affidare le necessarie modifiche alla buona volontà dei produttori non basta. I bambini oggi vedono più pubblicità di qualche anno fa, non meno, e ciò li espone a gravi rischi per la loro salute futura. Se le aziende vogliono essere considerate partner affidabili devono fare molto di più».

© Riproduzione riservata. Foto: Photos.com