Aria fritta, non c’è altro modo per classificare le pubblicità delle acque in bottiglia, che propongono il più delle volte messaggi privi di contenuto reale. Di fronte a un prodotto con differenze tra una marca e l’altra che, nel 90% dei casi, sono irrilevanti, i creativi riescono a costruire campagne e messaggi evidenziando caratteristiche e sfumature dal valore nullo. Si inventano così bisogni inesistenti, si enfatizzano concetti banali (bere tanta acqua aiuta a depurare l’organismo e favorisce la diuresi), si fanno accostamenti audaci (le bottiglie e le immagini di donne dalla linea perfetta), si illudono le persone con il mito dell’acqua leggera (che non viene indicata da nessun nutrizionista nelle normali diete dimagranti). L’unica eccezione riguarda le versioni minerali ricche di sali, che svolgono effettivamente una funzione fisiologica, ma caratterizzano pochissimi marchi.
Acqua del rubinetto contro minerale
Per rendersi conto di questo basta fare un semplice test. È sufficiente riempire un bicchiere dal rubinetto della nostra redazione di Milano e metterla di fianco a una decina di bicchieri riempiti con acqua acquistata al supermercato, con un tenore di sali minerali simile. Se a questo punto si chiedesse a un panel di consumatori di individuare il bicchiere con l’acqua del rubinetto, in pochissimi saprebbero rispondere correttamente. La stessa prova si può fare anche riempiendo il bicchiere con l’acqua gasata distribuita dalle ‘case dell’acqua’ e affiancandola a bicchieri che contengono acqua gasata in bottiglia, sempre con un tenore di sali minerali simile.
L’ovvietà dell’esito di questa prova non basta però a convincere la maggior parte degli Italiani che, ogni anno, acquistano 13 miliardi di litri di acqua in bottiglia, corrispondenti una quota pro capite annua di 216 litri (dati 2020). Anche se nell’anno di esordio della pandemia il mercato delle acque in bottiglia ha registrato un calo rispetto ai 223 litri a testa del 2019, il nostro volume di acquisti resta da record, un record poco invidiabile, che ci pone tuttora tra le prime posizioni nella classifica mondiale dei consumatori.
200 marchi di minerale
In Italia esistono oltre 200 brand, che si distinguono tra loro per una manciata di sali minerali, e almeno 2 mila tipi di acqua del rubinetto, per le quali vale lo stesso discorso. Distinguere quelle in bottiglia da quelle ‘del sindaco’ è possibile solo perché, in alcune aree, dal rubinetto esce acqua con un’eccessiva presenza di cloro. Nella stragrande maggioranza dei casi, però, se trattata adeguatamente, l’acqua di rubinetto è buona. Ma allora che cosa riesce a inventare la pubblicità delle minerali per convincere gli italiani a comprare centinaia di bottiglie ogni anno?
Sicuramente non dice che la bottiglia ha un costo molto superiore rispetto al prezzo dell’acqua che contiene e che l’impatto ambientale correlato all’imbottigliamento e alla distribuzione nei supermercati è elevato anche se si recuperano i contenitori. Il messaggio pubblicitario può limitarsi a puntare sul ‘sogno’, su una narrazione fantastica, dicendo che si tratta di un’acqua da campioni, bevuta da grandi calciatori o da splendidi attori. Può dire che è bevuta ai Mondiali di calcio, al Giro d’Italia o dalla Nazionale di pallacanestro, ma non può certo dire che è migliore di quella del rubinetto, che è più pulita o più leggera o vantare altre caratteristiche che costituirebbero una reale differenza di qualità del prodotto.
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Giornalista professionista, direttore de Il Fatto Alimentare. Laureato in Scienze delle preparazioni alimentari ha diretto il mensile Altroconsumo e maturato una lunga esperienza come free lance con diverse testate (Corriere della sera, la Stampa, Espresso, Panorama, Focus…). Ha collaborato con il programma Mi manda Lubrano di Rai 3 e Consumi & consumi di RaiNews 24
Per favore non facciamo qualunquismo del rubinetto… c’è acqua e acqua.
La prova del nove non è il panel di assaggiatori di acqua la prova del 9 è fare del tè anche della bustina più economica a volte l’acqua del rubinetto di casa produce un te torbido e schiumoso.
Io abito ai piedi delle Alpi l’acqua del mio rubinetto certificata dal mio fornitore ha un residuo fisso di 495 mg
La maggior parte delle acque più economiche della mia zona costano da €0,7 a €0,15 il litro hanno un residuo fisso massimo di 50 mg.
Tuttavia devo ammettere che se si va alla casetta dell’acqua questa è organoletticamente perfetta e povera di residuo fisso, e certo non è l’acqua del rubinetto e acqua che è stata microfiltrata!
E quando sono in vacanza in montagna l’acqua della bottiglia me la dimentico e la rispedisco al tavolo anche al ristorante ma perché un’acqua di qualità estrema.
La “qualità” dell’acqua si misura dai limiti massimi ammessi di legge per le sostanze disciolte, le quali al di sopra di determinati valori risultano nocive.
Poi che un’acqua abbia un residuo fisso basso (pochi sali disciolti) o alto (molti sali disciolti) è un discorso di gusto personale e non di “qualità”.
Per dire, personalmente preferisco acque con residuo fisso alto perchè più sapide e più dissetanti. Ma è una valutazione soggettiva, non di qualità.
La qualità, ripeto, è che le acqua non contengano sostanze dannose per la salute.
Private a berla voi l’acqua di rubinetto del Sulcis iglesiente,poi mi direte.