Non mangiate quella frutta! È allerta in Europa per i frutti di bosco contaminati dal virus dell’epatite A. Oltre mille casi in Italia e 240 in Francia, Germania, Olanda… Pericolo contagio da persona a persona
Non mangiate quella frutta! È allerta in Europa per i frutti di bosco contaminati dal virus dell’epatite A. Oltre mille casi in Italia e 240 in Francia, Germania, Olanda… Pericolo contagio da persona a persona
Agnese Codignola 16 Aprile 2014La vicenda dell’epatite A veicolata dalle confezioni di frutti di bosco surgelati venduti in Italia sta assumendo contorni sempre più preoccupanti, anche se l’opinione pubblica ignora il problema e il ministro della salute Beatrice Lorenzin porta avanti una comunicazione che definire insufficiente è poco.
Aumenta la conta dei paesi dove sono segnalate infezioni e cresce il numero di persone che, pur non essendo venute in Italia, hanno contratto l’epatite. Questo elemento lascia pensare che i focolai dell’epidemia siano più di uno.
A delineare i nuovi contorni di una situazione che ancora sfugge al controllo delle autorità sanitare è l’Efsa. L’Autorità per la sicurezza alimentare europea ha pubblicato un aggiornamento della situazione elaborato insieme al Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, alla Commissione Europea e all’Istituto federale per la valutazione dei rischi (BfR).
Al momento i casi segnalati in Europa dal primo gennaio 2013 sarebbero 1.315. La maggioranza (1.075) sono stati registrati in Italia, mentre 240 hanno coinvolto soggetti che non hanno avuto contatti con l’Italia e risiedono in: Francia, Germania, Irlanda, Norvegia, Paesi bassi, Svezia e Regno Unito.
Dall’epoca della sua comparsa e per molti mesi le autorità sanitarie, Efsa in testa, avevano ritenuto che l’origine dei virus dell’epatite A fosse da ricercare in alcune partite di frutti di bosco provenienti da diversi paesi, assemblati per il congelamento e venduti in Italia. Oggi l’opinione è in parte cambiata. Si tende a pensare che la contaminazione possa aver avuto origine in qualche stabilimento di lavorazione e, in particolare, nei macchinari. Si teme quindi che i responsabili dell’epidemia non siano solo i frutti di bosco ma anche da altri cibi, per ora non identificati.
C’è anche il concreto pericolo che il virus possa passare da persona a persona o entrare in qualche derivato del sangue attraverso donatori che non sanno di essere malati e che non hanno ancora sviluppato alcun sintomo. Il contagio diretto interpersonale è specificato proprio nel documento dell’Efsa, dove si legge: “L’infettività è massima durante la seconda metà del periodo di incubazione (ovvero quella asintomatica) […]. HAV (hepatitis A virus) può essere trasmessa attraverso l’acqua contaminata, il cibo e per via fecale-orale tra i contatti stretti (ad esempio contatti familiari, rapporti sessuali, asili, nidi o scuole“.
L’unica certezza riguarda il ceppo di epatite A. Tutti gli oltre 1.300 casi (italiani ed europei) hanno la stessa firma genetica, cioè derivano da un unico ceppo virale. Sembra quasi incredibile che non si sia ancora riusciti a capire da dove provenga. In realtà, come ricordato da Il Fatto Alimentare in un precedente articolo, l’analisi della tracciabilità è complessa.
Le indagini condotte in Italia su 20 lotti hanno comportato l’esame di 830 transazioni commerciali, che fanno riferimento a 331 fornitori di 25 paesi europei ed extra europei. Il numero medio di transazioni per ogni singolo lotto è di 56,6, e questo spiega perché sia così difficile ripercorrere tutte le tappe affrontate dai prodotti contaminati. Tuttavia è evidente che il sistema di sorveglianza e di tracciabilità delle merci alimentari in territorio europeo non è adeguato, come del resto aveva già tragicamente dimostrato la vicenda dei germogli di soia del 2012 (41 morti e centinaia di ricoveri) e quella della carne di cavallo del 2013.
La situazione è dunque piuttosto grave, e purtroppo le misure adottate per contenere il contagio non sembrano all’altezza. Le autorità sanitarie come Efsa ed Ecdc si limitano a consigliare di lavare i frutti di bosco e di vaccinarsi in caso si intraprendano viaggi in paesi europei colpiti dal fenomeno. In base al principio di precauzione è però meglio astenersi del tutto dal consumare prodotti con frutti di bosco sulla cui origine non vi siano assolute certezze. In attesa che l’Europa, magari anche in vista delle elezioni, si muova in maniera omogenea ed efficace, dando al cittadino la dimostrazione concreta dell’importanza di andare a votare.
Leggi il documento completo dell’Efsa in inglese (Techincal report)
Agnese Codignola
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Foto: Thinkstockphotos.it
Giornalista scientifica
L’allerta riguarda solo i frutti di bosco surgelati, giusto?
Sì
E per i frutti di bosco freschi in vendita nei supermemercati è sufficiente un accurato lavaggio?
la contaminazione da epatite A, fino ad ora sembra riguardare esclusivamente i frutti di bosco congelati.
Purtroppo il ministro Beatrice Lorenzin non è un tecnico, ma un politico e , come tutti costoro, teme di scatenare “risse” e discussioni che possono produre perdita di voti.
la domanda è un altra: la lorenzin sa di cosa si stia parlando? Qui non è una questione di voti ma di competenza. e di politici che sanno la materia ne conosco ben pochi.
Pensavo che il problema fosse stato risolto
Vedo che finalmente l’ipotesi già avanzata su questo sito di resettare il sistema consigliando di non consumare frutti di bosco fino a quando la causa non sarà scoperta ed applicata una sicura azione correttiva e preventiva si sta facendo strada ai massimi livelli.
Sono molto interessanti i risultati dell’indagine epidemiologica sul ramo norvegese dell’epidemia europea (che per il 90% è italiana) di epatite A associata ai frutti di bosco. I ricercatori hanno identificato un preparato per torta ai frutti di bosco, di origine tedesca, come probabile veicolo.
http://www.eurosurveillance.org/ViewArticle.aspx?ArticleId=20775
Tre fatti sono evidenti:
1) sono stati fortunati con l’indagine epidemiologica perché due casi hanno riportato una torta con la stessa origine, ma sono stati bravi a recuperare foto, ecc:
2) soprattutto in pochissime settimane hanno fatto moltissimo, con l’aggressività che a tratti in Italia è mancata. Onestamente va riconosciuto che gli irlandesi e altri colpiti non ci sono ancora riusciti;
3) quello che però è veramente importante è che hanno bloccato prima e poi richiamato un prodotto solo sulla base dei dati epidemiologici, anche se gli esami di laboratorio hanno dato esito negativo. Questo è mancato e manca in Italia.
Questo è il prodotto: http://www.matportalen.no/verktoy/advarsler/marexim_as_tilbakekaller_skogsbaerkakestykker