Tra le iniziative che vengono prese per ridurre la plastica merita attenzione la decisione presa nel 2016 dall’Università Bicocca di Milano, di installare negli edifici dell’ateneo sei erogatori di acqua liscia e gassata poi diventati 14 e destinati ad arrivare a 20 entro la fine del 2019. Gli apparecchi sono dotati di filtri a carboni attivi e lampade uv per garantirne la sterilità, e sono sottoposti a controlli mensili. L’acqua erogata è quella di rete, non ha contaminanti, ha una quantità di sali minerali media e viene considerata di ottima qualità. Per incentivare il consumo l’università ha distribuito 12.000 borracce ai 3.000 dipendenti (docenti, amministrativi, tecnici, ricercatori) e agli studenti in occasione di eventi o iniziative. Il bilancio è giudicato con ottimismo, visto che ogni erogatore consuma 80 litri al giorno, per un totale di circa 400 mila litri d’acqua che corrispondono a un risparmio ipotetico di circa 250 mila bottigliette di plastica da mezzo litro. “L’iniziativa – spiega Giacomo Magatti Sustainability manager dell’Università di Milano-Bicocca – è stata adottata da altri atenei che hanno deciso di introdurre le borracce. Nell’elenco troviamo il Politecnico di Torino quello di Milano e l’Università di Bologna e molte altre università aderenti alla Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (Rus)”.
L’altra buona notizia e che il 4 febbraio la Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) ha siglato un accordo con l’Associazione Marevivo e il Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze (Conisma) per aderire alla campagna #StopSingleUsePlastic. L’accordo prevede la distribuzione agli studenti di borracce in metallo per disincentivare l’uso delle bottiglie di acqua minerale, l’aumento negli edifici degli erogatori di acqua senza bicchieri di plastica, la diffusione di macchine del caffè con l’opzione senza bicchieri per incentivare l’uso di tazze personali, un premio alle società di ristorazione attive all’interno delle università che abbandonano l’uso di plastica monouso. L’accordo riflette le posizioni del Parlamento europeo e la proposta legislativa della Strategia Europea per la plastica che, se approvata in via definitiva, vieterà a partire dal 2021 la vendita di moltissimi articoli in plastica monouso.
In questi giorni si parla tanto di giovani, ambiente e futuro, e la giornata Fridays For Future del 15 marzo con le manifestazioni che si terranno in Europa sarà una momento per testimoniare l’importanza del problema. Uno dei capisaldi della giornata è cambiare comportamenti e stili di vita per ridurre la plastica monouso. I giovani italiani potrebbero dare un grande contributo abbandonando le bottigliette di acqua minerale a favore della borraccia come fanno molti universitari e non solo loro. I segnali sono incoraggianti. Le 12 mila borracce distribuite dall’Università Bicocca di Milano sono state l’avvio di un percorso che si è esteso a macchia d’olio. Oggi la borraccia colorata infilata nella tasca dello zainetto è un segnale, un modo per dire no a 11,5 miliardi di bottiglie di acqua minerale di plastica bevute ogni anno dagli italiani, un piccolo gesto che aiuta l’ambiente e il portafoglio. C’è da chiedersi come mai i media che dedicano sempre spazio a questi temi dimentichino con facilità di raccontare le iniziative che si pongono l’obiettivo di ridurre i consumi di acqua minerale
Segnalateci altre università italiane che hanno adottato iniziative simili!
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Un salutone grandissimo a Roberto La Pira, instancabile redattore di test per MI MANDA LUBRANO!
ciò premesso, e riconosciuto il valore delle iniziative per non implasticare ancor di più il mondo, bisogna per completezza aggiungere alcuni dettagli
1 – la riduzione della plastica ABBANDONATA non deve avvenire a spese della nostra salute (quando leggo di distributori automatici di caffé senza bicchieri MONOUSO, io mi allarmo non poco)
2 – la riduzione della plastica non deve avvenire a spese del nostro portafogli (questo non riferito all’articolo, ma più in generale riguardo alla messa al bando di diversi prodotti di plastica monouso da parte della malefica UE) eh già, perché in quel covo bruliicante di lobbisti che è la UE sarebbe ben strano che facessero qualcosa che non andasse a tornaconto di qualcuno. Nel caso specifico: i produttori di materia prima per la plastica biodegradabile, ovvero: ci tolgono la plastica monouso per darci gli stessi prodotti in plastica biodegradabile facendoceli PAGARE DI PIÙ
il che, tra l’altro, se può ridimensionare il problema inquinamento per il futuro, non porta nessun beneficio per il passato: la plastica già abbandonata rimane abbandonata. Come risolvere? Oggi la plastica è un rifiuto senza valore, ma se la si valorizzasse, allora verrebbe ricercata nell’ambiente e terre e mari si ripulirebbero, con un meccanismo come quello del vuoto a rendere che può dare ottimi risultati anche tra la gente che invece di buttare la plastica la conferisce nel compattatore al supermercato se ci guadagna (in norvegia dopo aver bevuto il succo di frutta lo mettevo nel compattatore che mi stampava un buono sconto per la spesa al supermarket)
La malefica UE, se appunto non fosse malefica, istituirebbe fondi da destinare al vuoto a rendere e ai compattatori, in attesa che la ricerca progredisca e le plastiche biodegradabili costino non più di quelle derivate dal petrolio, ma evidentemente o non c’è nessun nessun lobbista del vuoto a rendere o non ha sollecitato piani di tal fatta, o a bruxelles vogliono più sghei per muoversi
3 – riguardo alla qualità dell’acqua pubblica, questa potrà essere ottima alla fonte, ma quanti decenni hanno le condutture che attraversa? Dai parassiti microscopici (cryptosporidium) alle contaminazioni attraverso filtri non ben manutenuti, sono molte le ragioni per cui preoccuparsi. Rinnoviamo la rete idrica nazionale prima! (E rinazionalizziamo la risorsa idrica togliendola ai privati, cosa di cui il governo si sta per occupare) poi eliminando la necessità di trasportare confezioni su confezioni, certo l’ambiente ne guadagna
Qual è il problema se anziché il bicchiere di plastica per il caffè si usa la tazza? Per adottare il vuoto a rendere non servono leggi europee o nazionali , ma solo buona volontà della filiera. Sostenere che la bioplastica sia uguale alla plastica ottenuta da fonti non rinnovabili mi sembra una forzatura gratuita
Potrei avere difficoltà a sciacquare la tazza da eventuali residui terreno di coltura ideale per batteri, in simili situazioni preferisco il monouso, che può essere altamente biodegradabile e sciogliersi dopo essere entrato a contatto con un liquido, tanto deve durare il tempo di bere. Che la plastica biodegradabile sia uguale alla plastica da petroli non mi pare di averlo affermato, ma me ne scuso se ho fatto così intendere e comunque vorrei vedere al supermercato i compattatori di bottiglie che c’erano in norvegia. Forse il governo potrebbe incentivarne l’utilizzo, ma forse la malefica UE, su imbeccata di qualche lobbista, troverebbe da ridire su questi incentivi economici
In auto avevo la classica bottiglietta di plastica da mezzo litro e nel periodo estivo ne partiva una al giorno. Quindi in un anno si parla di circa 140-160 bottigliette. Lo scorso anno ho comprato una borraccia da 1/2 litro in materiale (non plastico) riciclato ed il problema è risolto. Tutta plastica in meno. Sembra poco, ma se lo facessimo tutti?
Idea interessante. Paoblog, grazie! La copio.
ho quasi 57 anni e utilizzo la borraccia riempita con “l’acqua del Sindaco” da quando ne avevo 11, le mie figlie, mia moglie fanno la stessa cosa. Mia mamma andava a prendere il latte con la bottiglia e noi facciamo la stessa cosa da anni. In ufficio ho una tazza per il caffè, cucchiaino in inox e barattolo per lo zucchero. quanti quintali di plastica potrei aver risparmiato?
Mi piacerebbe avere informazioni sul tipo migliore di borraccia sotto il profilo della salute. Ne ho avuta una in regalo con l’interno in epox , ma non credo sia prudente usarla. Grazie e complimenti per il vostro lavoro!
Racconto questo episodio.
Vivo in un paese affacciato sul lago di Garda privo di fonti di inquinamento industriale.
In questo paese c’è anche una fonte di acqua minerale a disposizione dei cittadini e che viene imbottigliata da un azienda di acque minerali.
Anche l’acqua del “Sindaco” è ottima e in famiglia la beviamo tranquillamente.
E’ da oltre un anno che chiedo all’amministrazione Comunale una spiegazione del perchè nella mense del paese viene distribuita l’acqua in bottiglia di plastica, senza ottenere una sana risposta.
Risultato: Acqua ottima, ma bottiglie di plastica in uso.
Sarebbe interessante fare un indagine giornalistica su questo fenomeno in Italia o almeno in alcune zone.
Una interessante e nefasta correlazione fra acqua in rete buona/ottima, e una diffusione della plastica nelle mense del Comune (scolastiche e non).
Se ne sentirebbero delle belle intervistando le amministrazioni.
Altro che ecologia
Buonasera Roberto, ti segnalo l’impegno dell’Università Politecnica delle Marche ad adottare iniziative per ridurre l’uso della plastica in vari dipartimenti. https://www.vivereancona.it/2019/01/31/universit-anche-alla-politecnica-la-campagna-plastic-free-per-eliminare-la-plastica-monouso/715598/
Gent.mo Dott. La Pira, sarebbe possibile avere qualche indicazione in più sui regolamenti da seguire per l’installazione degli erogatori di acqua predisposti dalle università? Mi chiedo se questo non sia fattibile anche a livello delle scuole superiori, medie ed elementari, dove ancora sono presenti i distributori di bottigliette di plastica. Mi piacerebbe anche proporre questi cambiamenti alla palestra in cui mi alleno (che poi è una catena), lei saprebbe suggerirmi aziende a cui rivolgermi per preventivi? Faccio parte di una onlus che ha tra i suoi progetti una campagna sulla riduzione delle plastiche monouso e ci piacerebbe provare a proporre cambiamenti simili a varie istituzioni. Ringrazio per l’attenzione! Cordialmente, Ilaria
La normativa di riferimento è il Dm 25 del 2012.
Se vuole maggiori info su prodotti da inserire nei contesti da lei indicati può contattarmi, le lascio la mail : alessio.innocenti@dkr.it
Intanto che ne discutiamo, si cominci ad insegnare obbligatoriamente nelle scuole, fin da quella primaria, un corretto utilizzo e recupero finalizzato di recipienti, qualunque essi siano. e allora creeremo le condizioni per incentivare le buone pratiche ed imitare la Norvegia.
Tutto il resto sembrano iniziative a spot destinate ad un facile fallimento, senza programmazione, né dei materiali, né (soprattutto) all’autocontrollo di una corretta igiene dei contenitori personali riusabili, né delle pratiche di utilizzo e smaltimento.
l’Università degli studi di Milano ha distribuito le borracce circa 4 anni fa, quando nel polo di Città studi hanno messo le prima casetta dell’acqua. Cosa buona e giusta. Peccato che le università siano sotto il controllo delle lobby, i tentacoli dei grandi poteri economici e sostengono le ragioni del capitalismo predatorio.
Silvana non per forza dei grandi tentacoli, quelli piccoli e locali bastano e avanzano.
I distributori automatici vengono installati con un contratto a gara d’appalto. Vedi chi ne è detentore e scopri chi guadagna dalle macchinette.
All’Uniud ci provammo anni fa ad installarle. Sempre risposta negativa. Certo ora che la trasparenza è d’obbligo negli atti pubblici sarebbe più facile, ma tocca agli studenti di oggi 🙂
Calcolo:
Se per ogni bambino alla mensa spendiamo anche solo 0,1 euro al giorno per l’acqua in bottiglia usa e getta
alla settimana fanno 0,5 euro
per 4 settimane fanno 2 euro al mese
2 euro al mese per 9 mesi = 18 euro anno per bambino
18 per 25 bambini a classe = 450 euro per ogni classe all’anno
Ecco i soldi per carta igienica e pennarelli senza sforzi ma con la sola buona volontà