La lotta all’antibiotico-resistenza inizia lavando le mani: i consigli dell’IzsVe per contrastare la diffusione di batteri resistenti agli antimicrobici
La lotta all’antibiotico-resistenza inizia lavando le mani: i consigli dell’IzsVe per contrastare la diffusione di batteri resistenti agli antimicrobici
Giulia Crepaldi 30 Gennaio 2019La resistenza agli antibiotici è una delle più gravi minacce alla salute umana ed animale, e per questo è al centro dell’ultimo opuscolo Appunti di Scienza dall’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie, intitolato proprio Antibiotico-Resistenza. Il documento spiega come e perché si sviluppano le resistenze agli antibiotici, come si possono trasferire da un microrganismo all’altro e cosa si può fare per contrastare il fenomeno.
Non solo medici e ricercatori, ma anche veterinari e allevatori giocano un ruolo essenziale nel contrasto del fenomeno, dato che una delle cause della diffusione dell’antibiotico-resistenza è l’abuso di farmaci antimicrobici negli allevamenti di animali per l’alimentazione umana. È essenziale che siano promossi metodi di allevamento che consentano di impiegare minori quantità di antibiotici, evitando quelli di particolare importanza per la salute umana, grazie a migliori standard di benessere animale e di biosicurezza.
I cittadini, invece, cosa possono fare? Per prima cosa è importante assumere antibiotici solo quando prescritti dal medico, rispettando le dosi e i tempi indicati: accade ancora troppo spesso che farmaci antimicrobici siano usati a sproposito o in maniera sbagliata, per esempio pensando di curare malattie di origine virale come l’influenza o il raffreddore, per cui sono inefficaci.
La seconda buona pratica di prevenzione può sembrare banale, ma è importantissima per evitare di entrare in contatto con batteri patogeni: lavare le mani. Si raccomanda, infatti, di lavare sempre le mani dopo essere stati in luoghi a rischio, come ospedali e studi medici, e aver manipolato cibo crudo. Un consiglio, questo, che vale sia per gli alimenti di origine animale che vegetale: mentre la carne può essere contaminata da microrganismi antibiotico-resistenti durante la macellazione, frutta e verdura possono entrare in contatto con batteri patogeni dall’acqua di irrigazione contaminata o direttamente dal letame usato come fertilizzante.
Attenzione anche ai viaggi all’estero. Secondo alcuni studi, in particolari aree dell’Asia e del Sud-Est asiatico si trovano con maggiore frequenza batteri patogeni multiresistenti (resistenti a più di un antibiotico o classe di antibiotici), che un turista può portare con sé al rientro dal viaggio e trasmettere a familiari e conoscenti, se non si rispettano le raccomandazioni igieniche e alimentari del caso (qui un decalogo del Ceirsa).
Un’infezione antibiotico-resistente può essere trasmessa anche dagli animali domestici ai padroni (e viceversa). Per questo è importante che anche si rispettino le prescrizioni del veterinario quando cani e gatti devono seguire una terapia antibiotica e che si seguano scrupolose norme igieniche durante la somministrazione dei farmaci e in ogni occasione in cui si può entrare in contatto con materiali potenzialmente contaminati, per esempio indossando guanti monouso.
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[sostieni]
Giornalista professionista, redattrice de Il Fatto Alimentare. Biologa, con un master in Alimentazione e dietetica applicata. Scrive principalmente di alimentazione, etichette, sostenibilità e sicurezza alimentare. Gestisce i richiami alimentari e il ‘servizio alert’.
Buongiorno, sono assolutamente d’accordo con le norme suggerite ma non si sottolinea abbastanza che le soluzioni vere sono due: la prima riguarda la possibilità di rafforzare il sistema immunitario dell’essere umano con un’alimentazione corretta e di qualità, non raffinata , la seconda che ormai è necessario utilizzare metodi di coltura e di allevamento come quelle che si usano in BIODINAMICA , o altri metodi naturali di provata efficacia.
Donatella Pitasi
Cominciò ad essere considerata una pratica desueta una ventina di anni fa.
Si perde tempo, ci si pone problemi a usare il bagno fuori casa, fa pensare all’igiene (e, si sa, pensare non è una cosa gradevole) ci si sciupa le mani col sapone (magari togliendo quel velo leggero di crema protettiva), oppure “tanto è uguale, viviamo tra i batteri”, o darwinianamente “il fisico si rafforza sconfiggendo i microbi patogeni”.
Poi arrivò l’elegia del multitasking, che diede “la mazzata finale” alla buona pratica: sembra proprio da stupidi lavarsi le mani continuamente passando dalla preparazione del pranzo al pc o al riordino di casa per tornare a scolare l’insalata e dallo scuotimento dello zerbino ad apparecchiare per poi inviare le foto a mamma mentre s’infarina il pesce.
Un giornalista qualche anno fa si travestì da addetto alle pulizie in un grande ospedale romano e per un mese ne frequentò “da infiltrato” le stanze e i reparti descrivendo minuziosamente i comportamenti anti-igienici del personale sanitario e ne uscì un quadro così desolante che non stupisce sapere che negli ospedali da anni c’è una forte preoccupazione per le infezioni ospedaliere.