L’8 ottobre è stata la Giornata internazionale del polpo, un animale dalle caratteristiche uniche, con un sistema nervoso diffuso nei tentacoli oltre al cervello nella testa, solitario, dotato di emozioni e di un’intelligenza straordinaria che, per alcuni ricercatori, è simile a quella dei delfini. Tuttavia questo cefalopode è minacciato a causa dell’aumento costante di domanda delle sue carni, ormai parte integrante delle abitudini alimentari di milioni di persone in tutto il mondo. Per sfruttare questo mercato, da anni si cerca di allevarlo, senza successo. In natura, infatti, i polpi vivono quasi tutta la loro esistenza da soli, e se posti in situazioni di stress come quelle di un allevamento si ammalano, muoiono o diventano cannibale. Inoltre sono carnivori e per allevarli sono necessarie grandi quantità di pesce, con impatti ambientali che non giustificano né la resa né il valore commerciale. Per questi motivi, ma anche per la crescente opposizione dell’opinione pubblica, i pareri contrari di numerosi scienziati e di decine di associazioni ambientaliste e animaliste, e dal momento che paesi come il Regno Unito hanno riconosciuto ai cefalopodi lo status di animali senzienti, con tutte le tutele associate, la storia degli allevamenti è stata fallimentare, finora.
L’allevamento che era stato insediato alle Hawaii, il Kanaloa Octopus Farm, è stato chiuso, mentre lo stato di Washington, negli Stati Uniti, sta valutando una proposta di legge che vieta esplicitamente questa attività, così come sta accadendo in Canada, dove è stata presentata una petizione al governo. In Europa, la questione è arrivata ai massimi organismi comunitari, soprattutto per quanto riguarda la decisione del governo delle Isole Canarie, chiamato a esprimersi sull’autorizzazione, chiesta dall’azienda Nueva Pescanova, ad aprire un enorme allevamento di polpi, da un milione di esemplari (che dovrebbero produrre 3mila tonnellate di carne di polpo all’anno), nel porto di Las Palmas. Alcuni parlamentari europei contrari al via libera hanno indirizzato una lettera (che presuppone una risposta scritta) ai membri della Commissione e del Parlamento, mentre l’Aquaculture Advisory Council (AAC), che riunisce ricercatori, associazioni no profit e aziende, ha creato un apposito gruppo di lavoro per analizzare le caratteristiche molto particolari di questo tipo di acquacoltura. Tra l’altro anche l’ente britannico per il benessere degli animali RSPCA ha lanciato un appello per fermare la costruzione dell’allevamento alle Canarie, mentre Friend of the Sea ha dichiarato che non certificherà mai carne di polpo allevato: un bel guaio per i produttori.
Settantasei tra associazioni, Compassion in World Farming (Ciwf) in testa, ed esperti che da anni si battono contro questa pratica, hanno inviato un’accorata lettera al governo delle Isole Canarie, che sottolinea anche come negli allevamenti di polpi sarebbero attuate pratiche assolutamente crudeli come l’uccisione tramite l’immersione in acqua ghiacciata, che prevede una lunga agonia degli animali. Una raccolta firme lanciata nel marzo 2023 per lo stesso scopo ha quasi raggiunto il milione, nel momento in cui scriviamo.
Ciwf ha dato un contributo fondamentale alla consapevolezza della particolare e delicata natura del polpo e dei disastri legati alle pratiche di allevamento, con due rapporti: Allevamento di polpi, un disastro annunciato, del 2021, e Uncovering the horrific reality of cctopus farming, del 2023. L’autrice di entrambi i rapporti, Elena Lara, ha dichiarato “Esortiamo con forza le autorità delle Isole Canarie a fare la cosa giusta e respingere una volta per tutte questo progetto crudele e dannoso per l’ambiente. E perché questo messaggio arrivi forte e chiaro, sostenitori e sostenitrici da tutto il mondo celebreranno la Giornata mondiale del polpo con un’azione diretta ai profili social del Governo delle Isole Canarie”, invitando chiunque abbia a cuore i polpi a inviare messaggi al Governo delle Isole Canarie con l’hashtag #StopOctopusFarming.
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Giornalista scientifica
Perché un miliardo di polpi selvatici pescati uccisi e tritati per rimpinguare le nostre deliziose insalate di mare valgono meno di quelli di allevamento? Di quelli che vengono già catturati non vi preoccupate della loro sofferenza? Lor signori animalisti non si preoccupano della strage infinita di animali pesci e forme di vita che l’ essere umano (lor compresi ) perpetra con l’inquinamento da detersivi uso di carburanti, diserbanti saponi ecc..? Finiamola con questa ipocrisia da perbenisti. Questi polpi saranno né più ne meno come i polli le mucche o le orate d’allevamento e salverà milioni di polpi in natura dall estinzione. Pensateci. Forse è il male minore.
Gli animalisti si preoccupano di tutto questo e non mangiano animali. Lei invece cosa fa a tal proposito, a parte le polemiche?
Sono d’accordo con quello che ha scritto
Sono vegana e antispecista, se mi imita starà meglio e soprattutto non si reincarnerà in un animale da reddito.
Grazie!
articolo bello e appassionato
Assurdo e crudele
L’essere umano distrugge qualunque vita lo circondi, solo per i propri bassi interessi. Il progetto di un allevamento di polpi è allucinante!!! Spero ci sia un “risveglio” delle coscienze e che questo business non si realizzi MAI!
Anni fa non ero vegetariana.Poi. ho capito.Mi sono convertita.E sembra che gli animali lo sappiano.A volte daini nella strada di casa anziché scappare, dietro la nostra auto parcheggiata sotto casa ,mi guardano negli occhi mentre li ammiro a pochi metri di distanza (lo spazio dell’ auto) stando sulla soglia di casa.Non mangio neanche pesce, forse che non potendo gridare non soffrono?Sono per l’ abolizione della pesca, oltre che della caccia.Raramente mangio uova, comunque biologiche (benessere animale certificato in allevamento)idem per qualche latticino, per lo più ricotta di pecora, yogurt meglio se di capra, libere di pascolare.Avendo la sclerosi multipla, col caldo quest’estate sono sopravvissuta grazie allo yogurt. Ovviamente la mia preferenza é sempre ad alimenti col caglio microbico e non animale. É difficile, sia per i costi che per il tempo per valutare etichette e provenienza.Ma é possibile.A Nino chiedo di leggere bene per favore tutto l’articolo dove specifica che é necessario un mucchio di pesce (altra strage) per alimentare i polpi in allevamento.Grazie.Sono costretta ad usare l’ auto mio malgrado per gli spostamenti indispensabili,lo faccio con patema d’animo.Idem scelta di detergenti ecologici.Curo le nostre piante con prodotti naturali.Tutto ció per quanto dipende da me, ho scritto così a lungo per rispondere a Nino.La sclerosi multipla mi accompagna dal 1979, diagnosticata in ritardo, ma se cammino ancora grazie a Dio,lo devo ad un neurologo illuminato che contro prescrizioni di farmaci pesanti, la cui produzione industriale fonte di altro inquinamento, mi conferma valido l’uso di prodotti erboristici e/o omeopatici a pressoché zero impatto ambientale. Che io abbia la sclerosi é purtroppo la realtà, non un mio vezzo, certificata da risonanza magnetica ripetuta circa ogni 18 mesi . Buona vita a Tutti in armonia col Creato, grazie per la pazienza della lettura, scusate se per spiegare mi sono dilungata su fatti personali !
Certo Maria Rosa, facciamo come dici tu, facciamo come dite voi animalisti illuminati. Niente caccia, niente pesca, niente allevamenti di polpi e quindi, ovviamente, aboliamo anche gli allevamenti di mucche, maiali, pecore, conigli, polli, tacchini e di qualsiasi altra specie animale venga al momento allevata. E poi? Secondo il vostro parere di cosa dovrebbero nutrirsi i quasi dieci miliardi di persone che al momento popolano il pianeta? Di erba? A parte il trascurabilissimo particolare che l’uomo è un animale onnivoro e non erbivoro, se decidessimo di diventare vegetariani se non addirittura vegani, sottrarremmo qualsiasi fonte di cibo a tutti gli erbivori del pianeta, che si estinguerebbero in massa. E i carnivori? Beh, i carnivori mangiano gli erbivori, per cui o sarebbero costretti a nutrirsi degli unici animali erbivori rimasti, cioè noi, oppure si estinguerebbero anche loro… Ma quando la finirete con questa ipocrisia da quattro soldi? Quando comincerete a ragionare prima di parlare? Fortunatamente per tutte le specie viventi, voi rappresentate una percentuale risibile della popolazione umana mondiale.
Tutti gli esseri umani sono “onnivori”, indipendentemente dalle loro scelte alimentari. Essere onnivori non è una scelta ma una condizione innata della specie umana. La parola “onnivori” non fa riferimento agli alimenti che scegliamo di consumare, ma agli alimenti che possiamo digerire e di cui possiamo trarne beneficio. In quanto esseri umani onnivori possiamo alimentarci di alimenti di origine sia vegetale sia animale, ciò ci permette, a differenza di altri mammiferi come i felini (che sono strettamente carnivori) di poter scegliere se adottare una dieta vegetariana. Una persona che decide di consumare alimenti di origine animale non è una persona carnivora, perché questo termine fa riferimento agli animali che possono digerire esclusivamente alimenti di origine animale, e questo non è applicabile agli esseri umani. Non esistono persone “carnivore”. Questa persona sarà onnivora “carnista”, cioè che sceglie di includere nella propria dieta anche alimenti di origine animale.
Il fatto che mangiare carne sia considerato come un atto “naturale”, “normale” e “necessario” è sbagliato visto che in realtà si tratta comunque di una scelta ideologica (al pari di quella vegana o vegetariana), anche se largamente diffusa, normalizzata e interiorizzata. A dimostrazione di ciò il fatto che, a seconda delle culture, non tutti gli animali “commestibili” per l’essere umano sono ritenuti “cibo”.
Risposta perfetta!! Ha dato voce al mio pensiero. Grazie
“Questa persona sarà onnivora “carnista”, cioè che sceglie di includere nella propria dieta anche alimenti di origine animale”
Onnivoro significa “che mangia TUTTO ciò che è commestibile” ERGO prodotti di origine SIA VEGETALE CHE ANIMALE.
Volendo spingere la definizione di “onnivoro” al limite della pignoleria ossessiva dovemmo specificare “che mangia tutto ciò che è commestibile di origine dei cinque regni: vegetale, animale, funghi, monere, protisti”.
Non vi è alcun motivo di inventarsi un termine come “carnista”… a meno che tu non voglia inventarti anche “vegetista”, e poi “vegetocarnista” “vegetocarnofunghista” eccetera per… l’onnivoro.
Non ho inventato io il termine “carnista”. È un termine che è stato coniato per scardinare l’idea che chi mangia carne segua una predisposizione naturale dell’essere umano mentre chi è vegetariano o vegano faccia una “scelta innaturale”. Prima di tutto le diete sono tutte delle “scelte” motivate da ragioni culturali, etiche, religiose, sociali… E anche mangiare carne è una scelta, così come la scelta di mangiare solo vegetali o di mangiare vegetali e pesci, ecc. Mentre quando parliamo di “onnivoro” ci riferiamo a una condizione comune a tutti gli esseri umani. Il linguaggio poi, è la cosa più dinamica che esista, quindi non ci trovo niente di male se anche lei vuole inventare delle nuove parole, se queste aiutano a descrivere meglio un concetto o una condizione.
Inoltre è proprio grazie al fatto che moltissima parte della popolazione mondiale ha un’alimentazione principalmente vegetariana con piccoli contributi di carne e pesce che le risorse non si sono naturali non si sono ancora esaurite (per dirla breve). Da questo studio: “se tutti gli esseri umani diventassero vegani, l’area liberata sarebbe grande quanto la somma di Russia e India messe insieme. https://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0291791
Mi dispiace contraddirti, ma l’uomo non è affatto onnivoro per scelta, bensì per natura: vallo a dire ai vegani che sono costretti ad assumere vitamina B12 (presente esclusivamente nella carne, nel pesce, nel latte e nelle uova) in forma sintetica perché altrimenti, semplicemente, MUOIONO. L’uomo ha bisogno di sostanze che il suo organismo non può sintetizzare e che non sono presenti nelle forme di vita vegetali, e questo non mi sembra rappresenti una “scelta”. Come dicevo, bisogna informarsi prima di parlare. Altro discorso invece è quello delle modalità con cui si gestiscono gli allevamenti e lì sono pienamente d’accordo con voi; ma da qui a dire che l’uomo mangia carne per scelta ci passa la differenza che esiste tra una verità e una bugia.
Forse non ha letto bene, glielo copio-incollo nuovamente. Ho scritto proprio che “essere onnivori non è una scelta ma una condizione innata della specie umana”. Ho parlato poi “alimentazione principalmente vegetariana con piccoli contributi di carne e pesce”. Quindi NON vegana come riporta Lei. Se poi vogliamo tirare in ballo la vitamina B12, che tanto preoccupa le persone che NON sono nè vegetariane nè vegane, le riporto qui un estratto da La scienza vegetariana: “Il problema non è … che mangiare solo cibi vegetali è “innaturale”: quello che è innaturale è tutta la nostra vita…. La soluzione è semplice: coltivare i batteri appositamente, esattamente come si fa per lo yogurt, per esempio (con altri ceppi di batteri ovviamente), e nessuno trova strano o innaturale mangiare uno yogurt. Anziché vivere nel terreno, questi batteri vivono su un substrato di carboidrati (ad esempio la melassa). La B12 che essi producono viene prelevata e posta in una sorta di “caramellina”: quello è l’integratore. Esso, dunque, contiene la vitamina B12 prodotta esattamente come in natura, dai batteri.”
Inoltre deficit importanti di vitamina B12 sono comuni tra gli alcolisti, tra gli anziani e le persone che assumono per periodi prolungati alcuni farmaci come gli antiacidi….
Mi ero informata prima di scrivere, ma grazie per avercelo ricordato.
Evidentemente non riesco a spiegarmi e sicuramente è colpa mia. Non sto difendendo l’uomo e le sue azioni; sicuramente potremmo agire in modo diverso, ma non lo faremo. Potremmo smettere di utilizzare i combustibili fossili, potremmo approvare leggi che proteggano gli animali domestici e selvatici, potremmo ridurre le emissioni di CO2, smetterla di disboscare le foreste, di inquinare i mari, di ucciderci tra di noi… Ma non lo faremo; non perché siamo cattivi, ma perché questa è la nostra natura. Tutte le specie viventi agiscono secondo la propria natura e l’uomo non fa alcuna eccezione. Quando parlo di ipocrisia non mi riferisco alla verità o alla falsità di ciò che si dice, ma al fatto che si ritiene che l’uomo possa comportarsi diversamente da come la sua natura gli impone: sarebbe come chiedere ad un alligatore di aiutare uno gnu a guadare il fiume. E non è una questione di libero arbitrio. Ripeto, l’uomo potrebbe farlo, ma non lo farà: l’uomo è un onnivoro opportunista (esattamente come l’orso ad esempio) e, opportunisticamente e a suo esclusivo vantaggio, mangia tutto ciò di cui il suo organismo ha bisogno nella maniera più comoda possibile (la pratica dell’allevamento è nata con l’unico scopo di abbattere i rischi legati alla caccia e alll’incertezza dell’approvvigionamento di cibo). L’uomo sfrutta l’ambiente che lo circonda, utilizzando le forme di vita animali e vegetali che può utilizzare e distruggendo o allontanando quelle ritenute inutili o dannose. Non è (nella norma) una specie cannibale, ma non esita a uccidere esemplari della propria specie per tornaconto personale, per capriccio o per vendetta. E si vuole pretendere da siffatta specie che si fermi davanti ai diritti di un polpo? L’unica differenza tra l’uomo e l’alligatore, esigenze alimentari a parte, è che a nessun alligatore verrebbe mai in mente di chiedere ad un altro alligatore di risparmiare lo gnu che sta guadando il fiume.
da T.Seppilli, “Per un’antropologia dell’alimentazione. Determinazioni, funzioni e significati psico-culturali della risposta sociale a un bisogno biologico” in M. Turci (a cura di), La ricerca folklorica. Antropologia dell’ alimentazione. n°30, Grafo, Brescia, 1994.
“La risposta comportamentale istintuale al bisogno biologico di nutrizione risulta insomma fortemente modificata, nell’uomo, dalla intermediazione di un insieme di processi, attinenti alla sfera del sociale, i quali definiscono in forme volta a volta diverse sia la qualità e la quantità degli alimenti disponibili sia le modalità e i significati del loro consumo. È in questo senso, appunto, che tale risposta si pone come una risposta sociale. La nutrizione si pone come un ‘bisogno’ che deriva all’uomo dalla sua costituzione biologica: è dunque un bisogno biologico. Ma la ‘risposta’ a questo bisogno si realizza, in ogni momento dell’intera storia dell’umanità, come una risposta sociale. I comportamenti connessi alla nutrizione assumono cioè, nell’uomo, forme complesse, volta a volta diverse, che travalicano largamente gli schemi biologici di semplice risposta al bisogno di cibo per caratterizzarsi come un insieme di articolate pratiche individuali e collettive, concernenti appunto la produzione e il consumo degli alimenti, le quali si radicano nella ‘logica’ di funzionamento dell’intero sistema sociale.” Penso che questa “risposta” sia invece modificabile, come tutti i comportamenti umani, e che sempre più persone stanno capendo che il proprio benessere, di individui così come della specie, sia interconnessa al benessere dell’ambiente e degli animali del pianeta.
Certo x l’alligatore è un fatto indispensabile per vivere, e non mangia di certo un gnu al giorno!
Le sembra altrettanto indispensabile x l’uomo e la sua sopravvivenza l’offerta smisurata di carne nei supermercati, di cui gran parte viene invendute e buttata, costringendo animali ad essere allevati in condizioni terribili!?
A cosa serve tutto questo se non ad illuderci di essere liberi di poter permetterci tutto ,anche il superfluo!
Sono certo che lei ricorda, dagli studi di chimica, che una molecola è tale in sè, e non c’è modo di distinguerla da altre, né ha effetti differenti, in base all’origine.
L’alimentazione dei vegani non è naturale in quanto essi devono assumere la vitamina B12 comprandola in farmacia, perché non la ricavano nella quantità necessaria dall’alimentazione, come invece fanno gli onnivori.
Giustificare gli integratori in base al metodo di produzione della B12 è solamente un arzigogolo per tentare di giustificare la moda vegana con argomentazioni prive di valore scientifico.
L’alimentazione delle persone che vivono nei Paesi industrializzati non ha nulla di naturale. Sinceramente non riesco a capire perché una dieta, quella vegana, che ha un impatto minimo sul pianeta, non sfrutta gli animali, e se seguita correttamente fa bene alla salute, dia così fastidio a chi non la segue. Lo sa che i mangimi formulati per gli animali da reddito sono spesso addizionati di vitamina B12?!
A costo di ripetermi all’infinito, la dieta vegana non “dà fastidio” perché per non nuocere gravemente alla salute DEVE essere integrata con vitamina B12 acquistata sugli scaffali della farmacia o del super, mentre chi consuma, propaganda, o vende vegan finge bellamente di ignorarlo o tenta ossessivamente di giustificarlo.
E quello che soprattutto “dà fastidio” è il continuo uso di motivazioni ascientifiche, non ultima la pretesa integrazione di B12 nei mangimi animali, che, oltre a non essere la regola, non si differenzia da ogni altra pratica prevista per il mantenimento in salute degli animali in allevamento, esattamente come è pratica abituale aggiungere la corretta quantità di fertilizzanti alle piante in coltivazione.
E sottintendere che gli onnivori assumano tramite la carne “vitamina B12 artificiale” è fastidioso e privo di senso almeno quanto affermare che i vegani assumano “concimi artificiali” dalle loro verdurine.
Non mi sembra ben informato. L’alimentazione vegetariana richiede meno massa che l’alimentazione che comprende anche la carne. Se lei vuole mangiare carne, nessuno glielo proibisce. Però mi sembra una cosa buona voler proibire sistemi di allevamenti crudeli che causano più sofferenza. Mi dica: perché vuole che il suo cibo abbia sofferto prima di mangiarlo?
Chiedo scusa, ma è lei che non mi sembra ben attenta: “Altro discorso invece è quello delle modalità con cui si gestiscono gli allevamenti e lì sono pienamente d’accordo con voi;” scritto da me in un precedente post. Buona giornata.
Solo tornando in dietro di circa 80 anni possiamo costatare che si mangiav a carne circa 1 volta alla settimana. Oggi che bisogno c’è di questi super allevamenti intensivi se non un profitto economico e non certo un bisogno alimentare!
Guarda che gli allevamenti rispondono alle alle richieste di un mondo che si è emancipato dalla sussistenza alimentare che tu citi, e si riassume nel detto “quando il contadino mangia una gallina, o è malato il contadino o è malata la gallina”, mentre i quasi due terzi dell’umanità che ancora è a livelli di alimentazione di pura sopravvivenza non ne è certamente cliente.
Caro Stefano come definire il tuo intervento forse…… inappropriato
Che noi umani siamo le peggiori bestie di questo pianeta è ora mai noto a tutti da tempo. Io sono dell”idea che tutte le cose vanno fatte con testa e buon senso. Da quello che leggo ora mi sembra che la fine dei polpi sia il commercio. Se a caso ci sarà l’estinzione dei polpi sicuramente non sarà solo perché noi li mangiamo. Le ragioni potrebbero essere tante oltre che noi li mangio. X esempio l”inquinamento dei mari, l”alzamento della temperatura delle acque, ecc .ecc. vi ricordate gli esperimenti dei Francesi a Mururoa???? Bomba atomica che non so di che potenza ,ma mi ricordo che l”acqua è diventata colore alluminio x km e km. Questo che sto dicendo è un piccolissimo esempio x farvi capire che quando ci sono danni ecologici di un certo tipo non è mai x una causa sola. Perdonatemi magari mi sbaglio ma questa è la maniera in qui vedo questi tipo di problemi
“un neurologo illuminato (…) mi conferma valido l’uso di prodotti erboristici e/o omeopatici”
Se consiglia prodotti omeopatici la laurea probilmente l’ha presa mentre non guardavano.
Quanto al resto, è un bell’esempio di bias cognitivi… sono ovviamente lieto che tu stia meglio seguendo pratiche prive di valore scientifico, ma devi renderti conto che non hai alcun riscontro oggettivo riguardo ai “medicinali pesanti” in quanto non li hai usati, e ovviamente non puoi sapere se invece ti avrebbero fatto stare meglio che “curarti” con acqua e zucchero a 2300€ al chilo.
Riprendo le parole della signora Nardi, mangiare carne può essere una cosa normale ma non è assolutamente necessaria né tanto meno indispensabile.
Sul concetto di normalità sociale c’è un mondo di cose da dire, ma non è in tema.
Nel mondo si passa da comunità indigene “ignoranti e arretrate” che chiedono scusa ad un albero abbattuto per necessità….a comunità moderne ed evolute che allevano polli dal petto ipertrofico e allevano animali solitari in intensivo, povere bestie la cui vita dall’inizio alla fine non vale niente se non la soddisfazione della nostra fame.
Cosa è bene lo capiscono tutti, in un mondo di relativismo la caccia è un male, far nascere qualcuno per fini alimentari stravolgendo il suo istinto ( visto che teniamo tanto a quello umano ) è senz’altro molto peggio. Un certo grado di ipocrisia ci pervade tutti ma niente prediche dai consumatori di carne, grazie.
Mi pare che gli unici che sarebbe bene si estinguessero, sono gli umani, causa dei mali del pianeta. Le piante e gli animali, senza di noi vivrebbero benone.
sono contro ogni tipo di allevamento intensivo, compreso questo del polpo per le stesse ragioni descritte nell’articolo. un allevamento così grande per il modo in cui dovrebbero essere nutriti, di conseguenza farebbe aumentare anche gli allevamenti di pesce per poterli nutrire, con ulteriore inquinamento e pessima vita degli animali
Contrarissima all’allevamento di polpi, animali senzienti, sarei anche d’ accordo su una moratoria della loro pesca e consumo, inserendole nelle specie da tutelare. Il fatto che noi umani ” richiediamo le loro carni” non ci autorizza a predarli indiscriminatamente. Personalmente non mi cibo di polpi soprattutto per questioni etiche.