Non stanno affatto bene i corsi d’acqua europei: sono pieni di pesticidi e di antibiotici usati in veterinaria ed è urgente agire per modificare la situazione. Il quadro è apparso in tutta la sua gravità in uno studio appena pubblicato su Science of the Total Environment (anticipato da un rapporto di Greenpeace uscito nel dicembre 2018), nel quale i ricercatori del laboratorio dell’associazione ambientalista di base all’Università di Exter, in Gran Bretagna, sono andati a verificare, in dieci Paesi europei, le condizioni di 29 piccoli corsi d’acqua. Quindi hanno controllato la presenza di 275 pesticidi e 101 antibiotici veterinari, trovando 103 pesticidi, 24 dei quali vietati in Europa, e 21 farmaci veterinari. La ricerca dimostra che tutti i fiumi contenevano pesticidi, il più diffuso dei quali è risultato essere la terbutilazina, mentre il record della concentrazione è stato attribuito alla dimetenamide, con 59,85 microgrammi per litro.
La concentrazione più alta in assoluto (94,02 microgrammi per litro), è stata riscontrata in Belgio, nel canale Wulfdambeek, contaminato da una micidiale miscela di 70 sostanze. Inoltre in 13 campioni sono stati rilevati livelli superiori a quelli legali per l’Unione europea di almeno una sostanza, soprattutto per i neonicotinoidi imidacloprid e clotianidina. Infine, gli antibiotici veterinari rilevati più spesso sono risultati essere i beta lattami, con la dicloxacillina come molecola più comune.
Le reazioni dei produttori non si sono fatte attendere: la Syngenta ha affermato di aver avviato un cambiamento radicale in tutta la sua strategia a livello globale, che d’ora in poi dovrebbe essere incentrata sulla diminuzione delle contaminazioni, la lotta all’erosione dei suoli, la tutela della biodiversità e il rispetto delle richieste dei consumatori anche per quanto riguarda l’impronta di CO2 dei suoi prodotti. La Bayer, appena condannata per il glifosato da un tribunale federale USA, ha annunciato che renderà pubblici tutti e 107 i dossier in suo possesso relativi proprio al controverso erbicida (che non è stato dosato nello studio, dandone per scontata la sua presenza).
Lo studio esce in concomitanza con altri allarmi simili. Nei giorni scorsi la Irish Water ha denunciato la contaminazione di praticamente tutte le acque irlandesi analizzate, con concentrazioni molto spesso superiori ai limiti europei, mentre uno studio appena pubblicato ha dimostrato, con campioni di oltre 700 pascoli, che neppure la Svizzera è esente dal fenomeno: il 93% dei terreni teoricamente biologici contiene pesticidi (in questo caso neonicotinoidi), così come tutti quelli non biologici.
La situazione è insomma molto grave, come conferma anche il fatto che nello studio di Greenpeace non è emerso alcun pattern nazionale: in Europa i pesticidi e gli antibiotici sono diffusi ovunque, e non per colpa di qualche incidente specifico. E ovunque danneggiano l’ambiente e aumentano la resistenza agli antibiotici.
© Riproduzione riservata
[sostieni]
Giornalista scientifica
Ma la nostra agenzia comunitaria di consulenza scientifica alimentare ed ambientale presso le istituzioni europee, sarà al corrente della situazione reale/ambientale in cui viviamo, oppure per statuto si limita a raccogliere studi ed eseguire test di laboratorio?
Mi chiedo, in quali condizioni saranno le falde acquifere di tutta europa, se tutti i corsi d’acqua presentano questi diffusi e ricchi cocktails di sostanze chimiche variegate e non solo potenzialmente dannose?