Aragosta

Quanto costa (davvero) l’aragosta?  Considerata una delle prelibatezze del mare, nonché uno tra i prodotti ittici più costosi, l’aragosta è una voce fondamentale dell’economia di Paesi come Canada, USA e America Centrale, Sud Africa, Indonesia e Australia. Il prezzo di questo crostaceo fluttua ed è legato alla provenienza e alla pezzatura degli esemplari (quelli tropicali sono meno costosi di quelli del Mediterraneo), alla disponibilità stagionale (raggiunge il picco massimo durante la stagione invernale, quando la pesca è più difficile) e all’andamento del mercato azionario (dal momento che, i consumatori la comprano quando si sentono finanziariamente solidi).

Come si pesca

In Italia, l’aragosta non transita abitualmente nei mercati ittici, essendo prevalentemente legata a una domanda di nicchia da parte della ristorazione. Il prezzo indicativo varia da 25-30 €/kg per il prodotto congelato importato, e arriva a 45-70 €/kg per quello fresco.

Il metodo di pesca più diffuso prevede l’utilizzo di esche e trappole (nasse) per catturare esemplari vivi e mantenerli tali fino all’ultimo anello della catena di distribuzione (ristoratori o consumatori). La fine dei crostacei è di finire vivi in pentola, dopo un periodo di cattività che può durare diversi giorni. Tuttavia recenti studi scientifici hanno dimostrato che i decapodi sono animali in grado di provare dolore e stress emotivo. Per questo associazioni ambientaliste e istituzioni impegnate nella promozione del benessere animale si sono battute per il divieto di questi metodi crudeli di trasporto, conservazione e uccisione.

Un altro aspetto della pesca delle aragoste su cui negli ultimi anni si è focalizzata l’attenzione è la tecnica della pesca con le reti che rappresenta un rischio eccessivo per altri esemplari marini come le balene. Per questo motivo diverse aziende operanti nel mondo della ristorazione si sono impegnare a rinunciare all’acquisto del crostaceo proveniente da questo tipo di pesca.

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La pesca con le reti rappresenta un rischio eccessivo per altri esemplari marini come le balene

L’aragosta dei Caraibi

Tra i metodi più rispettosi per l’animale spicca quello utilizzato per l’aragosta spinosa dei Caraibi, proveniente da aree di pesca suddivise in campos (sorta di “lotti sottomarini” gestiti in regime di semi-proprietà attraverso cooperative associate). In queste aree  fino a 15 o 20 metri di profondità vengono collocati dei rifugi artificiali (casitas) che permettono ai crostacei di trovare riparo e crescere. In questo modo i pescatori-sommozzatori si immergono e catturano solo esemplari adulti risparmiando  femmine ovipare e gli esemplari più piccoli. Questo sistema di pesca permette di preservare lo sviluppo della popolazione di aragoste e, al contempo mantenere l’equilibrio dell’ecosistema corallino, di cui l’aragosta è una componente essenziale.

Troppi incidenti per i pescatori

La crescente attenzione per gli aspetti ecologici e ambientali della pesca dell’aragosta non corrisponde a un pari interesse per i costi umani legati all’attività. Un’inchiesta condotta nel 2022 e recentemente pubblicata da Civis Eat ha rivelato che solo in Honduras la pesca provoca ogni anno migliaia di incidenti invalidanti e di morti. Il Paese è il secondo produttore di aragosta spinosa dell’America Centrale dopo il Nicaragua,e i crostacei sono destinati quasi interamente ai mercati statunitensi. A gestire il business ci sono aziende americane, supportate da enti che si battono per la sostenibilità (come la Walton Family Foundation che un decennio fa ha investito 300 mila dollari per una migliore gestione dell’attività, a beneficio dell’aragosta, senza però considerare le condizioni di lavoro dei pescatori.

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Troppi incidenti per i pescatori delle aragoste dell’Honduras

La cattura con le trappole

Sebbene la cattura con le trappole prevista per l’aragosta honduregna sia di per sé considerata sicura, in questa regione i proprietari delle barche tendono a massimizzare i profitti legati all’ “oro rosso”, risparmiando sulla formazione e sull’equipaggiamento dei pescatori subacquei. Ai pescatori (compresi i bambini) vengono pagati salari miseri a fronte di un numero elevato di immersioni giornaliere. A volte vengono offerti farmaci per aumentare la tolleranza per il dolore e la stanchezza, rifiutando di pagare le cure in caso di malattia o incidente.

Quando si verifica un incidente, la maggior parte dei proprietari di barche non vuole pagare le cure, anche se l’infortuno è grave. Il risultato è che dei 9 mila subacquei miskito (popolazione indigena originaria dell’America centra) ufficialmente impiegati della regione negli ultimi 10 anni, il 97% ha sofferto di malattia da decompressione, per essere risaliti troppo in fretta. Il problema è che i pescatori non vengono poi sottoposti ad adeguati trattamenti in camera iperbarica. Di questi, almeno 4 mila sono andati incontro a paralisi e disturbi cerebrali disabilitanti e almeno 400 sono morti.

Pesca sostenibile?

L’inchiesta sottolinea come gli investimenti e i progetti  di miglioramento in termini di sostenibilità ambientale e benessere animale possono oscurare i problemi sociali, a scapito dei lavoratori. Queste  iniziative non vedono un attivo coinvolgimento dei governi e delle comunità locali, ma cercano di essere uno strumento di marketing  per consentire ai rivenditori di definire i prodotti “sostenibili”.

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In arrivo ci sono gli allevamenti di aragosta?

Una nuova frontiera per rendere la produzione di aragoste sostenibile su tutti i fronti è rappresentata dall’acquacoltura. Nel 2020, seguendo una tecnologia innovativa studiata dall’Università della Tasmania, la società Ornatas1 nel North Queensland australiano è riuscita a produrre le fasi giovanili dell’aragosta tropicale, necessarie ad avviare un impianto di acquacoltura. Mentre contemporaneamente la Shiok Meats2, una società con sede a Singapore, ha prodotto una polpa di aragosta coltivata in laboratorio in anteprima mondiale. Soluzioni all’avanguardia che poco hanno a che fare con la realtà di Paesi in cui l’aragosta rappresenta una risorsa vitale per molte famiglie che continueranno a praticare la pesca finché ci sarà un mercato. Ben venga la ricerca, ma nel frattempo occorrono misure concrete che tengano conto del contesto sociale su cui intendo esplicare i loro effetti di “sostenibilità”.

© Riproduzione riservata. Foto: Depositphotos

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Roberto
Roberto
12 Gennaio 2024 16:53

Dall’articolo:
“Tuttavia recenti studi scientifici hanno dimostrato che i decapodi sono animali in grado di provare dolore e stress emotivo.”

Ricordo che l’aragosta e tutti gli altri crostacei in natura sono prede e mi chiedo quali accorgimenti adottino i predatori naturali per evitare loro dolore e stress emotivo durante l’uccisione…

giova
giova
Reply to  Roberto
21 Gennaio 2024 12:13

La differenza tra predatori naturali e uomini consiste che i primi vivono un ambiente dato, immodificabile, mentre l’uomo dall’ambiente può trarre ciò che desidera – purtroppo; può scegliere cosa e come impattare sull’ambiente, ha una dimensione morale che lo guida e quindi un senso di responsabilità anche per chi, come gli animali, indifesi, necessitano delle nostre cure e della nostra tutela.

Luigi
Luigi
Reply to  Roberto
21 Gennaio 2024 16:12

I predatori naturali mangiano le aragoste appunto per loro natura e non per “sfizio”, e la sofferenza loro inflitta si misura in secondi anziché ore e giorni…

CRISTINA
CRISTINA
20 Gennaio 2024 09:50

Si dovrebbe smettere di cibarsi di animali che prima di morire provano sofferenza e stress un a povera aragosta prima di arrivare alla morte prova dolore in maniera disumana !!!!

Riky
Riky
20 Gennaio 2024 10:11

Articolo veramente interessante che mi ha fatto scoprire problematiche che non immaginavo neppure che esistessero specie per quelle riguardanti i pescatori sub

Dionigi Angeli
Dionigi Angeli
21 Gennaio 2024 13:38

Dal pescivendolo di un mercato rionale ho conosciuto le aragoste ma anche il disastro umano legato alla loro pesca. Da allora non ne ho più mangiate come ho imparato a disprezzare i diamanti anch’essi legati a dramma umano.

Giuseppina Preo
4 Febbraio 2024 11:09

Molto bello leggere la verità