Recenti notizie ci dicono che tra i focolai d’infezione da coronavirus vi sono anche i macelli e gli stabilimenti di lavorazioni delle carni, non perché siano coinvolti gli animali ma per le condizioni di lavoro. Un organismo indipendente quale è l’Efsa, da molto tempo, studiando il benessere animale, si occupa delle operazioni di lavoro nei macelli e in una dettagliata e approfondita ricerca svolta prima della pandemia da coronavirus e pubblicato il 6 maggio 2020 (Welfare of pigs at slaughter), rileva che la maggior parte dei rischi legati al benessere dei suini al macello è dovuta a competenze inadeguate del personale e a strutture mal progettate e mal costruite. Il parere scientifico dell’Efsa sulla macellazione dei suini destinati alla produzione di alimenti fa seguito a pareri analoghi su pollame e conigli e prelude quello che a fine anno sarà pubblicato sui bovini.
Se la mancanza di competenze e/o di formazione del personale addetto alla macellazione costituisce un serio motivo di preoccupazione riguardo al benessere animale, non è da sottovalutare, aggiungiamo, che ci siano strutture mal progettate e mal costruite o inadatte a ottimali procedure di lavorazione. Bisogna poi considerare gli elementi del mancato benessere di chi lavora in queste strutture, che intervengono anche nella diffusione di infezioni come quella da coronavirus e da qui i focolai che stiamo vedendo.
È indubbio che standard elevati di benessere migliorano la salute degli animali e la qualità degli alimenti, riducendo la necessità di farmaci veterinari. Bisogna però aggiungere che questi obiettivi non devono far dimenticare lo stretto legame che esiste tra benessere animale e benessere di chi lavora con gli animali. Come tra uomini e animali esiste una sola salute, esiste anche un solo benessere, un concetto non nuovo da mantenere o ricostituire laddove si è perso.
Giovanni Ballarini – Antropologo
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