Tra smart working, maggior tempo trascorso a casa e crescente attenzione per il proprio benessere fisico e mentale, i cambiamenti nello stile di vita e nelle modalità di lavoro apportati durante la pandemia (quando le persone si sono rivolte ai loro compagni animali più che mai a causa delle sfide emotive affrontate durante l’emergenza sanitaria), stanno avendo riflessi di lunga durata anche sul mondo dei ‘pet’. Non solo si è verificato un aumento di adozioni di animali domestici ma si registra anche una crescente spesa per la loro alimentazione e il loro benessere a 360 gradi.
Il pet food è stato il prodotto più venduto nel mercato degli animali domestici nel 2020 (registrando picchi soprattutto durante il primo lockdown, quando molte persone hanno fatto scorte nel timore di future carenze), raggiungendo l’enorme cifra di 42 miliardi di dollari (+9,7% rispetto al 2019). In particolare, nel 2020, sono stati gli snack a registrare il maggior aumento di vendite (+9%), contribuendo a portare il valore del mercato globale a quota 75,29 miliardi di dollari.
Anche i canali d’acquisto sono molto cambiati a causa del Covid-19, con una progressiva affermazione degli ordini online. In ogni caso è innegabile che la pandemia abbia accelerato l’ascesa dell’e-commerce e il ricorso a questo canale di vendita anche per quanto riguarda il mondo del pet food e del pet care.
Inoltre, sebbene con il progredire della pandemia e le sue ripercussioni economiche, molte famiglie abbiano ridimensionato le proprie spese, in molti non hanno rinunciato a spendere per i loro animali domestici, anzi: il 37% dei proprietari afferma di aver reindirizzato il denaro risparmiato altrove sui propri amici a quattro zampe (con un aumento della spesa fino al 20-25% per le famiglie più abbienti, con redditi da 70-100 mila $ all’anno). Una tendenza che si mantiene ancora oggi nonostante l’inflazione.
Secondo gli osservatori i proprietari di animali domestici hanno iniziato a curare di più anche i loro animali a quattro (o due) zampe. Pertanto, nella consapevolezza sempre più diffusa che il cibo sano influenzi il benessere non solo fisico ma anche emotivo, anche il comparto pet food ha visto tra il 2018 e il 2021 un reindirizzamento verso i prodotti sani, in grado di sostenere la salute e il benessere generale.
Di conseguenza, anche le aziende del settore hanno adeguato la loro offerta, investendo nella ricerca e nella realizzazione di ricette nutrizionalmente migliori, con ingredienti il più possibile naturali e funzionali, ricchi di vitamine, proteine facilmente assimilabili, probiotici e prebiotici. Solo nel 2020 questi prodotti hanno visto un aumento delle vendite fino a 1,47 miliardi. Nel 2021 solo il cibo per animali ha raggiunto un valore di 2,5 miliardi di euro in Europa.
Secondo l’ultima edizione del Rapporto Assalco–Zoomark, il mercato europeo dei prodotti per animali domestici (comprensivo di petfood e referenze petcare) vale oggi più di 2,7 miliardi di euro (+11,4% sul 2021) e, secondo le previsioni le vendite aumenteranno nel 2023 a una velocità quasi doppia rispetto a quella degli anni passati (+5,8% circa rispetto a una media del 3-4%). Complici l’aumento delle adozioni e il moltiplicarsi delle opzioni di acquisto legate all’e-commerce, nonché il fenomeno degli animali domestici trattati come bambini soprattutto dai Millennial (ne abbiamo parlato anche in questo articolo), appare verosimile che il mercato in Europa possa arrivare a toccare quota 60 miliardi di euro nel 2032.
A fare da traino saranno i cibi freschi e crudi, biologici, senza additivi, antibiotici, coloranti né conservanti artificiali. In più, proprio come sta avvenendo per l’alimentazione umana, ci sarà un’ascesa delle opzioni a base vegetale o vegane, nonché delle formule personalizzate e dei programmi dietetici ‘su misura’ per esigenze specifiche. Da non trascurare, infine, gli integratori, che stanno diventando sempre più una costante nella routine di cura, a partire da quelli per la gestione del peso (l’obesità è un problema diffuso, che riguarda il 54% dei cani e il 59% dei gatti) fino a quelli legati ad altre condizioni o a una prevenzione generica.
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