Sebbene il riso e i prodotti a base di riso siano tra gli alimenti tipici per i bambini al di sotto dei tre anni, uno studio condotto dalla statunitense Dartmouth College School of Medicine e pubblicato dalla rivista Jama Pediatrics ha rilevato che i bambini che li mangiano hanno concentrazioni di arsenico nelle urine superiori, fino al doppio, rispetto ai bambini che non consumano alcun tipo di riso. Questo, affermano i ricercatori, costituisce un fattore di preoccupazione, perché i cereali di riso possono contenere concentrazioni di arsenico inorganico superiori a quelle raccomandate. Lo studio ha seguito 759 bambini, nati tra il 2011 e il 2014 nel New Hampshire, fino ai 12 mesi di età, associando la loro dieta alla concentrazione di arsenico nelle urine. L’80% di questi bambini ha introdotto il riso nella dieta prima del compimento dell’anno e il 64% di questi tra il quarto e il sesto mese di vita.
Alcuni studi epidemiologici indicano che l’esposizioneall’arsenico inorganico nell’utero e nei primi anni di vita può essere associata ad effetti negativi sulla crescita fetale e a problemi immunitari e neurologici, anche quando l’esposizione è a livelli relativamente bassi. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) stima che i bambini al di sotto dei tre anni assumano, rispetto al peso corporeo, una quantità di arsenico inorganico due-tre volte maggiore degli adulti.
Per questo motivo, l’Europa ha deciso di abbassare progressivamente la concentrazione di arsenico inorganico nei prodotti a base di riso destinati all’infanzia. Fino al 2017 saranno tollerate dosi comprese tra 0,15 e 0,2 mg/kg di riso, dopo la concentrazione dovrà necessariamente scendere a 0,1 mg/kg. All’inizio di aprile, anche la statunitense Food and Drug Administration (FDA) ha sottoposto alla consultazione pubblica la proposta di introdurre lo stesso sbarramento di 0,1 mg/kg.
In natura, esistono due tipi di arsenico: organico, naturalmente presente nel pesce e nei frutti di mare, e inorganico, che è cancerogeno per gli umani. Se assunto per lunghi periodi di tempo, anche in quantità ridotte, può portare a cambiamenti della pelle, danni al sistema nervoso e problemi cardiovascolari. Il consiglio, soprattutto con i bambini più piccoli, è di evitare il consumo esclusivo di alimenti a base di riso: ad esempio, il latte di riso non deve essere sostituto del latte vaccino o materno e le pappe di riso devono essere alternate con prodotti a base di altri cereali.
Salve, sono la.mamma di una bimba di 6 anni affetta da importante allergia al grano. Ho letto l’articolo con grande interesse visto che mia figlia e’ una grande consumatrice di riso. Mi chiedo se il problema dell’arsenico possa essere evitato o almeno ridimensionato, con il consumo di riso biologico. Grazie
e l’arsenico nel riso come ci è finito?
In questo articolo si tratta l’argomento: http://www.ilfattoalimentare.it/arsenico-inorganico-riso.html
Il problema arsenico inorganico deve essere affrontato con maggior serietà ed efficacia riducendo le fonti d’inquinamento.
Va bene fissare dei limiti al consumo, soprattutto nei bambini, ma se le cause d’inquinamento delle falde e dei terreni rimangono e non vengono rimosse, è come combattere contro i mulini a vento.
La politica dello struzzo nella gestione dell’agricoltura chimica industrializzata, produce questi frutti velenosi di cui tutti ci alimentiamo .
Finché non vedremo interventi radicali sulle cause dei problemi, dovremo conviverci con le restrizioni degli struzzi.
Come per la figlia di Nadia che oltre al frumento moderno, rischia di dover rinunciare anche al riso.
Avanti di questo passo, noi adulti dovremo ridurre molti cibi ed i bambini rinunciare quasi a tutto!
Esatto. Definire una dieta ‘pulita’ per i bambini e’ praticamente impossibile. Ne mio caso specifico, con mia figlia ho pensato che la scelta migliore fosse optare per il riso come cereale principale della sua dieta. Scelta basata anche sulle molte perplessità rispetto invece al consumo massiccio di mais che apre tutte altre problematiche, dal mais Ogm, alle Aflatossine nel caso di mais non ogm, ai pesticidi dell’agricoltura convenzionale etc.
L’essere umano si estinguerà perchè è l’unico che usa l’intelligenza a proprio uso e consumo fregandosene di tutto usando la violenza come giustificazione delle proprie paure, ed’è giusto così!!!!
BASTA, SIAMO ARRIVATI ALL’ ASSURDO, SERVE UNA LEGGE IMMEDIARTAMENTE DUIL REATO DI CONTAMINAZIONE CHI INSERISCE NEI CIBI SOSTANZE DANNOSE COMMETE SEMPRE UN REATO
L’uomo sarà costretto ad estinguersi…L’avidità umana non conosce confini perciò e giusto che il suo futuro sia quello…….
in questo articolo (http://www.ilfattoalimentare.it/arsenico-inorganico-riso.html) non si spiega alcunché di eventuali differenze tra prodotto biologico e convenzionale. quindi, la domanda rimane inevasa: nel riso di coltivazione biologica, le quantità di arsenico sono le stesse?
Apprendo che la contaminazione da arsenico e’ veicolata dall’acqua e immagino che il biologico abbia le stesse problematiche visto che l’acqua che arriva a maggio nelle risaie bio sara’ la stessa di quella che arriva nelle risaie convenzionali..vero e’ che gli organismi di controllo Bio dovrebbero valutare non solo l’operato degli agricoltori e la loro gestione dei campi ma anche il livello di inquinamento del contesto generale, quindi immagino anche eventuali contaminazioni delle falde acquifere, e dei canali di irrigazione… bisognerebbe porre la questione agli organi di certificazione stessi..oppure al Fatto Alimentare!
L’essere umano si estinguerà!!!Ed’è giusto così visto l’abominevole sentiero che stiamo percorrendo fatto di avidità,violenza,disprezzo della nostra stessa vita e sopratutto il non aver fatto tesoro del passato!!!!!Siamo una civiltà di ignoranti!!!!!!
purtroppo qui non si tratta di accusare chissà chi di inquinare le falde acquifere, l’arsenico inorganico proviene da depositi “naturali” presenti nelle rocce e nel suolo e quindi potrebbe essere eliminato solo con particolari e costosi filtri che non credo siano applicabili alle coltivazioni di riso (bio o non bio) dove vengono inondate grandi aree di coltivazione. E’ lo stesso problema (qui si, risolvibile in parte con i filtri) che hanno molti acquedotti “potabili” italiani. Solo qualche sorta di processo chimico potrà risolvere la decontaminazione del riso in fase di lavorazione.
Questa la definizione e l’origine della contaminazione ambientale e delle falde da arsenico, dell’Ordine dei Medici di Latina: (http://www.ordinemedicilatina.it/arsenico-13-domande-13-risposte/)
“E’ un metalloide presente nell’ambiente in forma organica e inorganica. Gli esseri umani sono esposti all’arsenico inorganico, la forma tossica, principalmente attraverso l’assunzione di alimenti. Quando l’acqua potabile, proveniente da zone di origine vulcanica, è ricca in arsenico, anch’essa contribuisce all’esposizione all’arsenico. Storicamente, in epoca industriale la presenza dell’arsenico nell’ambiente è stata incrementata dalle centrali elettriche alimentate a carbone, a gas, da fonderie, da traffico veicolare e aereo, dall’incenerimento dei rifiuti, dall’uso dei pesticidi, dei fitofarmaci e dei fertilizzanti in agricoltura, che hanno contribuito alla diffusione di questo elemento nell’aria, nelle acque e nei terreni. Oggi, il rispetto della normativa vigente da parte delle aziende e produttori, in combinato con l’utilizzo delle sostanze chimiche pericolose in applicazione ai soli usi consentiti dal regolamento REACH (registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche), tende a minimizzare ulteriori contributi inquinanti di provenienza industriale.”
Ritengo che per l’inquinamento da fonti naturali e per la forma organica, ci sia poco o nulla da fare, salvo un controllo all’origine delle acque potabili e per l’irrigazione dei campi.
Mentre per le fonti industriali e chimiche, dei fertilizzanti, pesticidi e fitofarmaci, visto l’incremento dei residui riscontrati negli alimenti, nell’acqua e nelle bevande, vada pianificato un controllo con divieti più stringenti e pressanti verso tutte le possibili fonti ed origini inquinanti, senza tolleranza ne trascuratezza.
Che felicità! Sono medico e mamma di una bambina che ha bevuto latte di riso in polvere per due anni e mezzo perché allergica al latte vaccino
Davvero complimenti, anche alla classe medica che rappresento
Beh siamo nella stessa situazione, mia figlia ha preso latte di proseguimento a base di riso fino ai 3 anni, con grande insistenza del pediatra, francese: il problema non riguarda solo il nostro paese.
Il latte di riso nella forma liquida, solitamente non contiene più del 12-14% di riso secco trasformato, quindi 12-14 grammi di riso dolce ogni 100 grammi di latte.
Mentre in una porzione di riso si assumono 30-40 grammi di riso nei bambini ed anche il doppio negli adulti, quindi nel latte ci sarà 1/3-1/5 di residui contaminanti potenzialmente contenuti nel risotto o nelle farine e gallette.
Va detto, anche se dovrebbe essere noto a tutti, a partire dalle mamme, che il latte di riso non è un sostituto del latte vaccino, in quanto carente di proteine e quindi di aminoacidi essenziali ed indispensabili per lo sviluppo dei bambini.
Meglio il latte di soia o di mandorle, come sostituto per gli intolleranti o allergici al latte vaccino ed animale.
Qui c’è un articolo sul riso e sui suoi derivati http://www.ilfattoalimentare.it/arsenico-inorganico-riso.html
E` vero che il latte di cereali non sostituisce il latte vaccino perchè la sua composizione è decisamente diversa, ma è ormai risaputo da oltre un ventennio che l`apporto proteico di origine animale è causa di forte demineralizzazione dell`organismo. Ai bambini dovrebbe essere dato, qualora mancasse la possibilità di allattamento materno SEMPRE DA PREFERIRE, un latte adattato fino ai due anni, meglio se con proteine della soia che creano meno problemi di quelle del latte vaccino. Le bevande vegetali o di soia non vanno bene prima dei due anni come sostituti di latte adattato, ma personalmente, seguendo il consiglio del ns pediatra specializzato in alimentazione vegetariana, non ho nemmeno dato il latte vaccino, peraltro anche probabilmente correlato alla precoce insorgenza di diabete di tipo 1 (fonte CURARE IL DIABETE di Neal Barnard ed. Sonda).
Se parliamo di sostituzione del latte materno, dobbiamo affidarci solo alla guida del pediatra.
Nella seconda fase detta di sviluppo con lo svezzamento, se c’è intolleranza o allergia al latte animale, si potrà inserire un latte vegetale o meglio diversi a rotazione ed in mix, per assicurare un apporto completo anche di proteine vegetali.
L’unico latte vegetale, carente di proteine è il latte di riso bianco, mentre quello integrale ne contiene una modica quantità, non sufficiente però a coprire il fabbisogno quali/quantitativo nel periodo di crescita e va abbinato ad altra fonte vegetale (soia, mandorla, legumi), oltre alle proteine animali più adatte e ben tollerate per quel periodo.
Ho allattato mia figlia per 2 anni e mezzo proprio proprio alla luce delle sue allergie e le sue restrizioni alimentari. A partire dai 18 mesi mi sono convinta a seguire i consigli del pediatra, in Francia dove risiedevo, ad integrare con Formula a base di riso (essendo la piccola allora allergica alle PLV) e ad evitare invece le bevande a base di riso (che latte non possono definirsi vista la carenza in nutrienti e proteine).. piu’ leggevo la lunga lista di ingredienti del Formula di riso – tra i quali olio di palma e palmisto – piu’ la mia perplessita’ cresceva sulla scelta fatta, ma non avevo tante alternative quindi spinta dal pediatra ho continuato fono ai 4 anni…finche non abbiamo reinserito nella dieta il latte di mucca. Ad oggi con tutto quello che sta emergendo sull’olio di palma e alla luce di questo problema arsenio nel riso mi sono pentita di non aver seguito il mio istinto.
mi risulta che il reg. ue 1006/2015, applicato dal 1 gennaio 2016, prevede già il limite di 0,1ppm per l’arsenico inorganico per il riso destinato all’alimentazione per lattanti e bambini; quindi il limite è già in vigore non è vero che lo si prevede nel 2017