Dall’inizio della pandemia da coronavirus “non sono stati segnalati casi di trasmissione di SARS-CoV2 tramite il consumo di cibo e non ci sono prove che gli imballaggi contaminati trasmettano l’infezione”. Lo sostiene in un documento il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare (organo consultivo composto da esperti alle dirette dipendenze del ministero della Salute) che ricorda le precauzioni di igiene da adottare nei luoghi di vendita e nelle abitazioni. La comprensione della modalità di trasmissione è ancora parzialmente incompleta, ma negli studi disponibili a livello internazionale “non sono presenti evidenze scientifiche in grado di affermare che il virus SARS-CoV-2 si trasmette per via alimentare, attraverso gli alimenti crudi o cotti”.
“In condizioni normali, non ci sono prove che gli imballaggi contaminati trasmettano l’infezione” e il rischio di contagio del virus attraverso i materiali, il packaging e le superfici a contatto con gli alimenti appare trascurabile. Finora non sono disponibili evidenze scientifiche circa la trasmissione del virus attraverso oggetti e superfici contaminate a contatto con gli alimenti, che possano far ritenere la presenza del SARS-CoV- 2 sul packaging un fattore di rischio per la salute. Il processo di trasmissione non si può escludere quando il contatto con superfici contaminate è associato al contatto con le mucose (occhi, bocca, naso), anche se il rischio potenziale di contrarre la patologia dal packaging a contatto con alimenti appare molto basso. Le più importanti misure di prevenzione che i lavoratori dedicati alla distribuzione e vendita degli alimenti devono applicare, sono il distanziamento fisico, la buona igiene personale con frequente lavaggio delle mani e l’applicazione delle generali regole per l’igiene degli alimenti.
Il Comitato nazionale per la sicurezza alimentare ricorda ai consumatori che mentre si fa la spesa è bene mantenere la distanza di almeno 1 metro e mezzo tra le persone, sanitizzare il carrello o il cestino e le mani prima e dopo l’utilizzo del carrello o del cestino e/o proteggere le mani con guanti da eliminare in appositi contenitori finita la spesa, oltre che indossare la mascherina correttamente per tutto il tempo di permanenza nel punto vendita. A casa, non è necessario disinfettare gli involucri che contengono gli alimenti, ma lavare le mani dopo aver manipolato le confezioni. Mentre le temperature utilizzate per la cottura sono sufficienti per inattivare il coronavirus, le temperature di refrigerazione e congelamento non sembrano causare una riduzione della vitalità del virus. Il lavaggio con solo acqua potabile sembra essere sufficiente per sanificare frutta e verdura. Il Comitato conclude dicendo che oggi è più probabile che un lavoratore alimentare infetto diffonda il virus attraverso la trasmissione da persona a persona piuttosto che con cibo contaminato o materiale di confezionamento alimentare. “Il coronavirus rappresenta quindi una questione di sicurezza sul lavoro e protezione della salute dei dipendenti piuttosto che di contaminazione alimentare”.
Il parere del Cnsa: Virus SARS-COV-2 e alimenti
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Ma il Comitato per la Sicurezza Alimentare invierà i risultati del suo studio alla Cina?
Perché la Cina, pur di trovare una causa esterna per l’origine del virus e allontanare i sospetti da una fuga del virus dal laboratorio di Wuhan (ipotesi tutt’ora plausibile anche per l’OMS), ha persino dato la colpa al salmone surgelato importato dall’estero!
La Cina continua a rifiutarsi di collaborare a una nuova indagine sulle origini del Covid, bolla come arrogante qualsiasi richiesta di chiarezza, anche quando proviene dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e se ne frega dei diritti di tutte le popolazioni del pianeta, che hanno la giusta pretesa di conoscere cosa abbia avvero scatenato questa pandemia, con i milioni di morti da essa causati.
E’ la Cina ad essere arrogante, non coloro che chiedono chiarezza!
Guerra di parole.mi farebbe piacere che una testata come “il fatto alimentare” non si allineasse alla pericolosa guerra di parole che bombarda i consumatori.Titolare infatti:”Alimenti e imballaggi non trasmettono il coronavirus” e spiegarlo poi con altre frasi come:
“Non sono stati segnalati casi…”o “Finora non sono disponibili evidenze scientifiche” ed altro…non rivela di essere esattamente dalla
parte del cosumatore.
Infatti è dal 2020 che disinfetto sempre gli involucri della spesa e le borse.