È passato solo poco più di un anno dall’entrata in vigore, dopo un percorso assai accidentato (le prime leggi sono del 2012), dell’alcol tax in Scozia, ma secondo quanto riportato nel rapporto del servizio sanitario scozzese i risultati sono più che positivi: nel paese, infatti, il consumo di alcolici è sceso sensibilmente, mentre nel resto della Gran Bretagna la tendenza, nello stesso periodo, è stata all’aumento.
La tassa è di 50 pence (59 centesimi di euro) per unità di alcol (circa 8 grammi di etanolo, pari a un bicchiere di vino a 11 gradi da 125 ml o a uno di birra a 8 gradi da 200 ml). Il suo effetto sui consumi è stato molto evidente. In generale l’acquisto di alcolici è diminuito dai 7,4 ai 7,1 litri in un anno, mentre in Inghilterra e Galles è passato dai 6,3 ai 6,5 litri, nello stesso periodo. Nelle singole categorie, le vendite di sidro sono diminuite del 18,6%, quelle dei distillati del 3,8%, quelle del vino del 3% e quelle di birra dell’1,1%. Il vino liquoroso, al quale non è stata applicata la tassa, ha aumentato le vendite del 16,4%, ed è stato l’unico caso di incremento.
Anche con l’effetto della tassa, che equivale a 12 pinte di birra in meno acquistate in un anno, comunque gli scozzesi restano forti bevitori, perché assumono l’equivalente di 27 bottiglie di vodka in 12 mesi. Questo spiega perché molti medici e responsabili di salute pubblica abbiano accolto favorevolmente questi dati, a cominciare dal ministro della Salute Joe FitzPatrick che ha dichiarato alla BBC: “È un passo nella giusta direzione, e la tassa è uno strumento che può aiutare molto nella lotta ai rischi del consumo eccessivo di alcol”. Gli ha fatto eco Lewis Morrison, della British Medical Association Scotland, che ha evidenziato come in soli 18 mesi si siano avuti già risultati significativi e come questo sia di stimolo per iniziative a lungo termine. Alcohol Focus Scotland ha affermato che alcune rilevazioni indicano come i consumatori si stiano orientando verso porzioni più piccole e più economiche. Il governo scozzese dovrebbe rivedere i livelli della tassa dopo maggio, due anni esatti dopo dall’entrata in vigore della tassa.
Intanto, l’International Alliance for Responsible Drinking, che riunisce alcuni marchi globali del commercio di alcolici quali Carlsberg, Heineken, Bacardi e altri, ha reso noto il proprio impegno per i prossimi anni. Entro il 2024 i prodotti (anche le versioni prive di alcol, come le birre analcoliche) degli aderenti recheranno diciture chiare sui limiti di età per il consumo. Per quanto riguarda l’acquisto online, cercheranno di intraprendere iniziative di salvaguardia dei minori più efficaci, di fatto limitate alla sola richiesta di indicare l’età. Inoltre non cercheranno di vendere le versioni analcoliche dei drink ai minorenni, una pratica che tende a creare un’abitudine che favorisce poi il consumo di alcolici.
Per quanto riguarda le vendite, infine, l’Alliance chiede la collaborazione di distributori e rivenditori, al fine di migliorare il controllo dell’età degli acquirenti, sia a livello di proposte da attuare entro il 2024, sia a livello di controlli.
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Giornalista scientifica
Sulle tasse per “educare” (in questo caso all’uso/abuso di alcool) ho sempre qualche dubbio…
Chi non ha problemi economici continuerà a bere come prima e si colpisce solo la fascia di popolazione più povera.
La formazione, l’informazione, l’educazione alimentare sono ben altra cosa. IMHO
Dopo una lunga battaglia nei tribunali (Tribunale scozzese – Corte europea di giustizia – Corte suprema del Regno Unito), il governo scozzese ha avuto il via libera dal 1 maggio 2018 per l’attuazione del MUP (Minimum Unit Pricing ) nel novembre 2017 quando la Corte suprema del Regno Unito ha dichiarato che la legislazione scozzese sull’unità di alcol è proporzionata. Prima di introdurre il MUP, i ministri scozzesi hanno effettuato una consultazione pubblica che ha permesso di confermare il prezzo proposto, 50 pence per unità di alcol.Si applicherà a tutte le bevande alcoliche con un titolo alcolometrico superiore a 0,5%.
Per il governo scozzese è una misura di salute pubblica che vuole contenere i danni associati al consumo di alcol e non di una tassa inflitta a classi sociali meno abbienti come qualcuno denuncia.
Dopo un periodo di sei anni la legge scadrà se il Parlamento scozzese non voterà per prolungarla.
Contiene una clausola di revisione che implica la presentazione di una relazione da parte dei ministri scozzesi al Parlamento sull’impatto del MUP dopo cinque anni di operatività. Il governo scozzese ha incaricato il Ssn scozzese , nell’ambito del programma di monitoraggio della strategia in materia di alcol, di realizzare una valutazione indipendente del MUP e di elaborare la relazione che dovrà considerare l’impatto del MUP anche sui produttori di alcol e sui titolari delle licenze.
Se qualcuno mette in discussione il fatto che l’alcol è un danno per la salute allora tutto è discutibile , ma se invece vogliamo dare retta alla letteratura sanitaria scritta allora dovremo ammettere che le autorità scozzesi hanno costruito qualcosa di valido da cui imparare.
Come qui da noi con i provvedimenti contro plastica o zuccheri aggiunti sicuramente anche in Scozia i produttori e tanti consumatori non saranno stati felici della cosa , ma se i decreti non si presentano dalla sera alla mattina e vengono discussi prima ampiamente da ogni punto di vista c’è modo di capire che non cade il mondo se un prodotto dannoso per la salute e/o l’ambiente viene limitato , naturalmente salvo ripensamenti o correttivi però dopo un ragionevole periodo di applicazione.