Nei nostri campi chi inquina viene pagato. All’agricoltura che utilizza pesticidi, diserbanti e fertilizzanti sintetici va la quasi totalità dei finanziamenti europei e nazionali. La politica agricola comunitaria sovvenziona infatti il 97,7% dell’agricoltura convenzionale. Al biologico vanno le briciole. Secondo i dati elaborati dall’Ufficio studi della Camera dei deputati, su 41,5 miliardi di euro destinati all’Italia dalla Politica agricola comune (PAC) 2014-2020, all’agricoltura biologica vanno appena 963 milioni di euro.
In altri termini il bio – che rappresenta il 14,5% della superficie agricola utilizzabile – riceve il 2,3% delle risorse europee. Si tratta, anche solo in termini puramente aritmetici e senza calcolare il contributo del biologico alla difesa dell’ambiente e della salute, di circa sei volte meno di quanto gli spetterebbe. Se ai fondi europei si aggiunge il cofinanziamento nazionale per l’agricoltura, pari a circa 21 miliardi, il risultato rimane praticamente invariato: su un totale di fondi europei e italiani di circa 62,5 miliardi, la parte che va al biologico è di 1,8 miliardi, il 2,9% delle risorse.
Lo affermano FederBio, Isde-Medici per l’ambiente, Legambiente, Lipu e Wwf, che hanno presentato alla Camera il Rapporto Cambia la Terra 2018. Le associazioni sottolineano come, ragionando in termini di superficie, i campi biologici abbiano ricevuto sei volte in meno di quello che spetterebbe loro; senza tener conto dei benefici ambientali che creano e che invece andrebbero contabilizzati e incentivati.
Secondo il rapporto, è necessario raggiungere la quota del 40% di campi biologici entro il 2027, a conclusione del periodo di programmazione della nuova PAC, raddoppiando l’obiettivo fissato per il 2020. Questo obiettivo, affermano FederBio e le altre associazioni, oltre a garantire il conseguimento di importanti risultati ambientali, primo fra tutti la riduzione della presenza negli ecosistemi di sostanze chimiche di sintesi derivanti dalle produzioni agricole, risponde anche alla richiesta dei cittadini-consumatori, come dimostrano gli incrementi degli ultimi anni del consumo di prodotti biologici in Italia ed Europa.
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Andate ad informarvi veramente! Il bio inquina tanto quanto il convenzionale, anzi in termini di unità raccolto di più! Inoltre ancora si parla di sintesi e naturale come se le cose naturali non facessero male, beh mi dispiace dirvelo ma non è così la molecola di sintesi e quella naturale è uguale! Ebbene sì il rame utilizzato dal bio fa male alla salute e inquina (l’UE vuole abbassare l’utilizzo massimo ma gli agricoltori bio stanno protestando, come mai?) E lo zolfo utilizzato (ovviamente Naturale) deriva dagli scarti della lavorazione del petrolio però è Naturale
Abbiamo pubblicato la risposta completa al suo commento in questo articolo: https://ilfattoalimentare.it/agricoltura-biologica-inquina-no.html
Io produco olio extravergine. Faccio ZERO TRATTAMENTI,sia alle piante che ai terreni. E lo ripeto TRATTAMENTI ZERO.SoloTRINCIATURA delle potature e basta.E sono in buona compagnia in questo modo di produrre. Mi spiega come posso essere assimilabile,come asserisce lei, a coloro che inquinano, nella agricoltura che pratica trattamenti chimici naturali e di sintesi?Perche generalizza in questo modo, mettendo tutti sullo stesso piano? O non sa,e allora si informi, o è in malafede e questo sarebbe molto peggio
ti dico solo: NON HO PAROLE DI FRONTE A CERTE AFFERMAZIONI! (e come me tante altre persone)
Vi supplico, prima di pubblicare titoli del genere assicuratevi che chi scrive sia adeguatamente informato!!!!
In questo caso si continua a fare DISINFORMAZIONE!!!!
Il sistema bio purtroppo non inquina meno, anzi, e soprattutto NON è sostenibile!!!!
Se vogliamo il bene dei nostri figli dobbiamo affidarci alla scienza che, si voglia ammettere o meno, è l’unica preposta all’innovazione e che ci ha consentito di arrivare al miglioramento delle nostre condizioni di vita.
Basta con questo retorica INFONDATA e priva di qualsiasi fondamento.
A questo link trova una risposta completa: https://ilfattoalimentare.it/agricoltura-biologica-inquina-no.html
rispetto a queste affermazioni, consiglio vivamente la lettura di: IL PIANETA MANGIATO, di un ex dirigente dell’agroalimentare (quindi non fazioso), dove risulta chiaramente che cosa inquina o meno; ognuno è libero di fare quello che vuole, se non porta alla rovina anche gli altri con i suoi comportamenti
Gentili Giuseppe e Tommaso, mi risulta difficile credere che l’agricoltura del passato (diciamo anteguerra mondiale) inquinasse maggiormente di quella convenzionale attuale.
In pratica il disciplinare biologico e quello biodinamico ricalcano in tutto e per tutto i metodi ed i sistemi agricoli del passato, almeno per quanto riguarda i trattamenti chimici sul terreno e sulle colture, per cui parlare di causa d’inquinamento di questi metodi mi pare solamente pura astrazione fantasiosa.
Le rese inferiori non sono la causa ma la conseguenza del minor impatto per unità di territorio coltivato e così ragionando al contrario, potremmo spingere il principio di massimo sfruttamento territoriale fino a rendere incolti tutti terreni sfruttati e devitalizzati, come si sta facendo da parecchi anni.
Serve un aggiornamento sia alla Commissione Europea sia al Parlamento Europeo, per allineare le strategie politiche eliminando schizofrenie palesi tra le direttive ambientaliste e quelle pratiche attuative, di cui questa del sostegno e sviluppo del comparto biologico dovrebbe essere il fiore all’occhiello e la missione prevalente.
La cenerentola dell’agroindustria europea è sostenuta da molti piccoli pionieri ed ultimamente anche da pochi imprenditori che hanno creduto non solo nei sani principi di questa scelta, ma anche nel business generato soprattutto dalle scelte e preferenze di un numero sempre crescente di consumatori responsabili e lungimiranti.
Vista la situazione non lamentiamoci se i prodotti bio costano troppo, perché stiamo investendo in un futuro migliore e spingiamo le nostre istituzioni nazionali affinché stimolino quelle europee verso scelte coerenti e vantaggiose per tutto il continente.
Smettiamola con le posizioni ideologiche qualificate come le uniche “consapevoli” ed affidiamoci ai riscontri scientifici ottenuti da dati statisticamente significativi elaborati con metodo scientifico, utili ad una scelta veramente consapevole.
I termini come “naturale” e “biologico” hanno un forte appeal presso il consumatore medio privo di conoscenze scientifiche sufficienti , disinformato al pari di certi politici , e lo inducono a pagare uno spesso significativo ed ingiustificato sovrapprezzo per prodotti talora meno sicuri degli equivalenti ottenuti con lotta mirata, e di qualità intrinseca inferiore.
Per esempio non si è mai posto l’accento né la valutazione sulla salute dei “pesticidi naturali” che le piante elaborano quando vengono attaccate dagli agenti estranei (es. patate)
Le scelte di consumo e di intervento pubblico devono essere COERENTI con la scienza equilibrata e comprovata da risultati certi , non con l’ideologia e le astruse teorie del limite zero, che poi non valgono neppure per la più corretta produzione biologica.
Gli ecologisti “consapevoli” non sono degli idealisti ignoranti, come lei li descrive e non sono nemmeno gli unici, ne credenti nel limite zero, ma in buona compagnia di moltissimi ricercatori scientifici di riferimento.
Non so chi frequenta e come si sia formata una tale convinzione, questa si ascentifica e anti statistica, perché attribuisce e generalizza etichette inesistenti.
Il termine “naturale” sta’ per “come natura produce ed evolve da millenni”, in contrapposizione con “artificiale”, oppure “artefatto”, prodotto sintetico di recente scoperta ed impiego.
Il termine “biologico” definisce processi, metodi e prodotti che ricalcano e rispettano il più possibile* i processi, metodi e prodotti naturali, come sopra.
*Il limite zero delle sostanze presenti in natura ed in ogni prodotto, è solo un concetto astratto come lo zero stesso, oppure l’infinito.
Nel mezzo ci sono le opere della natura e quelle dell’uomo creativo, che se rispettoso non danneggia, deturpa, opprime e modula i mezzi con scienza lungimirante.