Anche l’Acquario di Genova, il più grande d’Europa, dice basta alle bottiglie di plastica monouso: nel punto ristoro posto a metà del percorso della struttura non saranno più n vendita le tradizionali bottigliette in Pet di acqua minerale naturale. Al loro posto, i visitatori avranno a disposizione brick di acqua in poliaccoppiato da mezzo litro.
Contenitori del tutto simili a quelli già scelti, qualche settimana fa, per il progetto “L’acqua del sindaco” promossa dall’amministrazione comunale milanese e da MM per sensibilizzare operatori, turisti e privati cittadini al consumo dell’acqua potabile del rubinetto. Un progetto che, ricordiamo, prevede l’utilizzo di acqua proveniente dall’acquedotto e confezionata in brick solo per la distribuzione in città in caso di guasto o interruzione localizzata del servizio e, su richiesta, per eventi particolari sul territorio come le ‘week’, i concerti, le manifestazioni culturali e sportive. Una scelta, quella milanese del tetrapak, che è stata contestata su più fronti e per ragioni diverse, ma che tuttavia ha trovato seguito in altre zone d’Italia. La scelta di eliminare la plastica monouso all’interno dell’Acquario di Genova è una delle azioni presenti nel piano strategico di sostenibilità di Costa Edutainment in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030.
Si tratterebbe di confezioni completamente riciclabili e per cui lo stesso Acquario mette a disposizione specifici punti di raccolta all’interno del percorso tra le vasche, affinché il recupero possa concretizzarsi senza perdite. Composte per il 75% da carta, per il 20% da materiale plastico e da alluminio per il 5%, i brick raccolti all’Acquario di Genova, grazie a una filiera virtuosa, permettono il riciclo di tutti materiali: la carta riciclata diventerà nuova carta per la produzione di scatole e sacchetti, ma anche fazzoletti, carta igienica, tovaglioli. Plastica e alluminio saranno invece utilizzati per creare nuovi oggetti, come i pallet e le cassette utilizzati nella grande distribuzione per frutta e verdura.
Nelle fasi di riciclo, in linea generale, la parte cellulosica dei cartoni in poliaccoppiato viene separata (in gergo ‘delaminata’) dalle frazioni in alluminio e plastica grazie alla semplice azione centrifuga di un pulper ad alta densità, un enorme ‘frullatore’ che miscela il materiale con acqua; generalmente senza aggiunta di alcun tipo di additivo chimico ma tramite l’azione meccanica dell’acqua e di una pala rotante che lo spappola.
Sul brick, oltre ai messaggi legati alle caratteristiche dell’acqua minerale e al riciclo del contenitore, Acquario di Genova comunica il proprio impegno sulle tematiche ambientali. Tramite il QR Code stampato sulla confezione ci si collega a una pagina di approfondimento per conoscere non solo i progetti di conservazione e sostenibilità condotti da Acquario, ma anche informazioni sul riciclo dei materiali e sui comportamenti quotidiani che possono essere adottati per limitare l’utilizzo di plastica e contrastare il conseguente inquinamento da questa generato. Per chi non volesse comunque rinunciare alla propria borraccia, all’interno dell’acquario sarà possibile acquistare direttamente acqua microfiltrata fresca, sia naturale che frizzante, per ricaricarla.
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Non metto in dubbio che Acquario abbia una sua filiera del riciclo , ma cosa succede se il contenitore in tetrapak esce dall’acquario? Fa la stessa fine della bottiglia di plastica, riciclato se smaltito bene , nell’ambiente se non smaltito bene. Io so che il tetrapak si ricicla più difficilmente della plastica. Avrei preferito delle fontanelle. In oltre credo che sia sbagliato far passare il messaggio che tutta la plastica che usiamo finisce in mare.
Esatto. Come se poi questo riciclo permettesse di riottenere lo stesso prodotto (da un brick riciclato si ottiene un brick nuovo): no, riciclando il brick si possono ottenere solo prodotti “peggiori”. Geniale.
100% d’accordo
bravo Riccardo, diciamole queste cose, ormai le cose si sanno, possibile non fare dei passi più efficaci?
Eppoi, l’Acquario di Genova si sveglia ora per affrontare un tema presente da mezzo secolo? Chi – Ente che sia – si occupa di natura, ambiente, biodiversità, tutela delle specie, divulgazione ambientale come fa ad attendere decenni per attuare delle misure educative così semplici, ovvie, educative? Mah …
Lo stesso però vale per tutte le plastiche…la perdita del valore nella catena del riciclo è evidente.
https://www.corepla.it/applicazioni-della-plastica-riciclata#:~:text=Il%20materiale%20riciclato%20viene%20quindi,bottiglie%20per%20acqua%20e%20bibite.
Se andiamo con questo concetto allora non ricicliamo più nulla e basta.
Caro Simone qui non si tratta di “genialità” ma di grande incompetenza nella linea del riciclo. Per farti un esempio in Inghilterra tutto il tetrapack va buttato nell’indifferenziata e bruciato nei termovalorizzatori. Costa meno e serve a qualcosa. Questa invenzione è sicuramente opera di qualche politico di turno o……… Conosco bene cosa significa riciclare materie plastiche vi lavoro da 40 anni. Riciclare la bottiglia in Pet è una delle cose più serie che abbiamo e tentare di sviarla con queste trovate crea solo confusione.
Che idea stupida, un vero e proprio green washing. Il tetrapak è fintamente riciclabile, solo la piccola percentuale di carta e solo in impianti in grado di lavorarlo. L’accoppiamento plastica alluminio non riesce a essere riciclato facilmente se non in gadget inutili e ambientalmente costosi. Meglio la plastica in PET riciclato a questo punto se non puoi dare il vetro.
Magari meglio ancora portare sempre con sè una piccola borraccia da riempire ad una fontanella. Chi non ce l’ha beve direttamente. Come in barca: quel che non c’è, non si deve nemmeno riciclare.