Fra i vini serviti al G7 di Borgo Egnazia in Puglia c’era anche quello del giornalista Bruno Vespa, ma sui tavoli dei ristoranti trionfava l’acqua minerale San Benedetto “Millennium water“. Si tratta di acqua minerale di lusso “che ha origine da una falda acquifera millenaria situata a 236 metri di profondità, preservata da oltre 5.000 anni ”.
La bottiglia riporta in caratteri molto evidenti la scritta “Antica fonte della salute”. Il significato di questa frase è ambiguo perché non esiste una ‘fonte’ con questo nome a Scorzé, località in provincia di Venezia dove ha sede la San Benedetto e dove è imbottigliata l’acqua. Nella stessa località (Scorzé) viene anche imbottigliata l’acqua San Benedetto Ecogreen Benedicta e l’acqua minerale Fonte Guizza (entrambe di proprietà dell’azienda).
Minerali che si assomigliano
Controllando attentamente la composizione dell’acqua bevuta dai grandi del pianeta al G7, Millennium water ha valori in sali minerali e parametri chimici molto somiglianti alle altre due acque firmate San Benedetto che fra l’altro hanno caratteristiche chimiche e un contenuto di sali minerali pressoché identico come abbiamo già scritto.
La differenza sostanziale dell’acqua servita ai grandi della terra è il valore molto basso dei nitriti. L’altra differenza è il prezzo. Millennium water costa 10 volte di più di San Benedetto Ecogreen Benedicta e 20 volte più di Fonte Guizza (venduta soprattutto negli hard discount, ma non solo).
Una bottiglia da 0,65 litri di San Benedetto Millennium costa 2,90 €. Il motivo per cui il prezzo lievita in modo vertiginoso non è per la purezza, che è un prerequisito per tutte le minerali. Il motivo è legato al marketing, che attraverso frasi come “le forme sinuose e morbide della bottiglia” e una sapiente campagna promozionale presso i ristoranti di lusso, riesce a creare un’immagine molto forte tale da vendere a un prezzo stratosferico un’acqua molto simile a quella che si trova nei supermercati e negli hard discount.
Un’ultima cosa riguarda le frase “Antica fonte della salute” proposta in grandi caratteri sulla etichetta della bottiglia. Secondo diverse sentenze dello IAP e dell’AGCM la parola ‘salute’ non dovrebbe apparire sulle etichette delle acque minerali.
© Riproduzione riservata Foto: San Benedetto
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Se consideriamo che l’acqua contenuta in una bottiglia costa in media, sulla base dei canoni di concessione riscossi in Italia, circa 2 millesimi di euro al litro il prezzo che paghiamo agli imbottigliatori sono solo di aggiunte inutili e spesso poco salutari quali il marketing, il trasporto, la stampa di etichette, la Canalis o il Brumotti.
E’ vero che l’economia deve girare, ma se i canoni delle concessioni fossero rapportati all’acqua prelevata per il tornaconto del’imprenditore, forse si conterrebbe l’asportazione di un bene pubblico.
Poi niente di personale con la Famiglia Zoppas, con la Nestlè (acqua Panna e San Pellegrino) o con la Famiglia Bertone (San’Anna di Vinadio), ma quando fanno pubblicità non la facciano passare come una opera meritoria.
Bravo; girano troppi squaletti attorno all’acqua! Cominciarono 40 o 50 anni fa quando si beveva ancora Idrolitina fatta in casa ma, forse non guadagnavano abbastanza. Hanno scatenato una guerra contro l’acqua pubblica dicendo che era ed è inquinata, ma nella realtà spesso quella in bottiglia (di plastica specialmente) è peggio di quella di acquedotto.
Complimenti
Complimenti direttore. Finalmente qualcuno che racconta la verita’.
È responsabilità del consumatore che non è informato sulla realtà dei prodotti che subiscono il maquillage del marketing. Quanto a quello che è stato servito al G7 è stato pagato dai contribuenti italiani, per i quali la Sanità Pubblica non ha la copertura finanziaria, per la Scuola Pubblica per cui non c’è copertura finanziaria. Mi dispiace ma la butto in politica: G7 uno spettacolo indecoroso. Soldi delle tasse degli Italiani alle armi e all’Ucraina come da ordini degli anglo americani.
Scusate ma basta guardare su Google Earth dove è sita la località Scorzè per capire che:
1) a 236 m di profondità in un contesto ambientale di quel tipo le falde/risorgive non possano essere migliori di una qualsiasi captazione sita sull’arco alpino;
2) se compro quel prodotto non bevo purezza e qualità organolettiche ma bevo solo “pubblicità” e “marketing” che pago nel prezzo esoso.
I marchi più conosciuti continuano a vantare proprietà particolari e ‘salutari’ delle loro acque (mi vengono in mente anche le pubblicità di ‘U. e R. le acque della salute’), che sono comuni a tutta l’acqua, violando le norme relative ad etichettatura e pubblicità.
Le multe a quanto pare non servono perché sono irrisorie rispetto a quanto le stesse aziende investono in pubblicità, in quanto non sono proporzionate al fatturato.
Se consumare un prodotto fa percepire ad un consumatore uno status che probabilmente non ha e i produttori sfruttano commercialmente questa esigenza non è un problema . Se si passano i limiti della correttezza utilizzando termini fuorvianti per messaggi non va bene. L azienda di Scorze’ era già stata segnalata per messaggi pubblicitari non corretti anni fa quando faceva intendere che bere al mattino acqua con integratori potesse sostituire almeno parte della prima colazione. Dovrebbero reclamizzare anche acqua che aiuti la memoria dei consumatori . Credo che ce ne sia estremo bisogno!!!
Mi chiedo quale sia stato il costo complessivo di questa mistificazione con l’elevato consumo e spreco di di acqua di queste occasioni, e, parallelamente, quante altre spese inutili saranno state fatte in questa occasione, magari con la scusa del made in Italy e della ‘eccellenza’ dei nostri prodotti.
Grazie di questo aggiornamento che conferma iniquità’ del sistema economico, soprattutto per tutto ciò che è indispensabile nella vita, come l’acqua, a maggior ragione se penso a quella pubblica per com’è gestita in certe regioni del sud ed isole. Le fonti commercializzate poi, tutte definite minerali, dovrebbero essere riclassificate secondo una vera definizione del termine “minerale, attraverso una regolamentazione apposita tipo quella esistente in Germania (mi sembra). In tal modo le “furberie” del marketing si risolverebbero alla fonte appunto, evitando buona parte forse dei contenziosi giuridici. Che ne pensate? Grazie
Penso che l’acqua in vetro resti più integra rispetto a quella imbottigliata in plastica.
Si parla di stoccaggio sotto il sole, che forse fa si che la plastica rilasci qualcosa e l’acqua non sia più così “sana”.
Forse per poveri e ricchi dovrebbe essere imbottigliata tutta bel vetro, con i vuoti a render
Le acque minerali in bottiglia sono un’enorme furbata imprenditoriale a discapito di consumatori e ambiente.