Acqua minerale: 10 cose da fare per dire stop alle bottiglie di plastica. Siamo i più grandi bevitori al mondo con 224 litri e 145 euro a famiglia
Acqua minerale: 10 cose da fare per dire stop alle bottiglie di plastica. Siamo i più grandi bevitori al mondo con 224 litri e 145 euro a famiglia
Roberto La Pira 15 Luglio 2019L’Europarlamento ha approvato in via definitiva la direttiva che vieta dal 2021 alcuni articoli in plastica monouso come piatti, posate, cannucce e bastoncini per palloncini. In più, il 90% delle bottiglie di plastica dovrà essere raccolto dagli Stati membri, ma il provvedimento entrerà in vigore solo nel 2029. Inoltre, dovranno contenere almeno il 25% di materiale riciclato entro il 2025 e il 30% entro il 2030. Queste iniziative sono giustificate da una situazione in cui oltre l’80% dei rifiuti marini è costituito da plastica, che accumulandosi nei mari, negli oceani e sulle spiagge di tutto il mondo, viene ingerito anche da tartarughe marine, foche, balene, uccelli e pesci. Una parte finisce come microplastica nella catena alimentare umana. Lo scorso anno, la Commissione europea ha quindi proposto norme severe per i 10 prodotti di plastica monouso che più inquinano le spiagge e i mari d’Europa e per gli attrezzi da pesca perduti e abbandonati.
Il problema tocca da vicino l’Italia, considerato il primo paese al mondo per quanto riguarda il consumo di acqua minerale in bottiglia. Stiamo parlando di 13,5 miliardi di litri, pari a 224 litri a testa (a cui si sommano 1,5 miliardi di litri esportati). Togliendo quelle di vetro, si stima un parco bottiglie di 11 miliardi di pezzi che nel 80-90% dei casi finiscono nei termovalorizzatori, negli impianti di incenerimento, in discarica e in parte vengono dispersi nell’ambiente. Si tratta di un argomento che pochi hanno voglia di trattare, anche perché il consumo esagerato non trova giustificazione in un Paese dove l’acqua del rubinetto in molti casi è di ottima qualità. Se a quelle di minerale, si sommano le bottiglie in plastica delle bibite zuccherate e quelle delle bevande (birre e latte), si arriva presumibilmente a 15 miliardi di pezzi
In Italia basterebbe evitare di consumare acqua minerale quando non è necessario, per ridurre del 10-20% la produzione e il consumo di plastica alimentare. Sarebbe un bellissimo regalo all’ambiente e al portafoglio degli italiani che ogni anno spendono 145 euro a famiglia (dato Istat). È vero che secondo l’istituto di statistica il 29% delle famiglie non si fida dell’acqua di rubinetto, ma questo dato non giustifica il record mondiale di consumo.
Il mito della minerale è in buona parte inventato. Uno studio organizzato da Legambiente il 22 marzo 2018 nel corso delle Giornata mondiale dell’acqua, ha dimostrato che in prove alla cieca la gente non distingue l’acqua imbottigliata da quella del rubinetto. Se dall’acqua di rete viene rimossa la componente cloro è veramente difficile capire la differenza. Un altro test condotto da Legambiente con l’Università di Milano Bicocca ha stabilito che l’acqua della rete idrica di Genova, Venezia, Milano e Palermo ha una composizione chimica confrontabile rispettivamente all’Acqua Panna, Rocchetta, Acqua Nepi e Acqua Claudia. Insomma il rubinetto come la minerale.
I gestori della rete idrica pubblica sono poco interessati ai consumi record di acqua in bottiglia degli italiani. Per loro la cosa importante è garantire l’approvvigionamento e non si fanno troppe domande sul fatto che molti cittadini hanno perplessità sulla bontà dell’acqua del rubinetto, come riporta Istat.
La situazione sul campo vede da un lato aziende molto agguerrite che investono milioni in spot pubblicitari per vantare caratteristiche salutistiche dell’acqua in bottiglia (scarsa presenza di sodio, alta percentuale di calcio, pochi sali minerali…) del tutto insignificanti se si considera il bilancio nutrizionale giornaliero. Ci sono poi i casi limite, come Uliveto e Rocchetta che hanno collezionato in pochi anni cinque censure per messaggi pubblicitari ingannevoli. Sul fronte pubblico i gestori degli acquedotti non sanno cosa sia fare comunicazione e non si preoccupano di spiegare ai cittadini quanto sia pura e di qualità l’acqua che scorre nei rubinetti. Basta ricordare che buona parte degli italiani è erroneamente convinta che i sassolini di calcare nel filtri rompigetto dei rubinetti siano il miglior esempio di come bere quell’acqua faccia venire i calcoli ai reni.
In questo quadro desolante l’unico elemento interessante è la decisione di diverse università di distribuire gratuitamente borracce agli studenti. I giovani le usano al posto delle bottigliette dei distributori convinti di dare un segnale a questo spreco esagerato e inutile di plastica. La riduzione della minerale in bottiglia richiederebbe un approccio diversificato che pochissimi cercano di portare avanti, anche se molte proposte interessanti hanno un costo trascurabile. Eccone alcune:
- Istituire per l’acqua venduta al supermercato il vuoto a rendere con una cauzione di almeno 20 centesimi
- Installare nelle scuole, nelle università e nelle aziende fontanelle dell’acqua
- Installare nei piccoli uffici distributori di acqua con boccioni
- Distribuzione gratuita a tutti gli studenti della borraccia
- Incentivare il consumo di acqua minerale in vetro al posto di quella in bottiglia di plastica
- Installare in tutte le città le casette dell’acqua dove poter approvvigionarsi gratuitamente
- Vendere nei supermercati solo minerale imbottigliata localmente o al massimo nella regione
- Invitare i ristoranti a servire sempre a tavola caraffe con acqua di rubinetto o microfiltrata come si fa in altri Paesi europei e non solo
- Mettere a disposizione nelle mense e nelle collettività distributori o fontanelle con accesso gratuito di acqua refrigerata con o senza bollicine
- Installare nei centri commerciali e negli ipermercati fontanelle dell’acqua naturale e gassata come fa Ikea.
In questo modo si ridurrebbe progressivamente lo spazio sugli scaffali delle bottiglie che non rappresentano un business interessante per tutte le catene di supermercati,lasciando così lo spazio per altri prodotti molto più redditizi.
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[sostieni]
Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza in test comparativi. Come free lance si è sempre occupato di tematiche alimentari.
Solo una riflessione
La normativa europea non nasce per salvare i delfini… ma principamente per il blocco delle importazioni di rifiuti di plastica in Cina, deciso da Pechino nel 2018: la Cina assorbiva più del 70% dei rifiuti di plastica a livello mondiale.
Anche con una normativa più severa e di rapida esecuzione, l’europa rappresenta a malapena il 10% della popolazione mondiale, che andrà in dimunire con la decrescita europea nei prossimi decenni e l’esplosione demografica di africa e oriente; quindi ogni sforzo, senza coinvolgere il restante 90% della popolazione, è vano.
è un paradosso, ma l’unico effetto, nell’adottare queste (giuste) misure, sarà il calo del pil
Va detto però che il modello Europa può fare da esempio per altre situazioni
Articolo molto condivisibile. Aggiungerei l’uso dell’alluminio al posto della plastica, almeno nelle confezioni dove è possibile (ne avete parlato nell’articolo del 2 luglio sulla Coca Coca/Pepsi che si stanno convertendo all’acqua).
Su un punto ho perplessità: “Invitare i ristoranti a servire sempre a tavola caraffe con acqua di rubinetto o microfiltrata come si fa in altri Paesi europei e non solo”. Ricordo un test di anni fa in cui la qualità microbica di questo tipo di acqua si rivelò poco adeguata. Forse colpa delle attrezzature dell’epoca, ma più ancora della scarsa attenzione alla necessaria manutenzione degli apparecchi (tipo sostituzione dei filtri). Francamente, questo tipo di acqua quando me lo gestisco io (a casa mia intendo) è un conto, ma affidarmi al ristoratore non mi dà la tranquillità dell’acqua in bottiglia (che peraltro nei ristoranti in genere è in vetro, per cui non c’è nemmeno il problema della plastica).
ps – con riferimento all’uso delle borracce, mi sento di richiamare lo stesso problema dell’inquinamento batterico, quando le si usino per bere “a boccia”. Sappiamo che i batteri della bocca passano nell’acqua e lì trovano ambiente adeguato a riprodursi. In effetti, anche io stavo pensando di dotarmi di borraccia, ma sarebbe necessario un modello con ampia apertura (tipo a vite) che per esempio faciliti la sua pulizia, anche in lavastoviglie. Quelle a tappo stretto non sono adeguate da questo punto di vista
Tra le proposte, inserirei anche una comunicazione di dettaglio sulle caratteristiche dell’acqua di rubinetto. Difatti, si dice sempre che è ‘controllatissima’, ma se poi si vuol scendere nel dettaglio tutto diventa macchinoso.
Esempi:
* con quanta velocità è stata resa nota la contaminazione da PFAS in Veneto?
* Cosa esattamente viene filtrato dai filtri dell’acqua pubblica? Metalli pesanti? Residui di pesticidi? Residui di medicinali?
* Se l’acqua da depurare contenesse una certa quantità, che so, di stupefacenti, verrebbero filtrati via?
* Se ho bisogno di conoscere la quantità di sodio e calcio contenuti nell’ acqua del rubinetto, si può fare?
Risposte chiare e puntuali a tutte queste domande aiuterebbero.
Relativamente all’acqua di rubinetto, c’è anche da tenere in conto che i controlli vengono fatti prima della distribuzione alle case. C’è il problema della manutenzione e pulizia degli impianti interni, specialmente condominiali. Chi mi assicura la qualità dell’acqua che passa dai serbatoi delle autoclavi? Ho setito di condomini con serbatoi in amianto.
Leggi il mio commento qui sotto Denise. Per marco concordo pienamente in quello che dici.
Tra l’altro scusate se mi intrometto ma i 145€ a famiglia che dice il titolo non so come vengano calcolati.
Io ho fatto due conti e con 2lt al giorno, 3 persone, 30 cent al litro (medio) fanno più di 650€ a famiglia!
È il dato Istat
Visto che per ora nessuno ha risposto, provo io.
Alla maggior parte delle sue domande, sicuramente può trovare risposta in comunicazioni nelle bollette o sul sito web del fornitore: ha provato a guardare? Le informazioni, specie i valori delle analisi, di solito ci sono.
Riguardo il contenuto di sodio e calcio, lo trova di sicuro come sopra, se poi vuole farlo in proprio, può ricorrere pagando a laboratori di analisi, e per il calcio (per il sodio non so) anche da sola con kit che costano sui 20 euro per vedere la “durezza” dell’acqua. Il kit serve per varie analisi, quindi il costo per ciascuna è modesto.
Approfitto di questo nuovo post per aggiungere al mio precedente commento. Il problema molte volte non è la qualità dell’acqua: penso che spesso (almeno è il mio caso) uno teme che sia il proprio impianto di casa, magari vecchiotto, inadeguato, a rischio rilasci. E’ chiaro che sia fare dei controlli chimici approfonditi, che verificare l’impianto, è molto molto costoso. Per questo si ricorre all’imbottigliato o almeno, come faccio io, ai fontanelli. O magari, visto l’articolo dedicato giorni fa, potrei passare alle caraffe filtranti. Il sistema costa, ma si risparmiamo file e tempo
A me personalmente, leggendo questi numeri terrificanti, viene da pensare una cosa sola: gli italiani sono privi di cervello e inebetiti dalla pubblicità – per la gioia degli imbottigliattori di minerale che cu fanno cassa sopra.
Fino a pochi decenni fa comprare acqua in bottiglia sarebbe stato considerato ridicolo: tutti bevevano dal rubinetto di casa, neonati compresi, nessuno si lamentava del “gusto” o dell'”odore” o di alcunché, e nessuno ne ha mai risentito. Ora gli abitanti del paesino di montagna in cui faccio le ferie stipano all’inverosimile i bagagliai delle loro auto di casse e casse di minerale, anche di pessima qualita’ per risparmiare, mentre l’acqua dei loro rubinetti è semplicemente fantastica: leggerissima, senza odore di cloro e sempre fredda anche d’estate…
L’acqua in bottiglia di plastica va eliminata in toto e sostituita con acqua obbligatoriamente in vetro, con vuoto a rendere e prezzo alto – non poche decine di centesimi – in modo che venga utilizzata solo in caso di vera necessità. Altrimenti non se ne uscirà mai.
Mah… io ho vissuto in varie città italiane e l’acqua di rubinetto non è mai stata buona.
Inutile ribaltare la colpa su (noi) consumatori per l’ “eccesso di consumo”. La verità è che chi gestisce gli acquedotti non è in grado di fornire un prodotto degno.
E non sto parlando solo dell’aggiunta di cloro, scusi se la cito: “Se dall’acqua di rete viene rimossa la componente cloro è veramente difficile capire la differenza”
Ecco vorrei sapere non solo come si fa a rimuovere la componente cloro dall’acqua di rubinetto (prego astenersi chi scioccamente dirà “beh basta farla decantare 10 minuti prima di berla”) ma se qualcuno ritiene giusto che quello che esce dai rubinetti sia di qualità così infima.
Premetto che mi occupo di qualità dell’acqua e di sistemi di trattamento domestici.
Il cloro si rimuove efficacemente con i filtri a carbone attivo (come i PFAS d’altronde). La qualità dell’acqua fornita a livello nazionale è mediamente buona, purtroppo si parla sempre di rete idrica cioè fino al contatore di casa quindi da lì in poi sta a noi (e la qualità purtroppo scende, v. metalli pesanti e incrostazioni tubature).
Io consiglio sempre un’analisi ogni tanto, magari una volta all’anno, costerà 70/100€ e le fanno anche alcune farmacie. Anche il gestore può fornire dei dati.
Io personalmente ho risolto con un elettrodomestico di alta qualità, zero plastica e fatica; in 18-24 mesi me lo sono ripagato semplicemente non acquistando più acqua in bottiglia.
Al lavoro sempre borraccia o bottiglia in vetro, frigo e via.
Grazie soprattutto perché la sua risposta da professionista del settore mi conferma il parere (soggettivo e solo gustativo) che l’acqua di rubinetto bevuta finora non era “buona”.
Certo, potremmo installare un elettrodomestico con filtri al carbone attivo -che vanno cambiati ogni tot, fare delle analisi “ogni tanto” e confrontarle con quelle del gestore… ora sono ancora più convito di che l’unica soluzione è chiedere a chi deve di fare il proprio dovere: ovvero l’acqua di rubinetto deve essere buona!
Guardi che anche io vorrei voler evitare di comprare acqua in bottiglia ma al momento questa soluzione è il male minore e quando si cerca il colpevole nella plastica si sbaglia. Il colpevole c’è nella maleducazione delle persone che buttano le bottiglie anziché riciclarle.
Io vivo a Milano dove l’acqua è ottima ma nonostante ciò il consumo di minerale è pari a quello di altre regioni. Come si spiega?
Forse non tutti la ritengono ottima…
io sono nato a Milano e mi è sempre stato detto da piccolo che l’acqua era ottima ed è vero! tuttavia ho notato nei miei parenti, negli ultimi anni, una forte critica dicendo che la qualità è molto peggiorata (visione distorta o realtà? forse le abili operazioni marketing condizionano le scelte?).
in risposta a fabio: riciclarle o riutilizzarle? attenzione perché il riutilizzo è fortemente sconsigliato.
In merito a sollecitare i gestori a fare il loro dovere aggiungo che il “loro dovere” è anche quello di clorare l’acqua, cosa che per la maggior parte delle persone è sgradevole e le fa optare per l’acqua in bottiglia.
Ricordiamoci che la qualità igienico-sanitaria precede la qualità organolettica.
Matteo… forse, come per i tuoi parenti, il mio metro di giudizio è solo ed unicamente il mio palato: penso che l’acqua di rubinetto sia bevibile ma con un gusto pessimo.
Non so se il motivo di questo gusto pessimo siano le tubature vecchie o l’aggiunta di cloro o di altre sostanze o altro ancora; sta di fatto che l’acqua che bevo deve essere buona: non mi sembra una pretesa assurda.
E se concordi con me su questa “pretesa” allora non è così strano che noi consumatori ci rivolgiamo alle acque minerali -o come fai tu ai filtri- per il consumo personale.
D’altronde l’acqua di rubinetto la usiamo per talmente tanti scopi (per fare la doccia, per innaffiare le piante, per pulire casa e chi più ne ha più ne metta) che sembra quasi logico… che sia di qualità (e costo) inferiore.
Non ho numeri ma basandomi sui miei comportamenti (assolutamente da uomo medio 🙁 ) l’acqua che bevo è una piccola frazione di quella che consumo normalmente per tutte le altre attività…
PS
Che intendi per riutilizzare?
Fabio confermi la mia impressione allora che la qualità dell’acqua sia peggiorata a Milano (e sicuramente non sono migliorati i costi).
Il concetto di qualità è ampio ed io per deformazione professionale penso sempre prima alla qualità igienico-sanitaria.
E’ vero che filtro l’acqua da bere ma mi sono lamentato più volte per la scarsa qualità dell’acqua con il mio gestore (un esempio su tutti le sabbie e il cattivo odore dopo forti piogge o interruzioni per lavori).
Abbiamo entrambi la stessa pretesa di avere un servizio e quindi non solo per acqua da bere. Il mio appunto era sul fatto che per fortuna l’acqua viene clorata e garantita certo è che a volte è imbevibile lo capisco.
Per riutilizzare intendo come fanno in molti di andare al fontanello ed usare sempre le stesse bottiglie di plastica, pratica pericolosa.
Mi dispiace dirlo ma in alcune città siciliane come Siracusa siamo costretti a comprare acqua in bottiglia perchè quella del rubinetto ha un gusto orribile, quasi metallico. Addirittura nel mio caso personale non mi disseta neanche! Fino a quando chi gestisce gli acquedotti non inizi a migliorare il servizio la storia non cambierà
Ho notato che in alcune stazioni ferroviarie sono state fatte spsrire le fontanelle. Forse per costringere i viaggiatori ad andare a comprare l’acqua in bottiglia di plastica al bar?
Direi che in ALCUNE stazioni ancora resistono le fontanelle, nel 90% sono state eliminate: un problema e un costo in meno per RFI e Trenitalia, nella logica utilitaristica ormai consolidata il gestore della stazione perché deve preoccuparsi di installare e manutenere una cosa da cui non trae utilità? Inoltre in tutte le stazioni hanno posizionato i distributori automatici di bibite e snack (acqua inclusa, mezzo litro 1 euro) gestiti da ditte esterne che per contratto danno una percentuale degli incassi al gestore della stazione… e con questo il discorso – purtroppo – è chiuso.
Penso possa essere interessante fare un articolo dedicato alle tipologie di bottiglie / borracce riutilizzabili ora di moda proprio come alternativa all’acqua in bottiglia di plastica. Mi riferisco soprattutto al materiale dal punto di vista “MOCA”: vedo che in vendita si propongono borracce in plastica dura, vetro, acciaio, ecc… Ma quale potrebbe essere il miglior materiale in vista di un utilizzo nel lungo periodo?
vorrei dare il mio piccolo contributo : io riutilizzo le bottiglie di plastica riempiendole da rubinetto ,le porto in ufficio e mi durano almeno un mese , uso il bicchiere o la tazza che lavo regolarmente in lavastoviglie . a casa quando c’e’ odore di cloro ( sono fortunato , succede un paio di volte al mese ) uso delle caraffe di vetro lasciando tutta la notte a decantare , non si sente effettivamente nessun odore ne sapore . mai avuto infezioni o contaminazioni di sorta.
ciao a tutti da Lurate Caccivio
IO comincio a stufarmi del fatto che NOI italiani siamo sempre i peggiori di qui, i peggiori di la, quando si tratta di fare un articolo. Certo abbiamo poca stima in noi stessi come nazione… A tavola all’estero sono pieni di bibite zuccherate…… ad esempio.
A parte lo sfogo, se non mi fidassi de gestore delle acque, metterei un depuratore osmotico ecc, e poi chi smaltirebbe i filtri? Che magari sono più difficili da smaltire della plastica PET pulita.
Iniziamo a ordinare il reso, di tutto…. Indicazione che compare sulle lattine di birra che vendono anche in Italia e che in Austria e altri paesi, si debbono rendere i vuoti se si vogliono 10 c indietro. Mesi fa a Berlino ho visto ho visto ragazzi con carrettini che ripulivano i parchi cercando vuoti a rendere.
Credevo fosse una iniziativa degna del Ministro Costa, ma non l’ha neanche programmata….
Quindi vuoto a rendere, sul materiale che preferite, vetro, plastica alluminio, banda stagnata…
Se compro del te a 120 euro il chilo (e ne sono un discreto consumatore) potrò usare un’ acqua adeguata, con residuo fisso minore di 100 mg/l, e senza ingrati odori… e nn mi parlate della caraffa che deve stare li un giorno, che sulla mia acqua nn fa effetto. E parlo con senso di causa perché faccio il geologo. Ed ho molti sensi di colpa per come viviamo… Detto tra noi attualmente uso anche contenitori in plastica da 10 litri di acqua di sorgente, ma ho l’impressione che non siano un gran che sicuri.
Comunque molte acque di rubinetto sono ottime, dipende da dove vengono, oggi sono stato da un collega, ci siamo fatti il te (fateci caso il te è un rivelatore perfetto della qualità dell’acqua, al contrario del caffe) ed era stupendo pur essendo acqua del rubinetto.
FOrse qualcuno di voi sta cercando questo:
https://www.smatorino.it/monitoraggio-acque/?comune=lanzo&Submit=Cerca
Sull’acqua di Milano e Lombardia, qualcosa da dire ci sarebbe, tipo la presenza di cromo esavalente. Certo, entro i limiti di legge (10 microgrammi litro) ma qualcosina c’è…
Sull’acqua del rubinetto è comunque vero che è salubre e controllata, almeno fino al contatore (ossia fin dove finiscono le responsabilità del fornotore) ma c’è da dire che non si può scegliere il tipo di acqua.
Mi spiego, se uno vuole un’acqua leggera e dal rubinetto gli esce un’acqua molto mineralizzata, ancorchè potabile, può non gradirne il gusto…
In bottiglia uno può scegliere l’acqua che preferisce, organoletticamente parlando.