
A Gaza “non dobbiamo essere testimoni di un’altra carestia evitabile”. Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha preso posizione ieri sull’emergenza a Gaza dalle pagine del British Medical Journal. Senza mezzi termini il funzionario parla di catastrofe, e denuncia le condizioni insostenibili di vita a cui da mesi sono costrette migliaia di persone. “Il profilo dell’epidemia è terrificante: la gente è malata, vive sotto teli di plastica, circondata da liquami, con scarso accesso all’acqua pulita. I bambini non hanno ricevuto i vaccini che li proteggerebbero da molte malattie in circolazione.”
La nota riporta i dati dell’ultimo rapporto dell’organismo che valuta l’accesso al cibo, la Integrated Food Security Phase Classification (IPC) partnership, di cui fa parte l’OMS, che dichiara l’intera popolazione a rischio di carestia con delle stime agghiaccianti: “circa 71.000 bambini di età inferiore ai 5 anni potrebbero essere gravemente malnutriti nei prossimi 11 mesi, e uno su cinque potrebbe andare incontro a una grave malnutrizione acuta”.

Tedros non si limita a citare dati, ma chiarisce cosa comporta la malnutrizione, in particolare nei più piccoli che per tutta la vita (nel caso sopravvivano) ne subiranno le conseguenze sullo sviluppo fisico e mentale. “Quando il cibo scarseggia i bambini corrono un rischio maggiore di morire di fame rispetto agli adulti. Per crescere, i loro giovani corpi hanno bisogno di più sostanze nutritive, ma le riserve a cui attingere sono minori“. E continua: “senza cibo nutriente, diventano più vulnerabili alle malattie che li circondano, come il morbillo, la polmonite e la diarrea. Quando sono già deboli a causa della malnutrizione, la loro capacità di assorbire i nutrienti si riduce. I loro sistemi si spengono, incapaci di utilizzare le energie limitate per rispondere alle infezioni, creando un circolo vizioso.”
Cosa fare? Il direttore generale invita noi tutti a fare pressione sui nostri leader al governo per sostenere l’accesso della popolazione a cibo e medicinali. Sì, perché non servono ulteriori raccolte di fondi o di firme: la soluzione è lì, a pochi minuti dal confine. “Cibo, medicinali, acqua e tutte le necessità della vita sono già sui camion. Ci sono forniture mediche per gli ospedali e trattamenti specializzati per i bambini più malnutriti. Queste forniture dovrebbero essere lasciate entrare senza restrizioni e attraverso tutti i valichi.”
E se ancora non fosse chiaro, conclude: “Peace is the best medicine.”
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Giornalista, redattrice de Il Fatto Alimentare, con un master in Storia e Cultura dell’Alimentazione
L’appello bisognerebbe farlo se Il Presidente fosse Liliana Segre. Donna immensa. Con quello lì gli appelli sono come il vapore che esce dalla bocca quando è freddo ❗
Netanyahu non è “presidente” ma è primo ministro e capo del governo di Israele.
Liliana Segre è una Senatrice a vita in Italia per nomina del Presidente della Repubblica Italiana e non un politica, tantomeno israeliana.
Liliana Segre non ha fatto molto per condannare la politica di sterminio, di pulizia etnica verso il popolo palestinese nella striscia di Gaza da parte del governo Netanyahu. Non ha mai detto niente sui coloni illegittimi, niente. Per questo occorre leggere quanto dice il Presidente Mattarella.
L’appello va fatto, invece. E occorre raccogliere quante più adesioni per fare pressione su Israele, anche per isolarlo. Nessun altro stato democratico sarebbe libero di perpetuare questo eccidio, questa infamia. Uno sterminio e una cacciata.
Non uccidono solo migliaia di persone, distruggono acquedotti, campi, uliveti, coltivazioni in modo che non ricrescano. Lo fanno scientificamente: oltre ad abbattere ospedali, scuole e case bruciano l’acqua e il cibo.
E poi sparano quotidianamente sulla popolazione che si affolla per la distribuzione degli aiuti. Non mi sembra che Segre abbia espresso particolare preoccupazione se non una volta.
Prima di commentare e dare il proprio “parere” sarebbe bene studiare, almeno un minimo.
Se Hamas si arrende e libera gli ostaggi la guerra finisce. Non è difficile da capire. L’esercito israeliano è in guerra, Hamas sta ancora combattendo e se avesse a cuore la vita dei civili dovrebbe arrendersi. Evidentemente la sorte dei palestinesi non interessa a coloro che hanno militarizzato Gaza.
Non so cos’altro bisogna aspettare, per cercare di fermare l’azione di un governo estremista come quello israeliano, spalleggiato oltremodo da un complottista a stelle e strisce. Ii nostri governanti, come gli altri europei, non osano andare oltre cauti inviti ad usare la diplomazia, pur di non pestare i piedi a Trump. Purtroppo ha ragione chi dice che le organizzazioni internazionali, oggi, sono svuotate di ogni potere…
Hamas non è un corpo estraneo al popolo palestinese e al momento è l’UNICA forma di contrasto alla deriva coloniale, che circa 80 anni fa i vincitori della II guerra mondiale misero in moto per risarcire gli ebrei falcidiati soprattutto in Europa.
Nessuno mette in discussione questo diritto ma i cervelloni vincitori non si sforzarono molto col cervello……..assegnando la terra di qualcun altro che ci viveva da secoli.
Che sia giusto resistere dopo questi decenni mettendo in conto centinaia di migliaia di vittime palestinesi non posso decidere io, ma vorrei farvi notare che in Italia la Resistenza ha avuto maggior rispetto.
Punto.