Chi è in grado di distinguere un’acqua minerale da un’altra? La domanda è retorica perché il 99% delle persone non è in grado di percepire le differenze fra le diverse marche. Per esempio distinguere un bicchiere di acqua minerale Guizza, da uno di San Benedetto, o da un terzo riempito con acqua Antica Fonte della Salute. Tutte e tre provengono da pozzi situati nell’area geografica di estrazione assegnata alla San Benedetto, nei pressi di Scorzè, in Veneto. La differenza che non percepibile nel bicchiere si rileva nel prezzo. Guizza costa la metà della seconda e fino a 20 volte meno della terza.
Le acque minerali leggere
La stessa cosa si può dire per le acque leggere. Le minerali che hanno un tenore di sodio inferiore a 50 mg per litro sono tante. Il tenore basso di sodio non svolge alcun ruolo importante nell’organismo e non interferisce in modo positivo o negativo sulla pressione, trattandosi di un quantitativo trascurabile. Bere una minerale con un tenore di sodio pari al doppio o al triplo delle acqua leggere è praticamente identico per il nostro organismo. La stragrande maggioranza del sodio assunta proviene infatti dagli alimenti. Nonostante ciò c’è chi pubblicizza la leggerezza come una caratteristica qualitativa di pregio facendo lievitare il costo.
Ancor più difficile è attribuire valenze positive alle acque minerali come fanno Uliveto e Rocchetta, che da anni si autocertificano come “Acque della salute” senza alcun presupposto scientifico. Anche in questo caso è pressoché impossibile per le persone distinguerle dalle altre minerali della stessa categoria. Il vantaggio salutistico sbandierato negli spot fa però lievitare notevolmente il costo.
Acque minerali ‘green’?
Poi ci sono gli spot che cercano in tutti modi di dare una veste ecologica all’acqua in bottiglia. Provare a. convincere i consumatori che l’acqua minerale è ‘green’, che rispetta e difende la natura, evidenziando l’aspetto ecologico è un paradosso. Basta pensare all’inquinamento correlato alle bottiglie di plastica abbandonate nell’ambiente, a quello dovuto ai camion che trasportano centinaia di milioni di litri dalla Lombardia alla Sicilia percorrendo 1.500 km, all’inutilità del prodotto per la stragrande maggioranza della popolazione.
Nonostante questa pletora di bugie, gli spot ingannevoli e il greenwashing si susseguono regolarmente, e le aziende continuano le loro scorribande in televisione affidando il messaggio a testimonial sottratti al mondo dello sport e dello spettacolo.
Consumi da record
Grazie a queste pubblicità che costano decine di milioni, gli italiani sono diventati i più grandi bevitori di acqua minerale del mondo. Da noi si imbottigliano 2 miliardi di litri. Le bottiglie sono molte di più, considerando i formati minori. Il dato preciso non viene diffuso forse perché gli stessi produttori si spaventano del risultato. La cosa interessante per le aziende è il trend positivo delle vendite e la pressoché assenza di criticità.
L’amara conclusione è che le acque minerali della stessa categoria sono praticamente ‘identiche’. Si distinguono solo osservando con una certa attenzione l’etichetta, ma questo aspetto viene elegantemente nascosto agli acquirenti che comprano ogni settimana cestelli da 9 kg da portare a casa. Che fare? La scelta migliore è servire a tavola acqua del rubinetto o, in alternativa, selezionare quelle che costano meno, possibilmente di sorgenti vicine alla propria abitazione.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.