
Il 25 aprile 2025 il World Food Programme (WFP), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare, ha consegnato le ultime scorte di cibo alle cucine comunitarie nella Striscia di Gaza dichiarando l’esaurimento degli alimenti che sostentavano centinaia di migliaia di gazawi. Il mese precedente, tutti i 25 panifici supportati dal WFP hanno chiuso a causa della fine della farina e del combustibile necessario a cucinare. Non solo, nella stessa settimana sono terminati anche i pacchi alimentari che il WFP distribuiva alle famiglie con razioni sufficienti per due settimane. Questa drammatica situazione è causata da un blocco totale che l’esercito israeliano impone nel territorio dallo scorso 2 marzo rendendo sistematicamente impossibile l’entrata di cibo e medicine. Ma, sebbene le ultime decisioni del governo di Israele stiano riducendo alla fame tutta la popolazione palestinese, l’insicurezza alimentare è un problema che da anni attanaglia la Striscia di Gaza.
Striscia di Gaza e insicurezza alimentare
Sulla rivista Sustainable Futures è stato pubblicato un articolo che spiega in modo accurato le implicazioni dell’occupazione israeliana e dell’attuale genocidio, sulla malnutrizione nella Striscia. Le ragioni dell’insicurezza alimentare a Gaza risalgono alla Nakba (1948), quando oltre 250.000 palestinesi furono trasferiti con la forza nella piccola enclave di Gaza: un’area di appena 365 km² ha iniziato ad accogliere oltre 2 milioni di persone. Quest’improvvisa sovrappopolazione ha innescato una grave crisi economica dovuta alla limitatezza delle risorse, ma è con i successivi assedi israeliani che la situazione ha iniziato a peggiorare sensibilmente, in particolare con il blocco terrestre, aereo e marittimo del 2007.
Secondo documenti del Ministero della difesa israeliano, per fare pressione e indebolire Hamas dal 2007 al 2010 le forniture di cibo a Gaza sono state limitate utilizzando il conteggio calorico e consentendo solo l’entrata di alcuni alimenti. Le restrizioni hanno così coinvolto il coriandolo – spezia usata nella cucina gazawi – e il caffè solubile, ma hanno escluso il salmone congelato e lo yogurt magro, scelte difficili da giustificare come misure contro Hamas. Per capire cosa hanno significato queste limitazioni è sufficiente sapere che prima del 2007 la media dei camion mensili che entravano a Gaza era di oltre 11.000, numero che nel 2008 era sceso ad appena 2.236.
La pesca
La devastazione del sistema alimentare ha incluso anche l’ulteriore limitazione della zona di pesca. Secondo gli accordi di Oslo, la pesca era consentita fino a 20 miglia nautiche dalla costa di Gaza, ma nel 2007 Israele ha ridotto il permesso a soli 3 miglia nautiche, riducendo la possibilità dei pescatori di assicurarsi catture sufficienti a soddisfare la richiesta della popolazione. Anche all’interno di questa zona considerata sicura, i lavoratori hanno subito attacchi e confische delle loro barche, tanto che dati ufficiali raccontano che dal 2019 al 2020 il numero di pescatori è crollato da 10.000 a 3.617 peggiorando ulteriormente la situazione di disoccupazione diffusa e privando i gazawi di un’importante fonte di nutrizione.

Genocidio e fame
La situazione già drammatica è andata peggiorando con l’inizio dell’ultima offensiva israeliana non solo a causa del blocco degli aiuti umanitari, ma anche per l’inquinamento che la guerra porta con sé. A essere seriamente compromesso è l’accesso all’acqua: il conflitto in corso ha determinato una grave contaminazione delle acque e il degrado delle falde acquifere, fattori che contribuiscono fortemente all’insicurezza alimentare. Sebbene l’acqua non contaminata sia fondamentale non solo per bere, ma anche per la preparazione del cibo, i gazawi si trovano oggi costretti a utilizzare acqua non sicura e non adatta al consumo umano, un dato che si deve intrecciare all’aumento della diffusione dell’epatite A tra la popolazione sfollata.
Accanto a queste conseguenze dirette sulle persone, stiamo assistendo anche a degli effetti sull’intero ecosistema. I danni alle infrastrutture dovuti ai bombardamenti hanno portato allo scarico delle acque reflue non trattate nel Mar Mediterraneo contaminando sia le risorse di acqua marina sia quelle di acqua dolce. Inoltre, le armi chimiche e altri materiali bellici hanno introdotto sostanze pericolose nelle fonti idriche e, di conseguenza, hanno determinato un’importante diminuzione della produzione agricola locale con conseguente aumento della dipendenza dagli aiuti esterni.
L’agricoltura impossibile
Spostando lo sguardo sull’agricoltura, oggi a causa dei bombardamenti, della contaminazione del suolo e della presenza di ordigni inesplosi, quasi il 70% dei terreni agricoli a Gaza è inutilizzabile. Il degrado dei terreni si riflette anche su una significativa perdita di biodiversità. La distruzione degli habitat naturali altera gli ecosistemi vitali per l’agricoltura, come l’impollinazione, portando a una diminuzione dei raccolti che mostra le sue conseguenze pure nell’impennata dei prezzi dei beni di prima necessità (+ 300%).
Quella a cui stiamo assistendo è, oltre a un genocidio in diretta, una crisi alimentare senza precedenti che permette di parlare di carestia. A Gaza, il 15,6% dei bambini sotto i due anni soffre di malnutrizione acuta, un dato estremamente importante poiché la denutrizione a una così giovane età rischia non solo di uccidere i bambini, ma di lasciarli con danni fisici e cognitivi permanenti.
Questa situazione è resa ancora più intollerabile dal fatto che al valico di Rafah – frontiera tra l’Egitto e la Striscia di Gaza – ci sono due magazzini da 50.000 m2 pieni di aiuti umanitari, tra cui acqua e cibo. Mentre un’intera popolazione prigioniera sta morendo sotto i bombardamenti e di stenti, c’è chi riesce a dare un ulteriore schiaffo in faccia all’idea stessa di umanità. Criticando il numero di vittime palestinesi dirette e indirette indicato da Lancet (186.000), Jonathan Turner, l’amministratore delegato di UK Lawyers for Israel – un gruppo di avvocati a sostegno di Israele con sede nel Regno Unito – ha dichiarato che la guerra in corso avrebbe il benefico effetto di ridurre l’obesità dei gazawi aumentando l’aspettativa di vita tra i palestinesi della Striscia.
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inaccettabile che la popolazione di gaza muooia di fame nel 2025!
inaccettabile un genocidio a discapito di un popolo disarmato, inerme ed affamato.
Questa non è una guerra! a gaza la popolazione non ha armi!
basta chiacchere!
Un popolo e una terra massacrati per generazioni… che vergogna
Un dato: la città metropolitana di Milano ha una superficie di 1500 kmq e ci si vive in 3 milioni, con una densità di 2000 persone a kmq; i gazawi sono 2 milioni in un’area di 360 kmq, con una densità di 5000 persone a kmq.
Che vergogna cosa si può commentare!
Non giustifico Israele, ma non si considera l’idea palestinese e araba di distruggere lo stato d’Israele. Fatta con continui attacchi armati, lancio di missili e uccisioni da parte di kamikaze. Si sono difesi e ora attaccano.
Più che un attacco sembra un genocidio
Gli israhelliani sono colonizzatori senza alcun legame con il territorio della Palestina. Se tu, straniero, ti presenti alla porta di casa mia pretendendo di cacciarmi in nome di una religione che riconosci solo tu, io mi difendo in tutti i modi e con tutti i mezzi possibili. i Palestinesi stanno difendendo la loro terra da 80 anni!!!!!!! Inoltre, basta con questa litania del 7 ottobre, delle fake sugli stupri, i bambini sgozzati!!!!!!! non vi sono bastate le figure di m…a che avete fatto quando è uscita fuori la verità?
Purtroppo la situazione per i Palestinesi è drammatica, non da ora, ma come giustamente indicato dall’ articolo, dal 1948.
Certo preoccuparsi che una giovane popolazione non diventi obesa è da nobel. Far morire il 15% della popolazione di questi giovanissimi è come fare una bella pulizia, per caso c’è stata una mutazione genica in Israele che colpisce il cervello e soprattutto l’area della memoria ? Sono sgomenta , i magazzini con gli aiuti e si muore ! E in che modo! Ma riprendetevi organizzazioni varie e paesi che si incontrano ai tavoli , ma per cosa? Vergogna , basta . Gettiamo la maschera .
Sono d’accordo!
Nel 1594 Enrico IV di Borbone fu certo che ” Parigi val bene una messa” per diventare re di Francia
Il 07.10 2023 Netanyhau fu certo che ” oltre 1000 israeliani potevano ben valere la Striscia”
In questo vergognoso genocidio umanitario esiste alle spalle un industria bellica ( si parla poco di questo triste argomento) che forse non vuole che si arrivi ad un accordo ne in Ucraina ,ne’ in Palestina perché il business delle armi con queste guerre sta fatturando all inverosimile ,decimando invece popolazioni e impoverendo le nazioni di tutto il mondo .La diplomazia internazionale ora deve fare i salti mortali per fermare tutto ciò e le menti impazzite di alcuni Presidenti che proseguono nell intento di invadere e conquistare territori uccidendo la popolazione …! Chi troppo vuole nulla stringe”.
Anche il “grande Napoleone” perse l ‘ ultima battaglia…
E’ evidente che Israele vuole eliminare i palestinesi oltre ad Hamas e prendersi il territorio di Gaza!
Ora ha iniziato anche la guerra con l’Iran che oltre a supportare Hamas,
fa paura per la possibilità di dotarsi di armi nucleari. Il mondo sta vivendo momenti terribili perché ci sono molti governi inclini alla guerra: vedo che nessuno sforzo concreto viene fatto per la pace. Che Dio ci salvi da queste teste fuori controllo!
Antonella