Anche al ristorante elencare i piatti a base di verdure in cima al menu o posizionarli in modo intervallati con quelli a base di carne e pesce può aiutare. Gli studi hanno scoperto che rendere i pasti a base di verdure la scelta predefinita rende le persone
molte volte
più propense a ordinarli. Le mense delle comunità siano esse scolastiche, aziendali o di altri tipo dovrebbero offrire più pasti vegetariani.
Ci sono alcuni esperti che sostengono la necessità di introdurre misure legislative, come quella di tassare la carne per ridurre i consumi, come alcuni paesi europei stanno pensando di fare. In definitiva per attuare un cambiamento occorre spiegare alle persone qual è l’impatto climatico del cibo, proponendo una gamma di prodotti maggiore a base vegetale, offrendo incentivi e introducendo disincentivi (come le tasse) oltre che limitare e in alcuni casi eliminare i piati a base di carne come hanno fatto alcune università europee.
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E’ banale: l’unica misura che funziona pressoché istantaneamente è quella di agire sul meccanismo dei prezzi. La stragrande maggioranza della gente, quando va bene, è ambientalista solo a parole (spesso nemmeno questo…), ma non è minimamente intenzionata a rinunciare a carne, automobile privata, e più in generale a consumi energetici insostenibili per il pianeta (riscaldamento d’inverno e condizionatore d’estate). Solo se si tocca il portafoglio si può sperare di far muovere i consumatori sulla curva di domanda. E invece cosa si fa? Si concedono lauti incentivi alle produzioni animali, si tagliano le accise sulla benzina, si riducono gli oneri in bolletta…tutti interventi che lanciano segnali di prezzo in antitesi rispetto a quanto si vorrebbe ottenere in termini di politica ambientale. Fintantoché nel prezzo non sarà incluso anche il danno ambientale del prodotto, se ne consumerà sempre più di quanto sarebbe sostenibile.
Concordo senz’altro ma lo spostarsi sul VEG non sarà sicuramente a costo zero, quando aumenta la richiesta s’impennano anche i prezzi, questa purtroppo è una legge di mercato ed i fine ultimo è creare il profitto.
Spostarsi sul veg, oltre ad essere positivo in termini ambientali, non potrà che ridurre i prezzi, in quanto per produrre la stessa quantità di calorie/proteine animali è necessario consumare un multiplo (più o meno elevato a seconda del tipo di animale allevato) di calorie/proteine vegetali. Per cui più ci si sposta sul veg, maggiore sarà la quantità di cibo a disposizione dei consumatori, e quindi a fronte di un massiccio aumento dell’offerta i prezzi non potrebbero che calare. Questo, poi, senza considerare il fatto che la stessa qualità del cibo prodotto potrebbe migliorare, perché per produrre cibo a sufficienza per tutti basterebbe una superficie coltivata sensibilmente inferiore, e quindi ci si potrebbe permettere rese per ettaro minori, aumentando la quota del biologico