Immagini aeree del corridoio Netzarim a Gaza nel 2023 (sinistra) e nel 2025 (destra)

Mentre il dibattito internazionale si concentra sulle vittime civili e sulla distruzione urbana nella Striscia di Gaza, un aspetto altrettanto grave ma meno visibile emerge dall’analisi pubblicata dal giornalista e ambientalista George Monbiot su The Guardian: la devastazione ambientale di un territorio che rischia di diventare inabitabile anche dopo la fine del conflitto. Accanto al genocidio, scrive Monbiot, “si svolge un altro grande orrore: l’ecocidio”.

Prima del 7 ottobre, secondo le stime delle Nazioni Unite, circa il 40% della superficie di Gaza era coltivata. Nonostante la densità abitativa, la Striscia era largamente autosufficiente per verdure, pollame, olive, frutta e latte. Oggi, l’ONU riferisce che solo l’1,5% dei terreni agricoli resta accessibile e intatto, pari a circa 200 ettari per una popolazione di oltre due milioni di persone.

Piante Ulivo
L’ONU riferisce che solo l’1,5% dei terreni agricoli di gaza resta accessibile

Non solo bombardamenti

La perdita non è dovuta solo ai bombardamenti, ma a una distruzione sistematica dell’agricoltura: serre demolite, frutteti rasi al suolo dai bulldozer, colture arate e terreni schiacciati dai mezzi militari. In alcuni casi, racconta Monbiot, gli aerei israeliani hanno “spruzzato erbicidi sui campi”. Il risultato è una desertificazione di aree un tempo fertili, che contraddice la storica retorica israeliana del “far fiorire il deserto”.

Particolarmente simbolico è l’abbattimento degli ulivi, da decenni bersaglio delle operazioni militari e delle confische di terra. Gli ulivi rappresentano il 14% dell’economia palestinese e sono un elemento identitario profondo: “Se non ci sono ulivi, non ci possono essere rami d’ulivo”, ricorda Monbiot, citando l’intento di recidere ogni legame con la terra.

Piante ulivo
L’abbattimento degli ulivi è da decenni il bersaglio delle operazioni militari

Da 85 a 5,7 litri al giorno

Alla distruzione del suolo si aggiunge il collasso ambientale e sanitario. Gli impianti di trattamento delle acque reflue sono in gran parte fuori uso e le acque non depurate inondano i campi, penetrano nelle falde acquifere e contaminano la costa mediterranea. L’accesso all’acqua potabile è crollato da 85 litri a persona al giorno a meno di 6 litri, secondo dati ONU. Inoltre, le operazioni militari israeliane di inondazione dei tunnel con acqua di mare rischiano di salinizzare irrimediabilmente la falda costiera, rendendo impossibile ogni futura coltivazione.

Il quadro delineato dall’UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) è drammatico: su ogni metro quadrato di Gaza si accumulano oltre 100 kg di macerie provenienti da edifici distrutti, mescolate ad amianto, ordigni inesplosi, metalli pesanti e sostanze tossiche rilasciate dalle armi, tra cui piombo, rame, mercurio e uranio impoverito. Diverse inchieste internazionali hanno inoltre segnalato l’uso di fosforo bianco, vietato come arma incendiaria, che lascia dietro di sé una contaminazione duratura del suolo e dell’acqua.

Civili sfollati palestinesi a Khan Yunis, Striscia di Gaza, 2024
Anche se si smette di sganciare bombe, vivere a gaza sarà impossibie

Genocidio e ecocidio

Questa devastazione ecologica, spiega Monbiot, non è un effetto collaterale, ma una strategia deliberata per distruggere “la fermezza ecologica” del popolo palestinese: il suo rapporto vitale con la terra e con le risorse naturali. La somma di genocidio ed ecocidio, sostiene, dovrebbe essere valutata alla luce dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, che include tra i crimini di guerra la distruzione intenzionale dell’ambiente naturale.

Le conseguenze ambientali della guerra si estendono anche al clima globale. Il solo processo di ricostruzione di Gaza, se mai sarà possibile, genererebbe emissioni paragonabili a quelle annuali di un intero Paese di medie dimensioni. Dalle parole conclusive di Monbiot emerge la pressoché impossibilità di vivere a Gaza quando finiranno i bombardamenti.

Gaza 11 agosto 2023- 5 agosto 2025

 

Riquadro: Gaza prima e dopo la guerra – dati essenziali

Indicatore Prima del 7 ottobre 2023 Oggi (stime ONU 2024–2025)
Terreni agricoli coltivati 40% della superficie 1,5% (circa 200 ettari)
Autosufficienza alimentare Alta per ortaggi, pollame e latte Praticamente nulla
Accesso all’acqua potabile 85 litri a persona/giorno 5,7 litri a persona/giorno
Detriti stimati (UNEP) 107 kg per metro quadrato
Ulivi produttivi Centinaia di migliaia Distrutti o inaccessibili

Nota redazionale

Questo articolo è un adattamento e una sintesi dell’editoriale di George Monbiot pubblicato su The Guardian con il titolo “Israel’s ecocide in Gaza sends this message: even if we stopped dropping bombs, you couldn’t live here” pubblicato il 27 settembre 2025.
Le informazioni e i dati citati provengono da rapporti del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (OCHA) e da analisi dell’Observatory on Conflict and Environment (OCE).

© Riproduzione riservata Foto: Depositphotos

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Vegetariana
Vegetariana
11 Ottobre 2025 14:18

Alla fine di questa vergognosa guerra che ha colpito principalmente la popolazione palestinese ,creando un vero genocidio di massa nonché un ecocidio ambientale ,viene da chiedersi. Hamas e’ sempre li ..!! Cosa si e ottenuto ??? Solo tanto dolore per il popolo ,nulla più…

Roberto La Pira
Reply to  Vegetariana
12 Ottobre 2025 12:38

Gli analisti dicono che se si votasse oggi a Gaza e in Cisgiordania i candidati di Hamas vincerebbero. Questo nonostante le file dei miliziani siano decimate e i palestinesi piangono 67 mila morti, 100 mila feriti. Proviamo a chiederci perché

Vegetariana
Vegetariana
Reply to  Roberto La Pira
12 Ottobre 2025 15:27

67 Mila morti e 100 Mila feriti… La strage di una popolazione decimata dal Governo di Israele,ma Hamas e sempre li.Cosa si e’ concluso?? Hamas si e ‘ ‘nascosto bene e ha furbamente patteggiato per consegnare gli ostaggi .Sicuramente avrà perso le sue battaglie ,ma forse dobbiamo chiederci se non abbia vinto la guerra a questo punto, una guerra di resistenza al suo nemico Il governo di Israele avrebbe dovuto cercare e catturare Hamas ,non tirare bombe sulla popolazione inerme e innocente..

Roberto La Pira
Reply to  Vegetariana
12 Ottobre 2025 18:07

Hamas è l’espressione del popolo palestinese. Eliminarlo o catturalo vuol dire eliminare e catturare i palestinesi che in fondo è il progetto di genocidio di Israele a Gaza e nei territori. Netanyahu è parimenti l’espressione degli Israeliani con tutto quello che ne consegue

Vegetariana
Vegetariana
Reply to  Roberto La Pira
12 Ottobre 2025 20:14

Hamas sarà pure l espressione del popolo palestinese , ma le violenze che il 7 ottobre hanno dovuto subire le donne di Israele sono espressione dello spregio più totale per questo popolo.Hamas avrebbe dovuto essere scovato e catturato ,senza effettuare genocidi di massa e bombardare ospedali e condomini….Ma chissà che questo non possa accadere in un prossimo futuro .

Roberto La Pira
Reply to  Vegetariana
13 Ottobre 2025 10:13

Ma lei dimentica i 1500 palestinesi della Cisgiorndania imprigionati senza motivo, le condizioni disumane delle prigioni israeliane, i 20 mila bambini uccisi e poi l’occupazione delle terre che continua .Il genocidio e l’ecocidio non sono parole vuote e sono portate avanti da uno stato “amico” e “democratico” .

Vegetariana
Vegetariana
Reply to  Roberto La Pira
13 Ottobre 2025 14:05

Non dimentico affatto ..tutt’ altro.!!! Ma credo che la pace ottenuta con grande sforzo tra Palestina e Israele sarà solo fittizia e momentanea ..Hamas ha promesso di vendicarsi e fin quando non verrà scovato e catturato ,non esisterà pace a lungo termine…

Roberto La Pira
Reply to  Vegetariana
14 Ottobre 2025 10:30

In realtà è Netanyhau che non ha mai accettato il principio dei due popoli due stati, che ha portato avanti un genocidio e che mi sembra intenzionato ad andare avanti per non essere processato per le falle del 7 ottobre. In quell’occasione l’esercito israeliano è arrivato sul luogo del massacro 6 ore dopo !

dani
dani
Reply to  Vegetariana
13 Ottobre 2025 18:57

Alla sig.ra Vegetariana consiglio di vedere l’ultimo video pubblicato da Massimo Mazzucco sul suo canale YouTube dal titolo “7 ottobre 2023: chi lo ha voluto?” così potrà apprendere delle verità che purtroppo il mainstream evita. Gli stessi israeliani (e anche Charlie Kirk a un programma radio, giorni prima di essere ucciso) si sono posti delle domande e il video mostra chiaramente la natura dell’attacco e anche la natura di Hamas.

Hamas non rappresenta i palestinesi. È come se dicessimo che il governo ci rappresenta.
Ci rappresenta solo perché governa la nazione (grazie alla minoranza dei voti degli italiani) ma nessuno, neanche io, si sente rappresentato a meno che qualche italiano voglia dichiararsi apertamente sostenitore del governo genocida di Israele, così come è sostenuto dai politici al governo.

Comunque articolo interessante perché pone la questione su un altro punto poco o nulla trattato: senza agricoltura e allevamento, non c’è vita. Se sopravvivi alle bombe, rischi di morire di fame nel giro di poco. Non c’è economia, non c’è commercio, non ci sono beni primari. Hanno fermato le ostilità volutamente in ritardo per compiere questa immane e assurda distruzione.

Grazie alla rdazione de il Fatto Alimentare.

Piero
Piero
1 Novembre 2025 08:38

Non ci sono parole per dire qualcosa in merito. La realtà parla da sola. E tutti i governanti politici di questo tempo, coinvolti in questo sterminio, c’è lhanno sulla loro propria coscienza compresi i ns capi italiani, tutti. Che non hanno o non hanno fatto abbastanza per non partecipare a questo genocidio di un popolo e alla distruzione del loro habitat. Rimarrà nella storia sempre che i vincitori, sempre gli stessi?!, raccontino la storia con la loro visione come è SEMPRE stato fino d oggi. La visione dei vinti ha pochissimo impatto. La ragione di Stato predomina sempre sempre a spese di popoli, fatti di singole persone che soffrono e muoiono sotto il triste dominio del potere, delle guerre, della fame, delle malattie. Come a Gaza. E non solo. Questo è il sistema di governo dei ns capi occidentali, ma anche di molti dell’Oriente. Il cambiamento di rotta e di logica non è ancora arrivato…Ciascuno di noi può dare il proprio contributo sostenendo logiche opposte nell’interesse dei più deboli e indifesi.

mauro piva
mauro piva
1 Novembre 2025 11:46

Qualsiasi guerra, non ha mai ne vinti ne vincitori. Non c’è mai solo un colpevole, sarebbe sufficiente smettere di costruire armi, convertire le fabbriche belliche in produttori di aratri, vanghe e zappe. E’ ovvio che nei conflitti dobbiamo tutti pensare ai morti e ai feriti, alle persone che hanno perso tutto ma pensiamo (vale per ogni conflitto) a chi non trova più terra da coltivare, al patrimonio di biodiversità che viene a mancare, i morti, senza banalizzare, una volta onorati e ricordati non hanno più spese, lasciano una grande scia di dolore incolmabile e indimenticabile nel cuore dei loro cari.
Uccidere l’agricoltura e il suolo farà purtroppo più morti ancora. L’agricoltura sia sempre uno strumento di pace. Grazie

Mauro Piva

Roberto La Pira
Reply to  mauro piva
1 Novembre 2025 13:29

Nel caso di Gaza siamo di fronte a un genocidio e questo cambia il paradigma da lei descritto su vinti e vincitori. Il presupposto di ogni discorso sui temi che lei affronta è che siamo di fronte a un ecocidio

Azul98
3 Novembre 2025 23:52

Avevo già scritto tempo fa su questo terribile argomento,che era pubblicato sul Guardian,dell’Ecocidio che si sta perpetuando il Libano, con morte e devastazione del territorio, ogni forma di vita rasa al suolo o contaminata,e lo sarà per anni ma talmente tanti che non c’è nessuna stima attendibile al danno ambientale causato, e le disastrose conseguenze sia sul qualsiasi processo di ripartenza nell’agricoltura locale, con acqua contaminata e che nemmeno la popolazione può bere,già che era poca per la presenza di prelievi a monte di altri stati, sia con dighe che perdita dell’habitat naturale, adesso si aggiunge l’inquinamento chimico prodotto da bombe al fosforo, cadaveri in putrefazione, e nessuna possibilità di potabilizzazione dell’acqua del mare, inquinata da sversamenti tossici e la presenza militare Israeleana che impedirebbe qualsiasi accesso, il pratica è il più sadico ecocidio per eliminazione etnica e nessuna presenza nei territori invasi.

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